Ricorrenza Beethoven, i primi anni a Vienna (1792 – 1797)

La città era la meta obbligata di tutti i giovani artisti che pensavano di valere qualcosa, anche se non poche erano le amarezze e le disillusioni che essa riservava. Appena un mese dopo il suo arrivo, prima ancora che potesse organizzare la sua nuova esistenza, Beethoven fu raggiunto dalla notizia della morte del padre (18 dicembre). Oltre al dolore, il luttuoso evento dovette procurargli anche qualche preoccupazione finanziaria, poiché sarebbe venuta a mancargli quella parte della pensione paterna che egli amministrava in favore dei due fratelli minori. Fortunatamente il principe elettore comprese le circostanze e gli raddoppiò in breve tempo lo stipendio per dargli la possibilità di fronteggiare la situazione. In quei giorni prendeva già lezioni da Haydn, come risulta dalle scarne annotazioni su un diario, ma il rapporto fra i due non fu mai di piena fiducia e privo di contrasti, malgrado una esteriore cordialità e una sostanziale ammirazione reciproca sul piano artistico. Sembra che Beethoven rimproverasse ad Haydn uno scarso impegno nell’attività didattica, tanto da confidare al vecchio Neefe che egli riconosceva in lui il suo unico, vero maestro. Vi era poi certamente in Ludwig il sospetto che l’anziano compositore temesse di essere superato dalla sua dirompente genialità creativa, cosicché maturò in lui la decisione di cercarsi un altro insegnante. Haydn, da parte sua, aveva per la verità mostrato di interessarsi al suo giovane allievo.

Il 23 novembre del 1793, dopo un anno circa di lezioni, Haydn aveva scritto al principe elettore Massimiliano Francesco perché concedesse a Ludwig un consistente aumento di stipendio, necessario per far fronte in maniera dignitosa al dispendioso tenore di vita della capitale. Nella lettera Haydn tesseva le lodi del suo allievo e lo dipingeva come il futuro protagonista della vita musicale europea, aggiungendo che egli stesso sarebbe stato orgoglioso di essere stato il suo maestro e allegando, a riprova di tutto ciò, cinque lavori di Beethoven. Fu tutto inutile: la risposta di Massimiliano Francesco sarebbe stata negativa, anche perché alcune delle musiche spedite da Haydn erano state composte, almeno nella loro struttura originaria, già a Bonn. Le condizioni finanziarie di Beethoven avrebbero subito un ulteriore peggioramento quando, nel marzo del 1794, il principe elettore, in gravi difficoltà per l’avanzata francese, decise di sospendergli lo stipendio fino al suo rientro a Bonn.

Deluso da Haydn, Ludwig cercò altri maestri. Nascondendogli la cosa si rivolse prima a Johann Schenki poi al famoso insegnante di contrappunto Johann Georg Albrechtsberg, Maestro di Cappella in Santo Stefano e, infine, ad Antonio Salieri. D’altra parte il rapporto con Haydn doveva cessare quando quest’ultimo nel gennaio del 1794, dovendosi recare a Londra per un secondo viaggio, chiese a Beethoven di accompagnarlo ricevendone un secco rifiuto.

Evidentemente il musicista di Bonn riteneva di poter battere una sua strada in totale autonomia dal vecchio maestro, troppo impegnato nella sua personale attività artistica perché potesse essergli di valido aiuto. Per altro l’ambiente della capitale offriva molte possibilità e Beethoven non vi si presentava come uno sconosciuto, dal momento che gli amici di Bonn, soprattutto il solito Waldstein avevano provveduto a raccomandarlo a personaggi influenti. Il resto lo avrebbe fatto con le sue straordinarie capacità. Ben presto, infatti, Ludwig acquista una grande notorietà e i migliori esponenti dell’aristocrazia illuminata della città, superiore ad ogni altra quanto a dedizione alla musica, si contendono le sue esibizioni. Ciò che si ammira di più in lui è l’arte dell’improvvisazione con la quale riesce ad intrattenere e a incantare l’uditorio meglio di ogni altro pianista. Ottiene così la protezione di facoltosi signori come il principe Karl Lichnowsky, che lo ospiterà in un appartamento del suo palazzo in Alserstrasse, il principe Joseph Max Lobkovitz, il conte Moritz von Fries, il barone Gottfried van Swieten, che già era stato d’aiuto a Mozart e che costituiva uno dei punti di riferimento della vita musicale della città. Del principe Lichnowsky dirà più tardi: « … egli è veramente ciò che in queste circostanze è molto difficile trovare uno dei miei migliori amici e un vero sostenitore della mia arte».Un’amicizia particolarmente affettuosa lo lega a un giovane funzionario della corte, Nikolaus Zmeskall von Domanowitz, che gli è spesso utile sia per la posizione che occupa, sia per la risoluzione di piccoli problemi, come l’approvvigionamento di buone penne d’oca per scrivere gli spartiti. Il tono cordiale e disinvolto delle lettere che i due si scambiano fornisce un’idea dell’informalità del rapporto.

Neanche con principi, conti e baroni, però, Beethoven assume mai quel tono di ossequioso rispetto che caratterizza il comportamento di altri musicisti suoi colleghi. Cosciente della sua superiorità egli riesce a farsi rispettare dai suoi protettori, che gli perdonano ogni suo scatto, ogni sua impazienza, e tollerano ogni cosa pur di vederlo sedere al pianoforte. Altri noti virtuosi come l’abate Gelinek restano stupefatti dal suo modo di suonare, giudicandolo per lo meno inarrivabile.

Nel giugno del 1793 sembra che si sia recato ad Eisenstadt, probabilmente dietro richiesta degli Esterházy. In quel periodo i due fratelli lo raggiungono a Vienna in maniera che si ricomponga quello che è restato della famiglia. Caspar Carl andrà a prestare servizio come impiegato presso il ministero delle finanze, mentre Johann Nicolaus si accontenterà di lavorare presso una farmacia.

Nel marzo del 1795 Beethoven tenne la sua prima esibizione pubblica presso il Burgtheater. Si trattava di un concerto di beneficenza che sarebbe stato dato nella ultime tre sere di marzo. Vi eseguì il Concerto in re minore di Mozart e il suo Concerto in si bemolle maggiore. Subito dopo, sovvenzionato dai suoi ricchi sostenitori, pubblica la sua Op. 1, cioè Tre trii per pianoforte, violino e violoncello, e l’Op 2, Tre sonate per pianoforte. Riguardo ad uno dei Tre Trii, quello in do minore, sembra che Haydn ne avesse sconsigliato la pubblicazione e che Beethoven, dopo aver constatato che proprio quello aveva fatto registrare il maggior successo, abbia da ciò tratto motivo di un ulteriore irrigidimento nei confronti del maestro.

I primi lavori pubblicati dal musicista furono stampati dalla nota casa editrice Artaria. Nel dicembre di quell’anno Beethoven si presentò ancora al pubblico viennese per eseguire il suo Concerto in do maggiore, durante una manifestazione musicale organizzata da Haydn. Il 1796 fu l’anno della tournée a Praga dove si recò nel febbraio con il principe Lichnowsky. Dopo aver suonato l’11 marzo nella città boema, il 29 aprile si spostò a Dresda, e poi a Berlino, dove si esibì al cospetto di Federico Guglielmo re di Prussia, ottimo intenditore di musica e discreto violoncellista. Il viaggio fu sicuramente proficuo dal punto di vista economico oltre che artistico, come il musicista stesso dichiara con soddisfazione al fratello Johann in una lettera scritta durante il suo soggiorno a Praga. Federico Guglielmo rimase ammirato dalla sua arte e gli fece dono di una preziosa tabacchiera piena di monete d’oro. Sembra che il sovrano gli abbia anche offerto di stabilirsi a Berlino, ricevendone però un netto rifiuto. Dopo una permanenza nella capitale prussiana durata circa un mese, nel corso della quale diede probabilmente altri concerti e conobbe eminenti artisti negli ambienti di corte, Beethoven rientrò a Vienna. Alla fine dell’anno era ancora in viaggio alla volta di Pressburg, dove tenne un concerto. Indipendentemente dai successi che mieteva fuori da Vienna, la sua notorietà cresceva progressivamente sia fra gli appassionati che fra gli editori specializzati, così che qualche anno dopo egli poteva affermare, scrivendo ad un amico, di non avere alcun problema nel vendere le sue composizioni perché fossero date alle stampe, poiché, anzi, queste gli erano contese da varie parti. Poche notizie vi sono sul 1797, a parte la pubblicazione di alcune opere come la Sonata per pianoforte in mi bemolle (op.7) e le Sonate per violoncello e pianoforte (op. 5).