Les Editions du Canoë sono state create nel 2017. La direttrice, Colette Lambrichs, quando ha preso questa decisione, si è chiesta se l’impresa fosse presuntuosa, troppo audace, un po’ folle, in poche parole. Non ha voluto decidere una linea di condotta precisa. Ha lasciato il campo alla ricerca aperta, dando a tutti la possibilità di pubblicare romanzi, racconti, saggi di ogni tipo senza avere un’idea preconcetta. É un’editrice con, alle spalle, una lunga esperienza in questo settore.
All’inizio…
Nata a Bruxelles, compie studi di filosofia e di storia dell’arte. Lavora nelle gallerie d’arte, poi fonda il Ready-Made Museum e cura delle mostre, tra cui, al Palazzo delle Belle Arti, «La Vénus de Milo ou les dangers de la célébrité». Fa parte della redazione della rivista «Obliques». Nel ’72 decide di andare a vivere a Parigi. Prima lavora per una galleria fondata da Skira. Incontra Joachim Vital, che ha creato una casa editrice, Les Editions de la Différence, nel ’75. Diventa la sua principale collaboratrice. Vengono stampati più o meno 2.000 libri. Pubblica due romanzi e delle raccolte di racconti: «Tableaux noirs» (1980), «Histoire de la peinture» (1988), «Doux leurres» (1997), «La Guerre» (2002), «Logiques de l’ombre» (2006) ed «Eléonore» (2013). Dopo la morte di Vital nel 2010, continua l’avventura, che finisce nel 2017. Ma, prima, espone le sue opere in « papier mâché », che rivelano il suo talento artistico.
Se l’ambizione di questa giovane casa editrice sembra modesta, vale la pena sottolineare che il logo è stato disegnato dall’artista cinetico argentino Julio Le Parc. I primi titoli usciti sottolineano l’eclettismo voluto da Colette Lambrichs. C’è stato «Tombeau pour Damien», di Claire Fourier, che racconta la vita e la fine terribile dell’uomo che aveva tentato di uccidere Luigi XV. André Bouny ha narrato i propri viaggi nel Vietnam dopo la guerra, facendo scoprire le grandi bellezze di questo Paese, ma anche le numerose ferite che ha lasciato ancora oggi questo conflitto.
Costruzione di una biblioteca
L’architetto Roland Castro, in un opuscolo dal titolo «Le Corbusier n’a pas rencontré Freud» ha scritto pagine molto polemiche sul senso dell’architettura del nostro tempo, dopo il fallimento delle costruzioni di periferia che si sono rivelate dei ghetti con mille problemi economici e sociali. Lina Lachgar ha prodotto un bel saggio su Max Jacob, l’infelice poeta, ebreo convertito al cattolicesimo, omosessuale, amico intimo di Picasso e di Modigliani, che si è rivelato uno dei più grandi scrittori francesi del primo Novecento e che è morto nel campo di Drancy vicino Parigi nel ’44.
La studiosa cerca di analizzare tutte le contraddizioni di quest’uomo strano e talentuoso per far comprendere meglio e anche leggere con un occhio nuovo la sua opera. Les Editions du Canoë pubblicano anche il poeta francese Michel Bulteau e una lunga intervista di Claude Margat, specialista della Cina, ma anche pittore, con Olivier Desgranges («L’Echappée chinoise»).
La direttrice sa notare, infine, il Soulages di Jacques Bellefroid e soprattutto «Le Roman tchèque» del grande pensatore ceco Ladislav Klima.
Ma il primo libro ad avere un grande successo di vendita è quello di un autore russo di romanzi di fantascienza, Julian Semenov, «La Taupe rouge». Prevede di fare uscire un altro titolo dello stesso autore per l’autunno: «Des Diamants pour le prolétariat». Per concludere questo breve panorama, non si può non parlare dei libri d’arte, come l’imponente monografia di Julio Le Parc, in collaborazione con le Editions Exils, un’altra di Martha Le Parc, meno conosciuta di suo marito, ma di grande valore, e il bellissimo libro sui gioielli di Gabrielle Haardt, occasione d’una retrospettiva nella capitale francese.
E poi arrivò il Covid…
Come è accaduto anche alle altre case editrici parigine, l’epidemia recente ha obbligato Les Editions du Canoë a sospendere le proprie pubblicazioni. Adesso esce un dialogo, di rara qualità, tra il romanziere Jacques Roubaud, matematico di formazione, e Michel Chaillou, scomparso di recente, professore di letteratura e grande appassionato di geografia.
Vi sono delle conversazioni, tenutesi tra il 1992 e il 1993, tra due figure poco note ma importanti della storia, Balthasar Baro, segretario del grande poeta Honoré d’Urfé (è lui che ha finito la sua magna opera, «L’Astrée») e Arthur Cayley, grande innovatore nel campo dell’algebra. I due uomini si ritrovano sulla spiaggia d’Etretat in Normandia, luogo dove Claude Monet è venuto a dipingere come