Moriva nell’aprile del 1987, Will Smith, a 39 anni, pioniere, sin dagli anni Settanta, della street fashion. La sua griffe era Williwear Limited, nata precisamente nel 1976. Una streetwear pionieristica in sintonia col clima hip hop. Materiali vari ma semplici, anche rustici, non lavorati, messi assieme anche a mo’ di collage.
La loro eterogeneità e la loro elaborazione progettuale era in armonia con le posizioni ideologiche ampiamente praticate dallo stilista.
Così questa eterogeneità colludeva col principio di diversità anche etnica. La mescolanza e non l’uniformità era alla base della sua azione. Anche nella vita di relazione. Frequentava artisti, architetti, performer, attori. Le figure creative erano le preferite. Da qui la frequentazione con Keith Haring o il tandem Christo-Jean Claude col quale collaborò per l’impacchettamento del Pont Neuf, a Parigi, nel 1985.
E non poteva mancare un singolare e geniale personaggio d’avanguardia, James Wines, architetto, designer, urbanista, artista, pensatore, anticipatore del decostruttivismo. Ma occorre precisare che il suo segno espressivo e la sua ricerca formale sono in simbiosi con l’impegno della prima ora nella sostenibilità e nella Green Archicture , che peraltro è il titolo della sua pubblicazione monografica del 2000, presso Taschen. I due diventano amici, e Wines col suo gruppo SITE realizza un design a 360° dei negozi dello stilista. Si appassiona all’opera del più giovane amico, essendo peraltro già ben impegnato nelle problematiche ambientali a cui lo stilista era molto sensibile.
Grande il successo di Willi, con la sua primogenitura in fatto di street couture. Di esso ne fa anche occasione di principio estetico in opposizione a quello Haut Couture. Sembra avvicinarsi, magari di striscio, al principio di bellezza dell’indifferenza di Marcel Duchamp. Anche perché la sua proposta artistico-estetica ha fondamento sociologico. Come dire: l’idea o l’ideologia prima di tutto. E con coraggio afferma: “Più commerciale divento e più creativo riesco ad essere, per il fatto che raggiungo un maggior numero di gente”. Successo, d’accordo, ma, come sottolinea Wines, “non il riconoscimento che meritava”.
E il ricordo delle passeggiate assieme prende strada – in questo periodo, nell’occasione della mostra tesa a celebrare quel singolare personaggio: “andavamo in giro e capitava che esclamasse: Oh, mio Dio, quel tipo indossa una mia giacca”:
La mostra celebrativa, come tutte quelle di questo tempo oscuro e pesante a livello mondiale, si è appena inaugurata, ma è stata subito chiusa, a causa, appunto, del coronavirus. La durata prevista è fino al 25 ottobre. Si spera nella sua riapertura. L’iniziativa, realizzata a New York, alla Cooper Hewitt, Smithsonian Design Museum, per la cura di Alexandra Cunningham Cameron, allestimenti progettati da SITE + Sam Chermayeff Office.
Sarebbe stata monca senza i materiali provenienti da SITE, come quelli legati ai progetti realizzati, negli anni Ottanta, per gli showrooms di WIlli che prevedevano , oltre ai magazzini, anche gli uffici, e gli eventi speciali. Il tutto insistente sui materiali monocromi nella facciata, oggetti variamente funzionali e street artfacts. Un allestimento rigoroso e duttile in rapporto all’eterogeneità dei prodotti di WIlli. Una quindicina di video, e tanti disegni di Wines con la sua originalissima alta qualità rappresentativa e disegnativa.