ARIEL SOULÉ – Un messaggio biforcuto: esplicito agli italiani, indiretto all’Europa. La teatralità della politica italiana ha aumentato il suo appeal. L’Aula del Senato è diventata scenografia mobile, con cambiamenti davanti al pubblico. Quanto è accaduto è risultato inevitabile. A ogni pezzo della scacchiera che si muove si producono conseguenze. E si va avanti. Fino alla resa dei conti. Cioè fino al momento in cui il gioco è oggettivamente scoperto. E quello che le parti si devono dire, o avrebbero dovuto dirsi da tempo, trova libero sfogo.
Il presidente Conte apre le danze della verità. Annuncia le proprie dimissioni formali. Ma dopo, solo dopo aver detto tutto quello che pensava sul suo Vice agli Interni che dice provocatore della crisi. Un vero j’accuse, elenco asciutto, quasi ramanzina al proprio studente. Il tutto, per una volta, fuori dalle abituali metafore dei politici professionisti. Dalla “scarsa sensibilità istituzionale” e “carenza di cultura istituzionale” alla crisi voluta per “inseguire interessi personali e di partito” e alla “sfiducia non accompagnata dal ritiro dei propri ministri”. Non gli ha risparmiato neanche l’insinuazione sulla scelta infelice e pretestuosa del mese di agosto. Ma il non ancora nemico,
Salvini, subito dopo replicherà sottolineando che i parlamentari devono essere come tutti gli altri cittadini che lavorano in qualsiasi giorno dell’anno. Il leader della Lega ha insistito nel suo refrain che le elezioni sono il luogo delle scelte della gente. Il succo del Premier sembrava essere: comunque, nel caso ci sono. Ciò, non senza rassicurare anche in rapporto all’Europa: “un rinnovato slancio di responsabilità”, “né fideismo né disgregazione”, “sviluppo, crescita, solidarietà”. In sintesi: “un europeismo critico, costruttivamente orientato”. Un implicito programma. Con spazio anche a un accenno alla sua idea di “Nuovo umanesimo”, tema in verità trito, anacronistico, contraddetto dagli orientamenti economici e sociali della visione globale, locale e glocal. Per Per non dire che istanze similari sono partite negli anni Settanta del secolo scorso (Armando Verdiglione) e sono state malaccortamente rinverdite in politica recentemente.
Ma l’importante è esibire idee ispiratrici, fosse anche in modo improvvido, in un momento in cui nessuno ne palesa alcuna.