(Roma-Milano-Catania, 21st October, 2009)
Drive. Drive against the economic and psychological depression. Against any kinds of lattening. Against the lessening or cancellation of identity. Against evasion from reality, from daily pushes, from the zeroing of ideas and ideals. Against boredom and repetitiveness, stainless steel, which shuts out the imponderable.
Drive for a warm life, to emphasize existence, as a component of a wet communication. For bracing the interpersonal, social and multicultural relationships. Drive for local for clashing the cynical moments of globalization.
Drive art versus the trudging art, exasperatedly analytical and repetitive. Drive art against rational or irrational one-dimensionality. Drive art for the lively balance between rational and irrational that we are waiting to come, in spite of the substantially ephemeral, reveler, aesthetically-oriented postmodern experience.
A drive-consciousness that turns out to be a synthesis between the moments of the spontaneous thrust and the moments of its ritualization. Art as a synesthetic drive which is linked to food, as well.
Pulsione. Pulsione contro la depressione economica e psichica. Contro l’appiattimento di ogni sorta e origine. Contro la riduzione o l’annullamento dell’identità. Contro l’evasione dalla realtà, dalle pressioni quotidiane, dall’azzeramento di idee e di ideali. Contro la noia e la ripetitività, acciaio inox, che esclude l’imponderabile.
Pulsione per la vita calda, per l’affermazione dell’esistenza, come componente della comunicazione umida. Per il rinvigorimento dei rapporti interpersonali, sociali e multiculturali. Pulsione per il colore locale per controbattere i momenti cinici della globalizzazione.
Arte pulsionale contro l’arte stracca, esasperatamente analitica e ripetitiva. Arte pulsionale contro la unidimensionalità razionale o irrazionale. Arte pulsionale per il vitalistico contemperamento razionale-irrazionale non ancora attuatosi, a dispetto dell’esperienza postmoderna sostanzialmente effimera, festaiola, estetizzante.
Quindi pulsione-coscienza che si realizza nella sintesi tra momento della spinta spontanea e momento della sua ritualizzazione. Arte come pulsione sinestesica legata anche al cibo.
Pulsione tra arte e vita
VITALDO CONTE
La pulsione oggi si muove in un mondo sempre più anestetizzato dalla globalizzazione economica e virtuale. – Ascoltare la pulsione con consapevolezza – può aiutare nel combattere i virus pandemici, la dipendenza agli imperativi del cinismo finanziario e del pensiero indirizzato. Questa pulsione può incarnare una possibilità dell’essere interiore: quella di sentirsi naturale per ascoltare forse la propria origine.
La pulsione “liberata” oggi è una autoterapia di guarigione psico-fisica che rende l’essere umano naturalmente un “amante artista”. Soprattutto quando è espressione del desiderio d’amore. Questa carica tende ad esprimersi verso l’esterno. Come accade a Vx (sigla del mio avatar performativo Vitaldix): quando incarna un body writer del desiderio fantastico, perdendosi negli sguardi dell’espressione sconfinante.
I segnali della pulsione oggi esistono attraverso creazioni “a tutto campo”, animandosi in molteplici spazi e supporti. Che non sono sempre quelli assegnati dalle norme dei linguaggi. Possono voler esprimere la vita nella bellezza dell’azione, incarnandosi nei Barbari degli “abbracciami nei sogni”: i trans-Futuristi del Nulla. Vogliono segnare il grigio e il degrado dello scenario quotidiano con grafie e graffiti del proprio passaggio, anche attraverso i giochi e i legami seduttivi della Donazione Desiderio. Tendono naturalmente verso lo sconfinamento per “raccontare” le proprie storie di piacere: da vivere o immaginare, anche virtualmente. Possono divenire pagine rituali sui corpi di una visionaria Beauty Art.
Lo scrittore della pulsione oggi è un “autore amante” quando estrinseca le proprie erranze di arte-vita. La sua narrazione vuole essere de/scritta con un testo aperto, in cui i generi della scrittura convivono naturalmente nel colloquio fra di loro. Questa può essere anche un’espressione d’arte, attraversando parole che diventano maschere di rappresentazione e corporeità di desiderio. La pulsione calamita le proprie creazioni nella realtà, anche per esprimere un sempre nuovo interiore manifesto.
Ci vuole pulsione
CARMELO STRANO
Dinamismo della pulsione e pulsione ultradinamica. Era il 21 ottobre 2009. Vitaldo Conte e chi scrive, dopo dialoghi tra Milano (mia residenza), Roma (sua residenza), Catania (sede del nostro insegnamento) redigiamo di getto il Manifesto della Pulsione (presente Elisa Strano), a mo’ di antipasto (era vicina l’ora di cena). Esattamente cento anni prima (il 20 febbraio), Filippo Tommaso Marinetti pubblicava, sul quotidiano francese Le Figaro, un testo manifesto che sanciva la nascita del Futurismo.
Probabilmente le celebrazioni di quella ricorrenza hanno provocato ulteriormente l’attenzione che avevamo messo sulla pulsione e che sentivamo compressa ovunque nel mondo. Pulsione: corrente di pensiero-sentimento che anche adesso, a oltre 10 anni di distanza, attraversa il vivere quotidiano in modo velato, sotterraneo, circoscritto. E si continua a cogliere un tiro alla fune tra l’asettica e cieca finanza e gli individui che sono espressione diretta e autentica del locale, sia esso geograficamente marginale o no. In aggiunta, il locale tende ad autocircoscriversi, riesce a guardarsi allo specchio e a trarre conforto e stimolo contro l’insensibilità generalizzata peraltro ben favorita dagli aspetti cinici della globalizzazione e della condizione virtuale.
Il drive del denaro? Anche questa è pulsione. Ma è di un tipo che diventa asservimento monodirezionale. Infatti, la meta è sempre quella: il denaro. È una pulsione che non conosce il brivido dell’incidenza del caso o dell’imponderabile (per ricordare il luminoso concetto di Benoit Mandelbrot a proposito dei “frattali”); ignora la multidirezionalità fresca e ventosa, o anche burrascosa, come quella di un’imbarcazione in pieno oceano; conosce e riconosce innanzitutto, e spesso esclusivamente, i sommovimenti della borsa dei mercati che non quelli fisici e psicologici e che, per compensazione automatica, dà al proprio vissuto un appiattimento analogo a quello impeccabile del vestito rituale dei finanzieri e dei global-mediatori.
Le loro mani, almeno quelle, sono sempre pulite (per parafrasare Jean-Paul Sartre e il suo saggio del 1948, ma sempre vivo, “Les mains sales”, sporche) e la loro coscienza è igienizzata. E magari i protagonisti di questo tipo di pulsione si rincuorano avendo deciso di dare all’atto sessuale, occasionale o no, un alto e assoluto valore: la massima e spesso unica espressione della propria spinta passionale. Non si intende sollevare un problema morale, ma un rilievo teso ad allontanare equivoci e alibi. In ogni caso, la società necessita oggi di stimoli etici non disgiunti dal sentire forte e profondo che faccia palpitare “le vene e i polsi” dell’individuo. E allora quest’ultimo, da una parte sarà felice e rassicurato nello stare bene fra gli altri e, dall’altra, darà libertà ai suoi fremiti, al suo godere in tutte le direzioni, al suo potenziale di “pulsazione”.
Si sa bene quanta energia i futuristi, mossi da forti e multiformi passioni, hanno provocato negli individui e nella società. Ci è sembrato opportuno riproporre adesso quel Manifesto della Pulsione, proprio in tempo di pandemia (dura a scomparire, dopo circa due anni di dispotismo). Infatti, una volta che – si spera in modo rassicurante e definitivo – possiamo confidare in una buona e responsabile organizzazione della vaccinazione di massa, dare libertà alle proprie pulsioni sarà di grande stimolo al recupero della serenità e della normalità possibili. Esse agiranno in senso sia terapeutico che di qualità della vita.
Mi limito a sottolineare alcuni punti salienti. Pulsione contro: la depressione economica (sarà da considerare maggiore quella intorno al 2009 o quella odierna?); l’evasione dalla realtà, dall’appiattimento delle idee e degli ideali; la ripetitività (acciaio inox che esclude l’imponderabile). Pulsione per: sintesi tra momenti della spinta spontanea e momenti della sua ritualizzazione; la vita calda, l’affermazione dell’esistenza, la comunicazione umida; rapporti interpersonali, sociali, multiculturali; il colore locale per non subire i momenti cinici della globalizzazione. E ancora, pulsione per: arte-pulsione contro l’arte stracca, esasperatamente analitica e ripetitiva; vitalistico contemperamento razionalità-irrazionalità a dispetto di talune sopravvivenze del postmoderno effimero ed estetizzante.