L’informazione al tempo del Covid-19 è fluida come acqua di cascata. Ha imperato per parecchi decenni. Ora si fa monarca assoluto. Acchiappa attenzione da tutte le parti, in ogni angolo del fare, del pensare, del decidere, del lavorare, del legiferare, dell’amministrare, dell’accumulare, del soffrire la fame. Anche del morire e del come morire.
Eh sì, perché tu, essere vivente, comunque ti chiami (poco importa), sei programmato. Non devi spendere neanche quegli allegri centesimi per sentire il tintinnio docile della cartomante o altra figura analoga.
Segui l’informazione e saprai cosa ti accadrà domani o persino fra qualche anno. E magari quali saranno i tempi in cui correrai il rischio di morire.
Perché? Semplice: l’informazione informa, è vero. Ma occorre distinguere due piani geografici paralleli, ormai. Quello locale e quello globale. Nel primo hai le tue coordinate spazio-temporali familiari e tutto ciò che vi gravita intorno, più o meno trasparente, più o meno consonante. Il piano parallelo e globale dà luogo invece ad un’informazione-tsunami. Essa ti sembra spontaneamente diffusa e libertaria, perché così si presenta, in forza della sua pelle. Ma ormai sappiamo che è similpelle.
È l’informazione delle grandi verità, come si trattasse della reincarnazione dei massimi sistemi della filosofia di un tempo.
I grandi media ci offrono le camaleontiche veline delle verità. E sono verità finanziarie e politiche. Innocentemente, la stampa “locale” di esse riempie le sua pagine di politica internazionale. E se poi ci fosse connivenza occulta tra i tessitori globali e i politici locali, amen.
Le grandi verità raggiungono ogni angolo della terra. E portano i loro condizionamenti, occultamente. Il resto, quello che davvero è stato programmato per te, verrà dopo, lo saprai dopo, quando sarà accaduto.
Che sarebbe successo se in tutta la tematica criminosa del covid-19, Donald Trump fosse stato alleato della Cina? Ecco che cosa. Primo: che agli occhi del mondo l’OMS avrebbe profuso attenzione e responsabilità a favore della gente; secondo: che alto è stato e continua ad essere il numero dei morti, ma nessuna colpa a carico dell’OMS; terzo: chiaramente Trump non avrebbe accusato così pesantemente il Dragone, né tanto meno gli avrebbe chiesto grandi risarcimenti.
Ne ha tanti di scheletri nell’armadio, e anche sul balcone, il presidente Usa. Ma, mettendo a nudo le colpe della Cina nella diffusione del virus (con le conseguenze che ogni individuo nel mondo coglie sulla propria pelle), si è data l’aureola del santo, e magari sarà chiamato Francesco e non più Donald. Almeno l’effetto è stato questo, avendo scoperchiato tutte le pentole della OMS e della sua soggezione alla Cina.