Nelle sale dell’Appartamento dei Principi, a Palazzo Reale di Milano, una grande mostra monografica curata dal critico d’arte Michele Bonuomo e allestita da Pierluigi Cerri, celebra l’opera di Tullio Pericoli (visitabile fino al 9 gennaio 2022).
Tullio Pericoli: come un mondo visto dall’alto dei cieli
Un discorso sul paesaggio estremamente originale. Il territorio evapora in una quantità di segni, lineette, schizzi che quasi contraddicono il racconto di strade e stradine divergenti. Un mondo visto dall’alto dei cieli tra ombre e sfumature, tra contrasti di colori tenui o di nero aggressivo e segni e simboli ed equazioni matematiche e figure. Tra acquarelli e china e olio e matita, tutto si disfa, nel vacuo biancore della carta e della tela. Poi si addensa, si annuvola, si scolora, e si incupisce.
Intriganti percorsi, frammenti di distanze
Ci sono squarci di biancore tra nuvole basse, si salta di luogo in luogo, tra nebbie e foreste e terre rosse e crinali. Intrigati e intriganti percorsi, frammenti di distanze. Siamo fuori registro, siamo su una torre di guardia, trasparenze, sconfinamenti, combinazioni, confuse parole….Una carriera dall’attività multiforme. Conosciamo le sue opere dalle pagine dei giornali, da volumi, ed esposizioni; conosciamo i suoi ritratti di personaggi della cultura, pubblicati in tutto il mondo.
“Dipingo paesaggi per apprendere la loro lingua”
Poi è passato al paesaggio. “Dipingo paesaggi – scrive Tullio Pericoli – per apprendere la loro lingua e leggere le loro pagine. Una lettura che parte sempre dalla geologia. Li dipingo anche per ricordare che non ci si può e non ci si deve liberare della memoria, per seguire una storia che strato sotto strato si snoda per tempi infiniti. Ma questo forse non è del tutto vero. Non dipingo paesaggi per fare paesaggi. Li dipingo soprattutto per il piacere di dipingere, e di fare un quadro dopo l’altro.”
Le infinite possibilità di un tratto che scompone e ricompone il mondo
Oltre 150 opere che ci fanno ripercorrere la poliedrica produzione di Tullio Pericoli e ci danno il piacere di vedere le infinite possibilità del suo tratto che scompone e ricompone il mondo, che dosa i colori e i bianchi e i neri, che trasforma un paesaggio in un ritratto, in un personaggio vivo, una natura complessa. Non a caso, il suo tratto ha celebrato, rappresentato la carriera di celeberrimi letterati italiani come Italo Calvino, Emilio Gadda e Primo Levi, e personaggi del mondo del cinema e della scena culturale del Novecento.
Tra Kafka, Montale, Wilde, Proust
La sezione finale della mostra è dedicata ai ritratti di personaggi che spaziano tra Franz Kafka e Friedrich Nietzsche, tra Eugenio Montale e Oscar Wilde, tra Marcel Proust e Cesare Pavese di cui coglie puntualmente la psicologia profonda. È sempre la stesso segno che evapora nei paesaggi e si addensa in ciglia o rughe espressive nei ritratti.