Debito russo non pagato
Non c’è stata ancora una telefonata tra il sindaco di Milano Beppe Sala e quello di Forte dei Marmi, probabilmente non ci sarà mai ma la ferita inferta alla più grande metropoli italiana e al rinomato centro turistico in Versilia è proporzionalmente uguale. Le quotazioni di Unicredit e Intesa Sanpaolo sono affondate. Socgen, importante banca francese ha seguito nel precipizio le due banche italiane. La Banca centrale della Federazione Russa con a capo Elvira Nabiullina ha bloccato i pagamenti delle cedole di obbligazioni russe detenute da investitori esteri. Si inizia con il default di 29 miliardi di euro in meno di una settimana. Per la fine di marzo si dovrebbe arrivare a oltre 100 miliardi di euro. Praticamente tutto il debito russo verso istituzioni USA, UE e UK non verrebbe più pagato. Le tensioni in economia sono febbrili.
Svizzera e Russia
Dalla Svizzera è arrivata una notizia che ha procurato uno shock pazzesco agli addetti ai lavori nelle piccole e grandi banche milanesi cosi come nelle finanziarie. A Zugo, in Svizzera, dove sta la sede legale del Gasdotto russo Nord Stream 2 gli amministratori hanno portato i libri in tribunale. Per il momento i creditori sono a bocca asciutta e le probabilità di incassare anche una frazione minima dei crediti, qualche miliardo di euro erogati nell’ultimo quinquennio, si allontana di giorno in giorno.
Export italiano in sofferenza
La settimana della Moda è entrata in febbrile agitazione, da quando nella notte tra il 23 e il 24 febbraio l’esercito russo ha invaso l’Ucraina. Hanno poi seguito i settori dell’arredamento, design e delle specialità alimentari. L’export italiano in Russia è ingente e già aveva sofferto molto con la crisi della Crimea. Ora le tensioni dell’economia appaiono irreversibili: è una sorta di decapitazione senza rimedi. Senza il sistema di pagamenti Swift tutti gli accessi vengono chiusi. Nelle aziende italiane è iniziata una corsa a verificare quali e quanti crediti concessi a clienti e aziende russe siano ancora incassabili. Poi le banche hanno incominciato a tremare. Le previsioni sulle cancellazioni del turismo russo in Italia sono una certezza.
Versilia e Sardegna
Cattive notizie arrivano da Forte dei Marmi, la più russa delle località turistiche italiane dove più di un migliaio di ville sono di proprietà di benestanti di Mosca e San Pietroburgo. Il sindaco Bruno Murzi tace sconsolato. L’associazione Russkaya Versilia con a capo l’artista Dimitri Kuzmin ha promesso iniziative comuni di distensione. Oleg Tinkoff, Wladimir Evtuschenkov sono i russi in vista con iniziative come l’Hotel Nettuno, l’Hotel Principe e molti stabilimenti balneari conosciuti da tutti. I russi proprietari di ville in Sardegna sono stati i più rapidi nelle decisioni. Hanno chiuso con tutte le opere di manutenzione delle ville e licenziato i giardinieri, con ricadute e tensioni sull’economia locale. Al momento le carte di credito delle banche russe non funzionano in Italia e i voli da Mosca e San Pietroburgo su Malpensa risultano tutti cancellati.
Russia e Italia
Il sindaco Sala mette il silenziatore sulle polemiche con il direttore d’orchestra Valerij Abisalovič Gergiev e la cantante Anna Jur’evna Netrebko, sebbene la Triennale chiuda alla partecipazione della Russia con un suo padiglione. A Milano e nell’Italia Settentrionale si aspetta un milione di profughi. Da via Crocefisso, sede della Tremonti e associati, l’ex ministro delle Finanze Giulio Tremonti, in carica nel governo Berlusconi 2 e 3, ha ricapitolato la storia delle relazioni con il grande vicino. Ha chiamato “turisti della Storia” quei politici che hanno ingaggiato un braccio di ferro con la Russia nell’ultimo decennio senza ben aver capito i progetti della Russia di Vladimir Putin e della sua classe dirigente.
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