I bambini no! No massacri

Disegno, base azzurra con un arcobaleno in alto a sinistra e due mani che si intrecciano in alto a destra
Photo by Chiara Conserva

Se la pandemia da Covid-19 risparmia i bambini, che ovunque sul globo finora sembrano i meno colpiti, a fare strage ci pensano le armi, come è successo nella città di Kumba, nella provincia sud-occidentale del Camerun, da quattro anni teatro di rivendicazioni indipendentiste da parte della popolazione anglofona confinante con la Nigeria.

Attacco ai bambini, a scuola, in Camerun

Sabato 24 settembre 2020, Istituto Mother Francisca: i bambini sono a lezione e sono improvvisamente attaccati da un gruppo di uomini giunti in motocicletta, abiti civili, non meglio identificati. L’attacco avviene verso mezzogiorno con armi e machete, i bambini tentano di scappare, alcuni  anche gettandosi dal secondo piano dell’edificio,  procurandosi  fratture ma si salvano. Almeno otto feriti, almeno sei morti, fra i 12 e 14 anni. 

Non si hanno evidenze che i gruppi separatisti siano responsabili dell’orribile strage di innocenti, così come della lunga serie di rapimenti di bambini che dal 2017 colpisce la regione. L’unica certezza è che i secessionisti di lingua anglofona hanno imposto al Presidente Paul Biya e al suo governo filo francese anche la chiusura delle scuole, come forma di protesta per la messa ai margini della loro minoranza linguistica.

Attacco ai bambini, a scuola, in Afghanistan

Ma accade anche in Afghanistan, a Kabul. Proprio lo stesso giorno, un attacco suicida in un quartiere ad ovest della città, Dasht-e-Barchi, nelle vicinanze di un centro di formazione scolastica ha ucciso almeno diciotto ragazzi. I fatti seguono una ormai conosciuta prassi: un uomo-bomba si è fatto esplodere quando gli è stato impedito di introdursi nel centro ove gli studenti svolgevano le proprie attività.

L’attentato non è stato rivendicato dai Talebani, nonostante la certezza di una lotta da loro ingaggiata, a partire dal 2018, contro minoranze Shia (Hindu e Sick) che hanno visto molti altri studenti morire per mano armata. Molti vicini al termine del ciclo scolastico, prossimi all’università probabilmente il sogno per uscire dal tunnel di morte nel loro Paese.

I bambini e l’istruzione negata

Due eccidi che mostrano un fatto, da sempre praticato, con strumenti diversi: la lotta alla conoscenza. L’istruzione fa paura perché induce al pensiero critico, permette la formazione di opinioni e idee libere, porta fame e sete di pluralismo e spesso conduce al desiderio di fuga dai luoghi di nascita, spesso opprimenti.

Come non bastasse, il Rapporto UNESCO 2020 (en.unesco.org) mette in guardia sulla possibilità che in certi Paesi sub-sahariani undici milioni di bambine, nel 2020, non rientreranno a scuola. Paesi nei quali l’istruzione è una questione già difficile per motivi culturali, logistici e certamente ora aggravata dalla pandemia di Covid-19. 

 

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