Ma il Molise esiste o non esiste? È una domanda ironica che si fanno in tanti, normalmente coloro che non hanno mai visitato questa piccola lingua di terra tra gli Abruzzi e le Puglie (rigorosamente al plurale) e che rappresenta la Regione più piccola del nostro Paese, ma di certo una delle più interessanti.
Nel folklore generale questa che era una nobile contea medievale viene ricordata per le sue mozzarelle di Boiano, per la Fiat (ora FCA) di Termoli e poco altro. Ma tra montagne, fiumi e foreste quasi inesplorate, c’è una città che fa risuonare il Molise dappertutto in aree cristiane: Agnone.
Agnone è la sede della fonderia Marinelli, la più antica impresa familiare al mondo ancora attiva. La prima nella top-ten mondiale delle imprese familiari più longeve, una top-ten che vede tanta Italia al suo interno. Sono più di 1000 anni infatti che la famiglia Marinelli porta avanti la sua costruzione di campane nel cuore della provincia molisana. Oltre 700 anni che la famiglia Barovier di Murano, Venezia, ci stupisce con i suoi manufatti in vetro. È dal 1369 che i manufatti preziosi dei Torrini di Firenze incantano intenditori e non.
Le campane di Agnone sono un autentico pezzo di storia della nostra industria che è arrivata in tutto il mondo: dalla Cattedrale di Buenos Aires a Piazza San Pietro, dal Giappone alla Repubblica Centraficana passando per le Bahamas. Una storia che mette insieme tradizione e innovazione, metodo artigianale, pratica e anche una certa spiritualità dal sapore antico.
La sintesi di questa millenaria bottega è la “colata”, una vera e propria liturgia che rappresenta la parte conclusiva della produzione di campane. Si tratta del processo più delicato della produzione: il bronzo fonde a 1200 gradi in grandi forni alimentati a legna (sì, a legna, perché è più facile controllare la temperatura che si vuole raggiungere) e si versa in una forma di argilla che modellerà la campana. Il bronzo andrà a consolidarsi nella forma fino a riempirla.
Serve però una maniacale attenzione per fare in modo che tutto il metallo fuso vada a riempire la forma senza che la pressione termostatica vada ad alterare gli equilibri della forma, fosse anche di pochi millimetri. A questo modo si fa entrare aria con l conseguenza che si rompe la forma di argilla e di fatto si distrugge il lavoro di mesi. Sono minuti di profonda tensione. Una minima falla, una stonatura (perché le campane buone non stonano) e deve essere nuovamente rifusa.
Tutti i lavoratori si raccolgono attorno al forno e pregano, sì, pregano, affinché vada tutto bene. Come fosse un parto. E alla fine, quando lo “sbavo” calcolato di metallo viene fuori dalla forma, dando vita all’anima della campana – dimostrazione che il processo è stato positivamente ultimato – gli operai e artigiani si abbracciano e stringono le mani facendosi gli auguri. Una nuova nata in casa Marinelli, pronta a suonare su torri e cattedrali.
A generarla è stata la capacità tecnica e una competenza manuale che si tramanda da secoli, e non è un’esagerazione. Competenza che diventa arte quando si decora e personalizza il “mantello” di metallo. Arte che diventa spirito quando il mestiere si trasmette e diventa patrimonio culturale oltre che economico e “tecnologico”, perché le campane sono la voce di Dio, più laicamente la voce dell’Italia nel mondo.
Oggi lavorano per la Fonderia Marinelli più di 15 dipendenti guidati da Pasquale e Armando, i fratelli Marinelli. Hanno l’arduo compito di trasmettere un mestiere, ai propri figli ma anche a tutti coloro che amano la tradizione artigianale e industriale del nostro Paese, la sua storia, il suo suono. Magari qualcuno, leggendo, sarà incuriosito fino a scegliere questa professione per sé o per i propri figli. E magari andrà a visitare il Museo delle Campane che si trova proprio ad Agnone, indispensabile luogo di apprendimento e di rappresentazione della nostra grande eredità produttiva. Quindi, caro lettore, non chiederti per chi suona la campana (di Agnone). Essa suona anche per te.