E se i fiumi, gli alberi e le montagne avessero un’anima?
Nel Sud-Est asiatico l’animismo è profondamente radicato nel tessuto sociale. Poco importa la religione, lo status, il livello di istruzione o di benessere. L’animismo è una costante ed è parte dell’identità culturale di un intero popolo. Secondo questa antica visione del mondo, realtà fisica e spirituale si intrecciano e si fondono in un’unica dimensione, in cui ogni cosa è “viva”. Si crede così che ogni elemento naturale sia mosso da un unico flusso cosmico di energia vitale.
Resiliente ai cambiamenti radicali della società contemporanea, l’animismo fa capolino nella vita quotidiana delle popolazioni locali. Per ogni grattacielo, ospedale, negozio, banca, edificio modesto o lussuoso, in Cambogia così come in Tailandia, Vietnam e Laos, c’è una casa degli spiriti che è la forma più diffusa di animismo. Queste sono curiose abitazioni in miniatura fatte di legno o cemento adagiate su un piedistallo e si crede diano ospitalità agli spiriti del luogo. Al loro interno si possono trovare cibo e bevande, così come altre offerte giornaliere. A volte sono presenti anche macchinine, piccoli elefanti e aeroplani, per permettere agli spiriti protettori di viaggiare più velocemente, come sculture di servitori o ballerini come forma di intrattenimento.
Nel Sud-Est asiatico è molto comune imbattersi anche negli alberi sacri. È possibile riconoscerli per i loro massicci tronchi centenari avvolti in nastri colorati e fumo d’incenso. Questi si trovano soprattutto vicino ai templi o ai cosiddetti luoghi sacri, ossia monti, foreste o aree geografiche che si ritiene abbiano un’anima. La Cambogia è un Paese ricco di queste aree a cui vengono riconosciuti non solo dei sentimenti e una personalità propri, ma anche la capacità di alterare la salute fisica e mentale delle persone. A volte anche il loro destino.
Uno dei più famosi luoghi spirituali è Preah Vihear, al confine con la Tailandia. Secondo una leggenda popolare, Ta Di, un comandante militare del periodo Khmer post-angkoriano, non riuscendo a fermare l’avanzata delle forze tailandesi, saltò dal precipizio di Preah Vihear. Dopo questo atto estremo, fu in grado di entrare nel mondo invisibile, radunare un esercito di spiriti e difendere la Cambogia. Molti cambogiani, tra cui generali di alto rango, pregano ancora Ta Di e ritengono che la sua armata-fantasma sia la ragione per cui la Tailandia non sia mai riuscita a conquistare questo avamposto.
Un luogo spirituale un po’ meno conosciuto ma non meno degno di nota è Haling-Halang. Si pensa che gli spiriti in questa foresta siano così potenti che gli aerei non sono in grado di sorvolarla e il fuoco di bruciarla. Gli anziani sostengono che nemmeno le migliaia di bombe americane lanciate negli anni ’60-‘70 siano riuscite ad appiccare un incendio.
Infine, un luogo dalla forte carica spirituale è il lago vulcanico di Teak Liam. Qui convergono gli spiriti di aria, acqua e cielo. Tra le molte storie tramandate dalla gente locale ce n’è una che racconta di come un pescatore, frustrato per non riuscire a pescare nulla, abbia perso completamente la ragione dopo aver urlato contro gli spiriti del lago. Vedendo che i dottori avevano fallito nell’intento di guarirlo, una “donna magica” del luogo eseguì un rito speciale riuscendo a curare il delirante malcapitato.
La regione è piena di storie come queste e di aree protette temute e allo stesso tempo venerate dalle comunità locali. A volte anche dai governatori. La convinzione è che tutto sia sorretto dalla stessa forza invisibile, il così detto “alito di vita”. In Occidente, ci siamo progressivamente allontanati dalla natura e dal mondo spirituale. Eppure iniziative come la piantumazione di alberi per ogni nuovo nato, l’arte ambientale o l’architettura sostenibile, non sono in fondo modi per riconnetterci con la “Madre Terra”?