Inattivi dal 1789 (maggio) quando furono convocati per la profonda crisi che attanagliava la Francia. L’Italia vive una crisi non meno grave.
Rieccoli, così, gli Stati Generali. La metafora vorrebbe che si indicasse da chi sono rappresentati oggi il Clero, l’Aristocrazia, la Borghesia. Quanto al voto poco importa sapere se si voterà per ordine (due dei tre stati che si trovino d’accordo, ed è fatta) o per testa. Poco importa perché non si vota, né si produce un progetto operativo. Si spera che questa grande messinscena (fiumi di parole, eppure si è parlato di urgenza) lasci un piccolo contributo “oggettivo” o motivato a chi dovrà produrre quel documento programmatico.
Gli Stati Generali possono allargare le tematiche, ma non costituiscono il fondamento scientifico per il progetto operativo di risanamento anche lungo termine. Per questo fondamento scientifico occorre vedere chi lavorerà a quel progetto salvifico. E se si tratterà di esponenti della solita politica quotidiana o televisiva, cavoli amari. Una Costituente Generale formata da eminenti figure di vari campi, non solo economico, e da politici scelti per speciali competenze: di questo ha bisogno l’Italia – come dice il nostro articolo “Italia, una Costituente per il dopo o fuffa” – dato difficilmente saremo capaci della stringatezza che ha contraddistinto la pianificazione tedesca.