Parigi letteraria
Parigi è diventata un mito nella letteratura francese e poi anche in quella straniera già nel Settecento. Un esempio di Parigi letteraria: Restif de la Bretonne nelle Nuits de Paris. Nel secolo successivo si raggiunge l’apice. Emile Zola consacra alla città un libro intitolato semplicemente Parigi, in cui elogia i suoi viali, la sua vita frenetica, i suoi negozi, i suoi monumenti e i suoi abitanti che ne rivelano una modernità trepidante.
Molti autori si sono dedicati esclusivamente alla sua storia, oppure al piacere di camminare per le sue strade, come Léon-Paul Fargue. In seguito, i Surrealisti hanno immaginato passeggiate dove il caso è il filo d’Arianna di peregrinazioni che mettono in luce la magia della nuova vita cittadina: Le Paysan de Paris de Louis Aragon, Nadja di André Breton, Les Dernières nuits de Paris de Philippe Soupault. E nessuno può dimenticare le folli corse lungo le arterie parigine che Louis-Ferdinand Céline descrive con una specie di furia futurista nel suo geniale romanzo Mort à crédit.
Indirizzari parigini
Numerosi libri sono stati scritti sui luoghi in cui hanno vissuto i grandi artisti o i grandi scrittori nella capitale francese. Ma mai nessuno ha avuto l’idea di scrivere un libro dove sono indicati con cura gli indirizzi della Parigi letteraria, quelli dei personaggi di romanzi memorabili ambientati nella Ville-Lumière.
Didier Blonde ha firmato un divertentissimo (e molto interessante) Carnet d’adresses (L’Arbalète Gallimard, 254 pagine). Ha dovuto effettuare diverse ricerche e consultare il vecchio Didot-Bottin alla Bibliothèque Nationale per ritrovare questi indirizzi di finzione. Probabilmente questo progetto è nato quando si è accorto che Arsène Lupin, il celebre gentleman-cambrioleur creato da Maurice Leblanc, si supponeva abitasse in incognito nella stessa strada dove vive a Neuilly, al n° 95 di rue Charles-Laffite. Ovviamente, non è raro che questi posti non corrispondano alle descrizioni fatte dagli autori. Ma esistono.
Intrecci umani e urbani
Basti considerare l’opera colossale di Honoré de Balzac, La Comédie humaine (che ha ridimensionato, ma non è mai stato in grado di finire perché è morto a cinquant’anni), per capire che quest’uomo che ha voluto descrivere la totalità della società del suo tempo è stato sempre meticoloso nella sua geografia romanzesca. Per esempio, quando parla del suo eroe Lucien Chardon de Rubempré, che figura in Splendeurs et misères des courtisanes (1837-1843), lo fa alloggiare prima in un albergo situato in rue de l’Echelle (oggi rue Cambon), poi in un albergo più misero in rue de Cluny (oggi rue Victor-Cousin); frequenta la rue Vendôme dove sta la sua amante, poi si sposta in rue Cassette, non lontana dalla chiesa di Saint-Sulpice. In seguito, sceglie una residenza più elegante in quai Malaquais per essere più vicino ad un’altra sua amante, Esther. Infine lo ritroviamo nel carcere della rue Payenne (oggi rue Malher).
Tale precisione nel dare vita a una Parigi letteraria serve a rendere più credibile la parabola di quest’uomo che arriva da Angoulême per affermarsi in società e finisce nel cimitero del Père-Lachaise. Nel caso di Stendhal si verifica un atteggiamento similare. Lucien Leuwen, nel libro omonimo (cominciato nel 1834 e mai finito, pubblicato nel 1844) abita al n° 43 de la rue de Londres, nel nuovo quartiere dell’Europa. Parigi cambia molto dall’inizio dell’Ottocento e i nuovi quartieri vengono subito utilizzati dagli scrittori. Nei Misérables (1862), Victor Hugo pensa a dare prima un rifugio a Jean Valjean al n° 50-52 del boulevard de l’Hôpital, poi lo nasconde nel convento del Petit-rue Picpus, (oggi rue Picpus). Dopo, in quanto uomo ricco e potente, lo fa stabilire in rue Plumet, dove può godere anche di un bel giardino (egli possiede anche un appartamento in rue de l’Homme-Armé).
Geografie letterarie moderne
Con delizia si risale nel tempo dei romanzi per arrivare ai giorni d’oggi. Tra tutti gli autori che hanno usato la pianta di una Parigi letteraria per costruire i propri intrecci, è utile citare Patrick Modiano. Quasi tutti i suoi romanzi sono un’esplorazione di varie parti della capitale, spesso di luoghi senza un grande interesse storico, monumentale o d’altro tipo. Per citare solo Une jeunesse (1981), i suoi personaggi si trovano in strade di poca importanza come la rue Langeac, dove abita Louis, Odile abita in una mansarda oltre la Porte Champerret e poi, quando sposa Louis, risiede con lui in uno studio al n° 18 bis della triste rue Caulaincourt, dietro Montmartre.
Didier Blonde ci offre un nuovo modo di leggere la letteratura transalpina e di visitare Parigi – una Parigi che esiste(o esisteva) veramente, ma che ha senso e peso solo nella mente degli scrittori.