Ripeto, ossessivamente: quando cambia il modo di produzione cambia tutto. Siamo definitivamente dentro il modo di produzione digitale che non annulla quello industriale: se lo mangia.
Cambia quindi anche la politica. La parola chiave della politica è “comando” e la figura è il timoniere, il kibernete.
Come vede la modernità il problema del timoniere, metafora di ogni potere? La modernità afferma che é colui che sa e quindi può prevedere, conosce perché prevede, prevede perché conosce. Di contro per i greci antichi l’abilità del timoniere stava nella capacità di rispondere a ciò che non é pre-vedibile.
É avvenuto una sorta di rovesciamento dunque dell’idea stessa di politica. Per il mondo greco la politica è questione etica, riguarda il fare e nel fare, il poiein, si dà anche l’inaspettato, il kairos; per la modernità, di contro, è questione tecnica, una tecnica che si vuole iper determinata e determinante.
Ovviamente in gioco (nella politica) non c’è solo il come conosciamo e decidiamo, ma anche lo stesso rapporto con il mondo, con le cose, e con gli altri uomini.
Consideriamo Aristotele nella sua Etica a Nicomaco: esiste un agente, esiste un agito, non un soggetto e un oggetto, non uno che comanda in nome di un potere sull’altro, ma un possibile stato di relazione fra ciò che agisce e ciò che è agito, e l’opera si compie laddove il soggetto, ovvero l’agente, si mette in relazione con l’agito, cioè con la materia con cui si fa la cosa. Tra l’agente e l’agito si stabilisce un phatos, cioè deve esserci una condizione di comprensione. Toccando la creta (avendo esperienza, ascoltando ciò che la creta dice), l’artigiano “sa” la “dimensione” del vaso, il modo in cui la creta si trasformerà in cottura, e così via. Potremmo dire che ne “sa” la forma possibile.
Nella reciprocità tra agente e agito, fra soggetto e oggetto, la tecnica sta nel mezzo e non è né buona né cattiva, ma efficiente o meno. Laddove questa reciprocità non si instaura, si genera una situazione di hybris, cioè una sorta di perversione nel rapporto tra uomo e natura.
Il modo di produzione digitale, oggi dominante, ha tutto per ritornare a questo pathos, così come ha in sé tutto per portare a totalità questa hybris: sta a noi governarlo.