Santiago Arranz is undoubtedly among the best Spanish artists his generation. In Huesca, where is was born on 1957, an interesting retrospective show is on display entitled «The artist en su labirinto». His artistic journey begins with “The invisible cities”, 1990, inspired by Italo Calvino’s famous work.
An original interpretation
The works of this series share a shape in the background. Each one contains a figure or a set of figures tied to artist’s personal mythology. They are not illustrations of the book, rather we deal with an original interpretation in plastic language’s field. A mythology which ranges from Spanish culture to visions relating to different periods and worlds, as of his own invention.
Yes, it is a figurative art, but its forms are far from realism. They are dreams that have materialized in a universe which entirely belongs to Arranz. Among these figures we find, for example, the bull that reminds us to the ancient Crete and to stylized men, the egg with a slit with a small house on top, birds, and so on.
Rigor and seduction
In 1991, he proposes his «Abbecedario», a collection of figures which will be the basis of his aesthetic vocabulary towards a form of abstraction. And he will always form new alphabets as an endless reconstitution of his language, but without abandoning the formal characteristics of the beginning of his research. Santiago Arranz combines formal rigor and powerful and seductive poetics. By using letters, he also dedicated himself to sculpture, participating in the decoration of various public buildings, sometimes inserting his works into the found architecture.
The Llave
There are recurring references such as his Llave. But the reading of these objects or animal or human figures is never obvious. No one in modern art has been able to integrate a visual icon into an architectural ensemble in this way. Arranz was able to develop two plastic ways: that of paintings and drawings and that of architecture. He never stops at a single solution. His works are characterized by continuous variations. He also creates embossed assemblages or even uses canvases of a singular format. But his style is always recognizable.
Beyond Matisse and Whistler
A long series of abstract and geometric works from 2002 have a vague relationship with Henri Matisse. But this is only a simple allusion. Recently, he has devoted himself to the landscape, after having put it aside for years. He did so by completely renewing the genre’s codes. Each canvas is different from the others, and offers us different atmospheres, with various allusions to the past, such as impressionism or Munch or Whistler. But he starts from the past to go on searching something else.
You can easily verify it through his great work called Mi Jupiter (2020) where he drew a large circle with numerous relief quite baroque signs. This exhibition in Huesca is rich in full of surprises that pushes the reader towards a particular way of looking at art and experiencing painting and sculpture.
L’arte fra il passato e nuovi codici
Santiago Arranz (nato nel 1957) è senza dubbio uno degli artisti di rilievo della sua generazione in Spagna. A Huesca, la sua città natale, è in corso una bella retrospettiva intitolata «El artista en su labirinto». Il percorso inizia con «Le città invisibili» del 1990, ispirata alla famosa opera di Italo Calvino.
Un’interpretazione originale
Le opere di questa serie hanno in comune una sagoma nel fondo. Ciascuno contiene una figura o un insieme di figure che appartengono ad una sua mitologia personale. Non si tratta di illustrazioni del libro, piuttosto di una originale interpretazione sul terreno del linguaggio plastico. La sua mitologia va dalla cultura spagnola fino a visioni relative a periodi e mondi diversi, come sua invenzione.
Sì, è figurativo, ma le sue forme sono lontane del realismo. Sono sogni che si sono materializzati in un universo che è tutto suo. Troviamo tra queste figure quella, per esempio, del toro, che fa pensare all’antica Creta, uomini stilizzati, l’uovo con la fessura con una casetta in cima, uccelli, e così via.
Rigore e seduzione
Nel 1991, propone il suo «Abbecedario», una collezione di figure che saranno la base del suo vocabolario estetico verso una forma di astrazione. E formerà sempre nuovi alfabeti come perpetua ricostituzione del suo linguaggio, ma senza abbandonare le caratteristiche formale dell’inizio di questa ricerca. Santiago Arranz concilia rigore formale e una poetica potente e seducente. Con l’uso delle lettere si è anche dedicato alla scultura. Arranz ha partecipato alla decorazione di vari edifici pubblici, talvolta innestandosi nell’architettura.
La Llave
Ci sono riferimenti ricorrenti come la sua Llave. Ma la lettura di questi oggetti o figure animali o umane non è mai ovvia o scontata. Nessuno nell’arte moderna è stato capace di integrare in questo modo un’icona visuale dentro un insieme architettonico. In questo modo, ha potuto sviluppare due modi plastici: quello delle pitture e dei disegni e quello dell’architettura. Arranz non si ferma mai a una soluzione unica. Le sue opere conoscono variazioni infinite. Egli crea pure degli assemblages in rilievo oppure usa tele di singolare formato. Ma il suo stile si riconosce sempre.
Oltre Matisse e Whistler
Una lunga serie di opere astratte e geometriche del 2002 hanno una vaga relazione con Henri Matisse. Ma si tratta solo di semplice allusione. Recentemente, si è dedicato al paesaggio, dopo averlo messo da parte per anni. Lo ha fatto rinnovando del tutto i codici di genere. Ogni tela è diversa delle altre, e ci offre atmosfere diverse, con varie allusioni al passato, come l’impressionismo o Munch o Whistler. Ma egli parte dal passato per andare alla ricerca di altro. Ne è prova la grande opera chiamata Mi Jupiter (2020) dove ha disegnato un grande cerchio con numerosi segni in rilievo un po’ barocchi. La mostra di Huesca dà conto di questo cammino intellettuale e poetico verso la nascita di un universo interiore pieno di sorprese che spinge verso un modo particolare di guardare e vivere la pittura e la scultura.