Ludwig van Beethoven nato a Bonn nel 1770 e morto a Vienna nel 1827. Del grande rivoluzionario della musica di tutti i tempi ricorrono i 250 anni dalla nascita.
Fyinpaper lo commemora pubblicando, a capitoli (in totale dieci, ed ecco il secondo), una biografia scritta da Giovanni Caruselli, nostro redattore, autore di saggi, collaboratore di Einaudi, Rizzoli, Vallardi, Diakronia, e altri editori, per testi di storia e filosofia (materie che ha insegnato).
I primi anni a Vienna (1792 – 1797)
Come molti altri sovrani della seconda metà dei XVIII secolo, il principe elettore di Colonia Massimiliano Francesco era un convinto seguace di quella forma di governo che fu poi definita «dispotismo illuminato» e che si risolveva in buona parte in una prassi politica riformistica. Tra le iniziative da lui prese vi fu nel 1786 la fondazione dell’università di Bonn, presso la quale Beethoven ebbe modo di frequentare i corsi di Eulogius Schneider, professore di greco passato dalla vocazione monastica a quella rivoluzionaria dopo la presa della Bastiglia nel 1789, e che avrebbe concluso la sua avventurosa esistenza nel 1793, ghigliottinato a Strasburgo ad opera della corrente robespierrista.
Più che le lezioni di Schneider, però, fu importante per il musicista l’aver partecipato, nel clima stimolante e vivace dell’ateneo, al dibattito politico e culturale che accompagnava negli ambienti accademici di tutta Europa i fatti della Grande Rivoluzione. Agiva fortemente in lui l’aspirazione ad una cultura superiore e ad una conseguente consapevolezza che le condizioni in cui si era svolta la sua infanzia gli avevano negato e che il suo impegno morale e intellettuale esigevano. Le sue letture furono ampiamente improntate allo spirito dei tempi nuovi, preconizzato dai philosophes, e agli ideali di libertà e di eguaglianza da essi teorizzati.
Nel febbraio del 1790 morì l’imperatore Giuseppe II, simbolo in chiave riformista delle nuove idee illuministiche, e a Bonn la Società letteraria decise di commissionare a Beethoven la Cantata per la morte dell’imperatore Giuseppe II (WoO87). L’opera, per motivi a noi sconosciuti, non venne mai eseguita ed eguale sorte toccò all’altra cantata Per l’ascesa di Leopoldo Il alla dignità imperiale (WoO88), scritta in occasione dell’incoronazione di Leopoldo, fratello e successore del compianto sovrano. Gli ultimissimi anni di permanenza a Bonn furono segnati dall’accrescersi della notorietà di Beethoven sia nell’ambiente cittadino che al di fuori di esso. Nel 1791, forse anche per venire incontro a una richiesta del suo amico e protettore il conte Ferdinand Waldstein, che si apprestava a festeggiare la sua entrata nell’Ordine dei Cavalieri Teutonici con un solenne ballo in costume, Ludwig compose in tale occasione le musiche per il Ritterballet (balletto cavalleresco, WoO1). Sempre nel 1791 Massimiliano Francesco, come Gran Maestro dell’Ordine Teutonico, dovette presiederne a Mergentheim alcuni incontri e Beethoven, insieme agli altri orchestrali, lo seguì in questo viaggio. Dopo un concerto dell’orchestra a Mergentheim, il musicista con altri amici volle incontrare il famoso pianista Johann Franz Xavier Sterkel, che si trovava allora presso la residenza del principe elettore di Magonza ad Aschaffenburg. Sembra che Beethoven sia rimasto ben impressionato dal modo di suonare di Sterkel, ma anche che quest’ultimo abbia elogiato il giovane musicista quando, messosi al piano, eseguì alcune Variazioni su un aria di Righini (WoO65), scritte in precedenza.
Un altro incontro, che avrebbe avuto un seguito importante per il musicista, fu quello che egli ebbe nel luglio del 1792 con Joseph Haydn. L’anziano e celebre compositore era già stato a Bonn due anni prima, facendovi tappa nel suo viaggio da Vienna verso Londra, dove avrebbe mietuto poi trionfali successi. Sulla via del ritorno sarebbe ripassato dalla città renana e la cosa aveva messo in subbuglio sia gli ambienti musicali di Bonn sia la stessa corte di Massimiliano Francesco. Fu organizzato un concerto in suo onore e nel corso dei festeggiamenti gli fu presentato, forse anche grazie all’interessamento di influenti personaggi, tra cui il Waldstein, il giovane Beethoven che mostrò ad Haydn una delle sue cantate. Haydn dovette restarne abbastanza soddisfatto e incoraggiò il ventiduenne musicista a proseguire nei suoi studi, mostrandosi disponibile ad aiutarlo, qualora avesse deciso di trasferirsi a Vienna. L’atteggiamento del vecchio Haydn probabilmente fece rinascere in Beethoven le speranze frustrate a seguito della prima sortita nella capitale e con l’appoggio degli amici, fra cui certamente vi era in prima fila il Waldstein, si ottenne da parte del principe elettore l’autorizzazione per questo nuovo viaggio di studi. Massimiliano Francesco si dichiarò disposto a pagare il viaggio e a mantenere lo stipendio al suo sostituto organista cosicché non vi furono difficoltà all’attuazione del progetto. Al momento della partenza, nei primi giorni di novembre del 1792, Beethoven salutò gli amici, raccogliendo su un albumamicorum alcune dediche e frasi di commiato, fra cui spiccano le parole profetiche del Waldstein. «Caro Beethoven, andate a Vienna per realizzare un progetto tanto a lungo vagheggiato. Il Genio di Mozart è ancora in lutto per la morte del suo discepolo. Presso l’inesauribile Haydn ha trovato asilo ma non occupazione, desidera trovare ancora qualcuno in cui incarnarsi. Possiate ricevere, grazie a un assiduo lavoro, lo spirito di Mozart dalle mani di Haydn. Il vostro sincero amico Waldstein». Il 2 o il 3 novembre Beethoven prendeva congedo dalla città natale che per una serie di circostanze non avrebbe mai più rivisto. A Vienna, la grande e raffinata capitale dell’impero, dove egli sarebbe arrivato attorno alla metà di novembre, in quei giorni non si valutavano chiaramente le conseguenze della bufera politica che tre anni prima si era scatenata in Francia. Nobiltà e ricca borghesia, noncuranti della non facile guerra in corso contro le armate rivoluzionarie, facevano a gara nell’organizzare concerti e accademie in teatri pubblici e salotti privati.