I dati invitano a una riflessione sul conflitto israelo-palestinese
Mentre l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale è concentrata su Gaza, in Cisgiordania si verificano gravi episodi di trasferimento forzato di comunità palestinesi ad opera dei coloni israeliani appoggiati dalle istituzioni statali. B’Tselem, una delle ONG israeliane più accreditate impegnate sul fronte della difesa dei diritti umani, sia dei palestinesi che degli israeliani, ne dà notizia pubblicando l’elenco delle tredici comunità oggetto di sfollamento forzato (qui i dati)
B’Tselem è sostenuta finanziariamente dall’Unione Europea che non si assume alcuna responsabilità sulla veridicità delle opinioni espresse sul sito della ONG. Tuttavia, la documentazione che quest’ultima fornisce in modo molto dettagliato invita a una seria riflessione sulla politica di Tel Aviv nei confronti della popolazione palestinese.
La migrazione forzata dei palestinesi
Prescindendo dal dramma umano che si svolge a Gaza, si ha la netta impressione che l’obiettivo di fondo di Israele sia quello di costringere gli arabi palestinesi a una migrazione forzata. Questo accade a Nord attraverso il confine con la Giordania e a Sud verso l’Egitto. Non è un caso che ai lavoratori palestinesi di Gaza utilizzati fino ad oggi in Israele è stato intimato di tornare a Gaza in piena zona di guerra. Bisogna ricordare che per ragioni di equilibrio demografico Israele non permette il rientro di milioni di arabi palestinesi, espulsi in tempi diversi dalle terre dei loro familiari. Al contrario, incoraggia il “ritorno” di famiglie ebraiche espatriate in passato, alle quali riconosce la piena cittadinanza.
Il conflitto israelo-palestinese e il progetto ONU
Se così fosse, si metterebbe da parte il progetto dell’Onu del 1948 di far nascere due Stati sovrani in terra di Palestina. Ciò spiegherebbe la freddezza con cui l’amministrazione Usa – che ripropone ancora la spartizione del territorio – sostiene nelle sedi internazionali Tel Aviv.
Si delinea un progressivo isolamento di Israele a livello internazionale. Questo sia per i costi umani della guerra, sia per il fatto che il conflitto alimenta la crescita di consensi verso le formazioni paramilitari di matrice islamica che contribuiscono fortemente alla destabilizzazione totale del Medio Oriente, con tutte le conseguenze che essa comporta.
I dati aggiornati sul conflitto: OCHA United Nations Office for tyhe Coordinations of Humanitarians Affairs