Non è solo teatro e non è solo danza. Marco D’Agostin pratica la contaminazione, il melting-pop. Giovane artista di Valdobbiadene, classe 1987, è anche performer, danzatore, coreografo e regista. Per il triennio 22/24 artista associato al Piccolo Teatro di Milano.
Claudio Longhi, attento direttore del teatro milanese, ha visto in lui – come del resto nella totalità degli artisti scelti a rappresentare il teatro e tutte le sue declinazioni – un eccellente rappresentate delle arti visive intese nel modo più ampio possibile. Così, gli offre il Piccolo per una personale con tre lavori nell’ambito della seconda edizione del Festival Presente Indicativo, col sottotitolo Milano Porta Europa.
Il passato e il presente si intersecano nella sensibilità creatrice di D’Agostin che, nato e cresciuto fra le vette innevate, sceglie lo sci di fondo quale sport per la pratica agonistica. Ma, in assenza di una significativa spinta motivazionale (escludendo la venerazione per Stefania Belmondo, campionessa dello sci di fondo che, in gara e nonostante il freddo intenso, gareggiava con le maniche arrotolate intorno alle esili braccia), decide di orientarsi ad altro.
Inizia a danzare e viene notato da alcuni grandi coreografi. Invitato a partecipare a numerosi festival internazionali, Marco D’Agostin attira con le sue performance potenti e innovative. Ciò che appare chiaro è quanto sia risultata importante l’esperienza con Alessandro Sciarrino. Quest’ultimo possiede un’impostazione da artista visivo totale, con un carattere performativo di stampo duchampiano a cui si aggiunge una carica energetica destinata a raggiungere lo stress delle capacità fisiche dell’artista, sino ai limiti possibili.
Marco D’Agostin impara da Sciarrino: First Love, Gli anni (andati in scena il 4 5 maggio) e Avalanche (6 e 7 maggio), lavoro “ancora vivo perché inattuale” (sic), sono creazioni nelle quali le capacità dei performer sono portate all’estremo, senza accantonare il principio che muove l’artista in ogni lavoro. Un principio che lega ieri e oggi guardando al domani: la memoria di ogni singolo individuo diventa collante della collettività, patrimonio comune esperienziale. Le emozioni, che scaturiscono dai movimenti del performer, in scena sono trasmessi al pubblico e, in funzione dei segnali “febbrili” restituiti dal pubblico, la performance subisce adattamenti.
Soprattutto ne Gli anni avviene un capitale passaggio energetico. Così, la danzatrice performer Marta Ciappina, amica di lunga data di Marco D’Agostin, con la sua storia segnata da un fatto personale terribile, stabilisce un contatto emotivo con gli spettatori”, le cui reazioni, percepite dalla performer, conferiscono al lavoro caratteri unici e irripetibili.
La personale di D’Agostin è inserita nell’ambito del Festival Presente Indicativo – Milano Porta Europa, del quale l’artista performer onora il nome e il senso. Ciò perché presente, passato e futuro sono le basi del Festival teso verso l’Europa, anche in forza della denominazione del Piccolo. Resta il fatto che balza agli occhi l’emergenza verso un tema socio-politico, oggi e per sempre, a favore di un’Europa unita che invece vacilla, a dispetto del mondo delle Arti, più unito che mai.
Avalanche, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatro Studio Melato
concept e coreografia Marco D’Agostin
con Marco D’Agostin, Teresa Silva
suono Pablo Esbert Lilienfeld
luci Abigail Fowler
vocal coach Melanie Pappenheim
direzione tecnica Paolo Tizianel
cura e promozione Marco Villari
coproduzione Rencontres Chorégraphiques de Sein-Saint-Denis, VAN, Marche Teatro, CCNN de Nantes
con il supporto di O Espaco do Tempo, Centrale Fies, PACT Zollverein, CSC/OperaEstate Festival, Tanzhaus Zurich, Sala Hiroshima, ResiDance XL – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche (azione della Rete Anticorpi XL – Network Giovane Danza D’autore coordinata da L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino)
Spettacolo multilingue senza sovratitoli. Ultima replica 7 maggio 2024