“Morte di un commesso viaggiatore”, Michele Placido dopo Alessandro Haber
Una prima teatrale sofferta, quella di Michele Placido al Teatro Franco Parenti, in Morte di un commesso viaggiatore dal testo di Arthur Miller. Il ruolo del protagonista, originariamente sostenuto da Alessandro Haber, è passato al noto attore pugliese per l’abbandono di Haber, causato da problemi di salute. Ed è la stessa direttrice del teatro milanese, Andrée Ruth Shammah, a darne notizia al pubblico.
Il pubblico ritorna, in mascherina
Così, dopo due ore e mezza di recitazione priva di sbavature, contenuta negli spazi che il drammaturgo statunitense aveva creato nel suo testo e una regia a cui nulla può essere contestato, Placido rende onore al pubblico presente in sala. Si commuove pensando ai due anni di pandemia, che hanno azzerato il lavoro degli artisti. Si emoziona guardando gli spettatori che, coraggiosamente, in mascherina, hanno deciso di tornare a riempire le sale dei teatri. Nonostante manchino all’appello molti affezionati, forse ancora impauriti dall’andamento incerto del virus Sars-CoV2.
Una parabola moderna e discendente
I “coraggiosi” assistono alla storia di Willy Loman e alla sua parabola discendente che, come dal titolo si può dedurre, lo condurrà ad una fine tragica. Un testo capitale nella letteratura americana degli anni ’50, sempre in auge grazie al sottotesto che, in ogni tempo e a ogni latitudine, è motivo di seria riflessione. L’uomo, i desideri materiali, il pensiero del successo che passa attraverso il denaro, la competizione, la fragilità dell’essere. Gli anni ’50 sono quelli di Miller, di Tennessee Williams, che gli autori descrivevano senza alcun rigurgito di positivismo.
Gli Stati Uniti, luogo di grandi fortune e immensi fallimenti. Considerati il paradiso dell’umana realizzazione, nel testo di Miller sono svestiti di allure. Mostrati nel più lugubre, condannabile e vuoto spessore delle anime, gli Usa escono dal testo come il peggiore dei luoghi dove vivere.
Essere, avere e la tragedia del commesso viaggiatore
La famiglia perfetta è tale solo in apparenza: figli che nutrono livore per il padre ormai sull’orlo del fallimento, cugini considerati incapaci e diventati ricchi.
Il filo della storia è ben tenuto insieme dalla regia di Leo Muscato, grazie alla quale le intrusioni di episodi di vita già vissuta spiegano e dispiegano la disperazione dell’uomo Willy. Di fronte ai figli nullafacenti, i bravissimi Fabio Mascagni e Michele Venitucci, che non gli perdonano gli insuccessi lavorativi, Loman vede sgretolarsi l’agognato sogno di libertà. Strangolato dai debiti e dall’incapacità di superare il disonore della sconfitta, Willy Loman è il personaggio tragico novecentesco più attuale che mai. Michele Placido gli fornisce voce e corpo nella misura necessaria e opportuna. Sempre in equilibrio e ben dosato nel drammatico travaglio del personaggio, prima pieno di aspettative, poi deluso e arrancante, infine disperato.
La figura di una donna, sempre accanto a Willy, è l’emblema della sicurezza: Linda, moglie di Willy, non smette di credere nel coniuge. Il segno dell’amore indefesso, che non sempre, però, salva. Alvia Reale è il riferimento familiare, è una splendida Linda.
La fine è nota. Ma vale davvero la pena rivederla a teatro, nella versione di Muscato.
Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller, traduzione di Masolino D’Amico, con Michele Placido, Alvia Reale, Fabio Mascagni, Michele Venitucci, Stefano Quatrosi, Beniamino Zannoni, Paolo Gattini, Caterina Paolinelli, Margherita Mannino, Gianluca Pantosti, Eleonora Panizzo, con la partecipazione di Duccio Camerini; regia di Leo Muscato; produzione GOLDENART PRODUCTION in coproduzione con Teatro Stabile del Veneto e Teatro Stabile di Bolzano. Teatro Franco Parenti, Milano, fino al 1 maggio 2022.
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