Certo Milano non è come Maiorca, la principale isola delle Baleari. Milano ha un’economia diversificata. Quella dell’isola spagnola è invece una monocultura turistica. I turisti che arrivavano a Milano sui voli anche low cost come Easyjet e Rayanair erano una decina di milioni. Quelli a Maiorca un paio di milioni. Molti erano turisti tutto compreso poco amati dalle elite, però tenevano in piedi l’economia dell’isola e avevano un ruolo importante ma non determinante in quella di Milano. Quando sono scomparsi a Maiorca è stato inferto un colpo mortale.
Ma anche Milano ha sofferto imprevedibilmente molto di più di quanto si pensasse. I lavoratori che gravitano sul settore dell’accoglienza e del turismo non percepiscono né alti stipendi né hanno la sicurezza del posto. Come si è visto durante la crisi del Covid i grandi alberghi milanesi sono stati rapidissimi nel ridurre il numero dei loro dipendenti.
Altro settore simbolico della crisi presente è la logistica. Sono proprio le aree della logistica, come quella che da Piacenza via Codogno arriva a Bergamo, tutte intorno a Milano come una grande mezzaluna, la culla del Covid. Anche a Bologna il focolaio è scoppiato proprio in una ditta, la Bartolini, tra le principali in Italia nel settore dei trasporti.
Queste sono due categorie di lavoratori che insieme a quelle definite necessarie hanno molto sofferto per il Covid.Le categorie necessarie sono gli infermieri negli ospedali, i lavoratori dei grandi centri commerciali oltre a molti dipendenti pubblici e comunali nei servizi. Senza di loro i grandi centri urbani semplicemente non funzionano. Tutte queste categorie, necessarie e non, hanno una caratteristica comune: stipendi bassi e scarsa capacità contrattuale.
Fino ad ora le politiche verso questi settori dell’economia erano improntate a un lasciar fare alle circostanze. Da quando è arrivato il Covid ogni forza politica ha incominciato a pensare che devono essere sviluppati interventi di sostegno. La polarizzazione tra redditi alti e bassi con una riduzione delle vie di mezzo è difficilmente superabile. Forse è un dato strutturale.
Ma i “Key Workers”, i lavoratori necessari e la vasta platea di quelli legati a occupazioni fragili come turismo e logistica, saranno un tema centrale di tutte le prossime elezioni comunali, regionali o politiche. La politica si è resa conto delle contraddizioni di molte scelte. Favorire lo smart working, o lavoro a distanza, può avere effetti catastrofici. Per chi lo fa è un vantaggio ma spesso così si determina la chiusura di attività commerciali e di servizio di intere parti di città.
Senza clienti non c’è più ragione per bar e ristoranti di continuare. Risultato: crescita della disoccupazione. Era una scelta che tutti davano per brillante e senza effetti negativi. Non era vero.