Memoria per Sergio Ragalzi

Memoria per Sergio Ragalzi

Ci ha lasciato Sergio Ragalzi (era nato a Torino nel 1951), serissimo, rigoroso intransigente scultore e pittore piemontese, ricercatore accanito capace di tenere un filo rosso lungo le varie fasi della sua arte: dagli iniziali “Relitti sessuali”, ai Kloni, alle Scimmie, agli Insetti, ai Virus, ecc. Ma vanno ricordate le primordiali Ombre Atomiche.

Di lui si accorge Fabio Sargentini, nel 1984, quando fa rinascere la famosa galleria L’Attico. Da allora il cammino di Ragalzi prosegue con mostre sempre selezionate e accurate. Non un “mostrista” ma artista per il quale l’esibizione, personale o collettiva che fosse, era l’occasione in cui presentare qualcosa di significativo da provocare gli appassionati.

Cè un senso di degenerazione che accompagna il suo lavoro, di disfacimento, di orrore (della guerra e delle guerre). Dal Giappone, alla Germania, Francia, ecc., il suo “gotico industriale” (a cui è stato associato) ha lasciato il segno in chi ha visto le sue opere. Segno conturbante, ma anche di forte pregnanza linguistica, figure, animali ecc. di grande impatto visivo ed emotivo.

Memoria per Sergio Ragalzi
Sergio Ragalzi, Virus, ph www.sergioragalzi.it

Non gli è mancata la provocazione dell’arte informale, ma solo come stimolo alla gestualità senza per questo calarsi in nessuno dei rivoli di quella grande estesissima poetica. Sta di fatto che, come ha scritto Rudi Fuchs due anni dopo l’esordio dell’artista, si tratta di “figure che emergono dalla terra come corpi morti neri come la Storia”. E non manca il suo ”Urlo”. Diverso da quello Munch, perché terribile, temibile, come forte scossa tellurica, come vomito nero che viene dal centro della terra.

Il suo lavoro, in ognuna delle serie a cui è approdato, è tutto un urlo.