Tra le due guerre, gli intellettuali fuggono in California

Hollywood Hills

Intellettuali sul “Sunset Boulevard” 

Prima della fine della seconda guerra mondiale si verificò il più grande esodo di intellettuali dall’Europa verso l’America alla ricerca di un esilio che non fosse solo un rifugio, ma anche un luogo dove poter esprimere la propria personalità e genialità creativa. Il luogo prescelto dai più è la città di Los Angeles, California, che ha visto il concentrarsi il più alto numero di artisti e scienziati tedeschi e austriaci di sempre, ma anche russi, inglesi e altri a formare una diaspora intellettuale che dava luogo a una comunità culturale cosmopolita unica al mondo, al riparo da condizionamenti, forzature, coercizioni e censure.

Non si ricorda un’altro momento storico ne un’altra area geografica che abbia ospitato in un solo periodo così tante personalità della letteratura, dell’arte, del teatro, della musica e della scienza. Una comunità di profughi che anche se lontani dai loro paesi di origine continuavano a produrre cultura originale. La lista è sorprendentemente lunga e comprende: Max Reinhart, Alfred Döblin, Arnold Schoenberg, Alma Mahler, Igor Stravinsky, Sergei Rachmaninov, Franz Werfel, Bruno Walter, Erich Wolfgang Korngold, Fritz Lang, Erich Maria Remarque, Salka Viertel, Vicki Baun. Solo per nominare alcuni ma i nomi sono molti di più. Si aggiungono a questa lista anche Christopher Isherwood, W. H. Auden, Jean Renoir, Marlena Dietrich, Hedy Lamar, Peter Lorre, Thomas Mann, Theodor Adorno, Bertolt Brecht e prima di trasferirsi a New York, Kurt Weil.

Il filosofo T. W. Adorno viveva in un appartamento a due piani in Kenter Avenue, Heinrich Mann era vicino di casa di Bertolt Brecht che stava a Santa Monica non lontano da dove abitava Thomas Mann il quale era vicino al fratello Heinrich Mann.

Hollywood Babilonia tra artisti e musicisti

Ma perché proprio Los Angeles e non New York che avrebbe significato anche minore distanza da casa. Forse per il dolce clima californiano? Non Proprio. Ascoltiamo Stravinsky: “Avevo pensato di stabilirmi da qualche parte nella orrida ma viva conurbazione di Los Angeles principalmente per ragioni di salute, ma anche perché tanti amici profughi come me erano andati a stare là. Sembrava un buon posto per voltare pagina e cominciare una nuova vita.”

Il grande compositore viennese Ernst Krenek alla domanda se questi grandi personaggi si erano trovati in California non solo per sfuggire alla disastrosa situazione politica ma anche al severo freddo invernale europeo rispondeva che non era stata la ricerca si un eden climatico quello che cercavano ma un genius loci impossible in Europa. La California era vista come una terra di totale libertà, ideale per una nuova avventura intellettuale.

Fritz Lang

Come tutte le grandi imprese non è la coincidenza a produrle ma sempre è all’opera una mente fervida e a suo modo geniale. Nel nostro caso lo stimolo alla promozione di Los Angeles come meta ideale è una donna: Salka Viertel, attrice e scrittrice austriaca per anni sotto contrato con la Metro Goldwyn-Mayer e autrice di tante sceneggiature di successo insieme a Vicki Baun autrice del libro che diventerà il celebre film Grand Hotel. Ma è sopratutto La Viertel che si è prodigata al limite delle sue possibilità per far ottenere visti, contratti, occasioni di lavoro a centinaia di richiedenti asilo.

Esilio nella “Città degli Angeli”

Ma come erano i rapporti fra questi componenti famosi della comunità ospite di Los Angeles? Amichevoli per molti, conflittuali per alcuni. Stravinsky ha ancora qualcosa da dire sul tema:” I mie incontri con Rachmaninov erano di fatto incontri con sua moglie perché lui non apriva bocca. Nell’estate del 1941 venne a casa mia a Hollywood a tarda notte e mi lasciò davanti alla porta un vaso di miele perché un comune amico russo gli aveva detto che ne ero ghiotto. Venne a ora così tarda nell’intento di evitarmi. Per una qualche ragione
non mi poteva sopportare”.

Igor Stravinskij. Bridgem Images

Il litigio tra Thomas Mann e Bertold Brecht non era da meno. Per Mann la Germania era come San Sebastiano: pur trafitta dalle frecce mostra il sorriso della grazia. Per Brecht la Germania è una madre che trascura la prole. Nel 1954 il premio Stalin per la pace sembrò più un ossimoro che un riconoscimento.

Memorabile rimane la diatriba fra Thomas Mann e Arnold Schoenberg. Quando questi leggendo il Doctor Faust scopre che è stato Mefistofele a ispirare i principi della Dodecafonia a Faust. Il grande compositore esprime tutta la sua ira a Mann che manco lo ha citato. Nella seconda edizione Thomas Mann fa inserire alla fine del libro la citazione che indica Mefistofele si sia ispirato a Schoenberg per mettere a punto la struttura della nuova musica. Schoenberg si infuria nuovamente precisando che non di ispirazione si tratta ma di un vero e proprio furto. Mann nell’ultima edizione preciserà che Mefistofele parla esattamente (e finalmente) della dodecafonia di Schoenberg.

Ogni conflitto privato diventa dibattito di stato e si muovono sia per scontri diretti tra personaggi che esercitano libero arbitrio sia sovvertendo i rapporti simmetrici con il mondo. Ma oltre qualche problema personale tra queste straordinarie celebrità intellettuali il beneficio creativo tratto dalla loro vicinanza e del territorio amico, in questo caso la città di Los Angeles, ha permesso di costituire uno spazio eccentrico e esemplare, unico al mondo.