Il mondo intero, particolarmente i partner europei, guardano con forte interesse al nuovo governo italiano presieduto da Mario Draghi. Omaggi universali, incondizionati, dalle più diverse figure istituzionali. E anche dalle “tessere” politiche che compongono il policromatico mosaico dell’insolita governance patrocinata con forza dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Entusiasmi e deboli riserve
Talune riserve sono di prassi e salvano opportunamente l’orgoglio del partito che le esprime. Ma nessuna riserva circa l’appoggio pieno a quest’impegno italico nel salvare la nazione alla deriva. In queste ultime vicende parlamentari il legittimo orgoglio di ogni partito spesso si è ammantato di qualche medaglia sul campo. I destrorsi hanno enfatizzato che talune posizioni di Draghi sono perfettamente in linea con quelle da loro abitualmente professate; i sinistrorsi hanno fatto la stessa cosa. E se ci fosse stato Guido Cavalcanti, fra gli scranni, avrebbe sottolineato che anche lui aveva cantato la donna angelicata ora fatto oggetto di un’attenzione diretta, forte ed equilibrata di Draghi a favore della donna al di là delle normative sulle quota rosa.
La rivoluzione nei partiti
Se capissero profondamente, questi partiti e movimenti, cosa si nasconde dietro questo canto gregoriano, avrebbero tremori alle vene e ai polsi. Ciascuno di essi si renderebbe conto che deve rivedere radicalmente il proprio statuto, creda o non creda nelle ideologie. Non è problema di un ritiro spirituale mirato al rinnovamento. Si tratta semplicemente di realismo meta-realpolitik. Il realismo del nostro momento è terribilmente oggettivo, del tipo due più due fa quattro (la metafora dell’uno vale uno è tramontata subito). E se tutti si trovano davanti a questo stato di cose e sono costretti a prendere coscienza che due più due fa quattro, ebbene da lì non ci si muove, ogni altra idea, che sia di pura gestione o addirittura utopica, non attecchisce.
Equilibrio in tutto
Siamo globalizzati dalla globalizzazione: sotto ogni punto di vista. Da questo stato si può passare o a una condizione iperbolica, ad un’accelerazione del massimo divario, oppure ad una tendenza all’equilibrio necessario, e non più mera spinta utopica. Gli estremi devono puntare ad avvicinarsi, mettendo da parte ogni integralismo o, come si diceva alcuni decenni fa, ogni massimalismo. La finanza? Inevitabilmente globale, ma deve occuparsi del locale non già – o non solamente – per sfruttarlo, ma sulla base di una gestione equilibrata, secondo la buona economia.
Il passaggio ai vari gradi dell’alta tecnologia deve dialogare con gli imperativi ambientali. Questi finalmente sono parte della coscienza del vivere quotidiano. I capi di governo non possono più giocare, hanno una responsabilità frontale e ineludibile. E Draghi ha ben sottolineato l’impegno del suo governo in questa direzione. La povertà estrema non è più un problema silenziabile perché lontano dai grandi centri della produzione, denaro compreso. Risulta utopistico probabilmente pensare ad una bilancia con i due piatti in perfetto equilibrio. Ma se uno dei piatti sopravanza inesorabilmente, gli integralismi si fronteggeranno ferocemente fino a che non ci sarà “ristoro” su un altro pianeta.
L’icastica sintesi di Draghi: non solo una buona moneta, ma anche un buon pianeta.
I metodi delle costituenti e la permanente protezione della salute
È il tempo della trasversalità necessaria. È il tempo di operare all’insegna dei metodi propri delle “costituenti”. È il tempo di un liberismo-socialismo necessario, fuori dai canoni partitici. La gente non può aspettare, l’economia non può aspettare, ed è urgente correre verso i rimedi per proteggere la salute mondiale dalla pandemia in rapporto alla quale il profitto non ha fatto un passo indietro. E organizzarsi per proteggere la salute da altri scongiurati ma possibili attacchi in futuro. Occorre attuare, col grande dialogo e con i grandi investimenti, un sistema di difesa contro i comportamenti iperbolici e contro la fame e il degrado del pianeta. Il progetto Draghi ha le carte in regola per indicare un grande segnale al mondo.
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The world, especially the European partners, is paying a great attention to the new Italian government chaired by Mario Draghi. Universal, unconditional enthusiasm from many different institutional figures. And also from the political “tesseras” that have put up the polychromatic mosaic of such unusual governance strongly sponsored by the President of the Republic Sergio Mattarella.
Enthusiasm and weak reservations
Certain reservations are commonplace and appropriately save the pride of the party that practice them. Anyway, no reservations about full support for this Italian commitment to save the unstable nation. In these last parliamentary events, the understandable pride shown by each party has often been something like medals on the field. Right-wingers have emphasized that certain Draghi’s ideas are surely in tune with those they usually bring up; the lef-wingers did the same. You can easily assume that if Guido Cavalcanti – who sung the importance of the woman – had been there among the benches he would have boasted his thoughts when Mario Draghi addressed a direct, strong and balanced words in favor of women, independently on the so called legal “pink quota”.
The parties and their revolutions
If these parties and movements understood deeply what lies behind this Gregorian chant, they would feel “tremors in the veins and wrists”. Each of them would realize that they must radically revise their statute plans, regardless of the fact that they still believe in ideologies or not. It is simply a meta-realpolitik realism. The realism of our moment is terribly objective, such as two plus two equals four (the metaphor of one is one is over). The condition for which everyone is faced with this state of affairs, that is being forced to accept that that two plus two equals four, any other idea, be it pure management or even a utopian matter, does not take root.
Balancing everything
We are globalized by globalization: from every point of view. From this state one can pass either to a hyperbolic condition, let us say an acceleration of the maximum gap, or to a tendency towards a necessary balance, far beyond a mere utopian push. The extremes must aim to get closer, putting aside all fundamentalism or, as you said a few decades ago, all maximalism.
Finance? Inevitably global, but it must take care of the local not – or not only – by exploiting it, instead on the basis of a balanced management, according to the good economy’s principle.
The transition to the various high technology’s degrees must meet the environmental imperatives. These imperatives are part of daily living’s consciousness, eventually. The leaders can no longer behavior as if it were a game, they have a direct and unavoidable responsibility. And Draghi well emphasized his government’s commitment in this direction. Extreme poverty is no longer a silenceable problem only because it is far from the great centers of production, including money. It is probably utopian to think of a scale with the two plates in perfect balance. But if one of the dishes inexorably sticks out, fundamentalisms will fiercely fight each other until there is a “refreshment” on another planet.
Draghi’s iconic synthesis: not only a good coin, but also a good planet.
The methods of the constituents and how to protect health permanently
It is the time of a necessary transversality. It is time to act according to the methods of the “constituents”. It is the time of a necessary liberalism-socialism, outside the canons of the parties. People cannot wait, the economy cannot wait, and it is urgent to rush to remedies to protect world health from the pandemic (it is very sad that profit has not taken a step back). Also we must organize to protect health from other possible attacks in the future. A defense system against hyperbolic behavior and against hunger and the degradation of the planet must be implemented with great dialogue and large investments. The project of Mario Draghi throws out important meaningful signals that go well beyond Italy’s matters.
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