Russia, artists’ thirst for life/ E qualche scandalo

Russian artists' thirst for life/ E qualche scandalo
Erik Bulatov, Welcome!, ©Erik Bulatov via https://www.wikiart.org
Moscow, an embarassing scandal

An embarrassing Moscow scandal, the latest one which was consumed not far from the Garage Museum of Contemporary Art founded by Dasha Zukova, when she was still Roman Abramovic’s wife. We are in Moscow not very far from the center in a neighborhood inhabited by intellectual elites and high state officials. No Western journalist has managed to break the wall of silence and half-words. Only 24 hours of freewheeling news in Moscow, that’s all.

Russian artists, a great silence

The artists’ community had been blocked by fears of political revenge, so it kept completely silent. The occasion of the scandal is a party organized by Anastasia Ivleeva, in the presence of Lolita Milyavskaya and Philip Kirkokov. Such occasion reveals the excesses and constraints of a dead-end intellectual life. Pop stars and leading intellectuals gather in a night party where the obligation is to show up with as little clothing as possible, preferably naked. Many photos are taken and videos are released.

Among the participants was the journalist Ksenia Sobchak, of Putin’s goddaughter and daughter of his most famous political godfather, the mayor of St. Petersburg. Putin was at the beginning of his career and Sobciak introduced him to politics, so that he could complete his cultural education. In fact, previously he could only boast that of a high-ranking KGB officer.

The Orthodox Church is a severe censor, more than the political world, which holds absolute power of moral condemnation over unapproved behaviour. Cyril I, born Vladimir Mikhailovich Gundiaiaev, as the sixteenth Patriarch of Moscow and all the Russias is the absolute head of the Russian Orthodox Church and reminds Muscovites of this as often as possible.

Civil society therefore finds itself between the two fires of politicians and that of religious hierarchies. The worldly news, however, brings out unregulated manifestations of vitality and restlessness.

Venice Biennale of Art, Russian pavilion to Bulgaria

People remember that Russian pavilion at the Venice Biennale was closed because of the war in Ukraine, so that it was granted to Bulgaria. The forced absence was experienced as a further caging of artistic life. The further step in the direction of the disappearance of Russian artists was to be cut off from any stage. And then all that remains is the life lived, throwing oneself into a frenetic tour de force of parties, inaugurations, get-togethers until the return of larger meetings. Meetings by invitation by word of mouth in the private apartments of the Kruschotkaie, the council houses that are back in fashion, but dilapidated because they lack of maintenance since socialism.

Russian artists, frenetic thirst of life

From the large cities inhabited by the White Russians of Petersburg, Moscow and Vladivostock, where young men are exempt from compulsory military service, you can look as if you were in a balcony over the rest of Russia. A kind of race for time. Two wizards who govern survival of Russia, on one side Wladimir Putin and on the other the shrewd and highly intelligent Elvira Nabiullina. The last is perhaps the most brilliant central banker in the world. But the climate is so suffocating that there are innovative works and breaking currents. Russian contemporary art is characterized by the frenetic thirst for life of its artists.

The safety valve that regulates the pressure of this seething world full of contradictions is the formation of large communities of exiles residing in Nicosia, Yerevan, Tbilisi, Belgrade and the Emirates in the Persian Gulf. Staying in these countries allows Russian artists to remain temporary foreign residents without further political colouring. One step further is Israel. However, being in EU countries makes it difficult to return home.

International galleries in Russia and russian artists

Russians and their culture participated in both art and politics as a leading player in the history of the West, but having now the Global South and China, the new great allies chosen by Putin, as traveling companions: an embarrassing situation. Of the large international galleries Gagosian, Zwirner and Haus & Wirth there is no trace of branches in Russian cities and no one Russian artist is among those represented. The West with all its different museums, exhibitions, galleries and fairs has amputated the career ambitions of Russian artists. It prohibited them of any type of participation.

The war in Ukraine was also a further condemnation for those Russian artists who had had great success in the 1990s like Bulatov. They have now ended up forgotten. “Freedom of speech but not Freedom after speech”, is the bitter conclusion that summarizes the condition of the Russian artist. Then there was the break with the West and the speed with which Russian artists were cut off, an experience that amazed and stunned even the most inveterate opponents.


Mosca, scandali e cultura

La scena dell’ultimo imbarazzante scandalo moscovita non è lontana dal Garage Museum of Contemporary Art fondato da Dasha Zukova, quando ancora era moglie di Roman Abramovic. Siamo a Mosca non molto distante dal centro in un quartiere abitato dall’élite intellettuale e da alti funzionari statali. Nessun giornalista occidentale è riuscito a rompere il muro dei silenzi e mezze parole. Rimane solo la cronaca dei giornali moscoviti a ruota libera solo per 24 ore, lo spazio di un’edizione.

Gli artisti, il loro silenzio

La comunità degli artisti bloccata da timori di vendette politiche si è chiusa nel mutismo più completo. Lo scandalo è una festa su invito di Anastasia Ivleeva , presenti Lolita Milyavskaya  e Philip Kirkokov, che fa trapelare gli eccessi e costrizioni di una vita intellettuale senza sbocchi. Le pop star e gli intellettuali di punta si riuniscono in una festa notturna in cui l’obbligo è presentarsi con meno vestiti possibile preferibilmente nudi. Vengono scattate molte foto e i video vengono diffusi.

Tra i partecipanti la giornalista Ksenia Sobchak figlioccia di Putin e figlia del suo padrino politico più famoso il sindaco di San Pietroburgo. Putin era agli inizi della carriera e Sobciak lo avviò alla politica completando la sua formazione culturale che prima poteva vantare quella solo dell’ufficiale di alto rango della KGB.

Severo censore, più di quanto faccia il mondo politico, è la Chiesa Ortodossa che detiene un potere assoluto di condanna morale sui comportamenti non approvati. Cirillo I, al secolo Vladimir Michajlovic Gundiaiaev, come sedicesimo Patriarca di Mosca e di tutte le Russie è il capo assoluto della Chiesa ortodossa russa e lo ricorda ai moscoviti il più spesso possibile. La società civile si trova quindi tra i due fuochi quello dei politici e quello delle gerarchie religiose. Le cronache mondane tuttavia fanno emergere manifestazioni non regolate di vitalità, irrequietezza.

Biennale d’Arte di Venezia e il padiglione russo chiuso

Il padiglione della Russia alla Biennale di Venezia causa la guerra in Ucraina è chiuso è stato concesso alla Bulgaria. L’assenza forzata è stata vissuta come un ulteriore ingabbiamento della vita artistica.  Un ulteriore passo nella direzione della scomparsa degli artisti russi tagliati fuori da qualsiasi palcoscenico. E allora non rimane che la vita vissuta il buttarsi in un frenetico tour de force di feste, inaugurazioni, ritrovi fino al ritorno delle grandi riunioni a invito con passa parola negli appartamenti privati delle Kruschotkaie, le case popolari tornate di moda, ma dilapidate perché prive di manutenzione dai tempi del socialismo.

Dalle grandi città abitate dai russi bianchi di Pietroburgo, Mosca e Vladivostock, dove i giovani sono esenti da leva obbligatoria nell’esercito, si guarda come da un balcone sul resto della Russia in una gara sul tempo in cui i due maghi che governano la sopravvivenza della Russia da una parte Wladimir Putin e dall’altra la scaltra e intelligentissima Elvira Nabiullina, la banchiera centrale forse più brillante al mondo. Ma il clima è così soffocante che ci sono opere innovative e correnti di rottura.

La sete di vita degli artisti russi

L’arte contemporanea russa si caratterizza per la sete frenetica di vita dei suoi artisti. La valvola di sicurezza che regola la pressione di questo mondo ribollente pieno di contraddizioni è la formazione di grandi comunità di fuoriusciti residenti a Nicosia, Erevan, Tbilisi, Belgrado e Emirati nel Golfo Persico. Stare in questi paesi permette agli artisti russi di rimanere dei temporanei residenti esteri senza ulteriori colorazioni politiche.

Un gradino ulteriore è Israele. Trovarsi invece nei paesi della UE rende difficile un eventuale ritorno in patria. Per i Russi e la loro cultura che ha partecipato sia nell’Arte che nella Politica da primattore alla storia dell’Occidente ora avere come compagno di strada il Global South e la Cina i nuovi grandi alleati scelti da Putin, è una situazione imbarazzante. Delle grandi gallerie internazionali Gagosian, Zwirner e Haus & Wirth non c’è traccia di sedi in città russe e nessun artista russo figura tra quelli rappresentati.

Artisti russi, esclusi dall’Occidente

L’Occidente con tutte le sue articolazioni di musei, mostre, gallerie e fiere ha amputato le ambizioni di carriera degli artisti russi vietandogli ogni tipo di partecipazione.  La guerra in Ucraina è stata un’ulteriore condanna anche per quegli artisti russi che negli anni Novanta avevano avuto un grande successo come Bulatov. Sono ora finiti nel dimenticatoio.  “Freedom of speech but not Freedom after speech”, è la amara conclusione in cui si riassume la condizione dell’artista russo. Poi c’è stata la cesura con l’Occidente e la velocità con cui sono state tagliati fuori gli artisti russi ha stupito e lasciato basito anche i più inveterati oppositori.

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