Una grande mostra a Palazzo Reale, a Milano, fino al 30 Gennaio 2022, curata da Francesca Alfano Miglietti, promossa e prodotta dal Comune di Milano Cultura. “Corpus Domini. Dal corpo glorioso alle rovine dell’anima” è un progetto espositivo di ricerca che si prefigge di offrire ai visitatori un’esperienza assolutamente privata. Una mostra caratterizzata da un forte impatto visivo e da rigorose ed effervescenti suggestioni intellettuali. Un percorso ampio che evidenzia come è cambiato, nel corso degli ultimi cinquant’anni, il modo di rappresentare il corpo.
Il corpo nella lezione di Lea Vergine
Il progetto nasce da un’approfondita ricerca storico-artistica che trova la sua radice nel lavoro di Lea Vergine, scomparsa un anno fa, a cui è dedicata la prima sala del percorso espositivo. In questo sono esposte opere della sua collezione privata, alcune delle quali hanno caratterizzato il suo percorso critico, e poi libri, documenti e fotografie. Tutti i materiali testimoniano la sua preziosa e singolare ricerca nel campo della Body art, un riferimento imprescindibile per la tematica del corpo.
Il corpo tra materia e spirito, tra presenza e assenza
Nei circa mille metri quadrati di superficie viene rappresentato il corpo nell’arte dagli anni Settanta a oggi, tra materia e spirito, tra presenza e assenza.
Attraversando le sale si ha la sensazione di essere controllati da figure ignote, da fantasie più vere della realtà, in un immaginario vivente allestito in uno spazio al di fuori della propria storia: nessuna drammaturgia nonostante la forte presenza dei corpi o dei loro resti; solamente immagini che denunciano un martire, un testimone, un turista, assoggettato alle ai comportamenti di massa.
Consapevolezza e ribellione in molteplici declinazioni
Sono 34 gli artisti coinvolti riconosciuti internazionalmente, 111 le opere esposte, tra installazioni (anche con video), sculture, disegni, dipinti, fotografie. Essa raccontano il corpo della consapevolezza, della ribellione, dell’alter ego, in tutte le sue molteplici declinazioni. Una mostra a carattere filosofico, sociologico, e antropologico. Precisa infatti la curatrice: “Perché in questa epoca incerta, come incerto è il ruolo degli umani sul pianeta, in questo mondo simulato, che ha destabilizzato principi e modelli della realtà, si è inevitabilmente compromesso il concetto di umanità”.
Dalla Body art all’Iperrealismo alla “Risata continua di D’io”
Questo concetto viene indagato nel passaggio dalla Body art all’Iperrealismo, con la conseguente rappresentazione di due tipi di corpi. Corpi perfetti, da esibizionismo e corpi dei lavoratori, dei malati, e dei perseguitati che esistono in quanto categoria.
Tra queste figurazioni l’eros è soggetto a un possibile fraintendimento. Si mostra nella sua condizione di dolorosa beatitudine che non trova compimento nel denudare il corpo. Ad esempio, la condizione dell’assenza in opere come “Risata continua di D’io” del 1971 di Gino De Dominicis ci pone davanti a un linguaggio dove l’assenza diventa più forte dell’oggetto stesso.
Una dedica a Lea Vergine, Christian Boltanski, Gino Strada
“Questa mostra è dedicata a tre figure per me importanti – dice Alfano Miglietti – Lea Vergine, Christian Boltanski, scomparso da poco, presente con l’opera La Terril Grand-Hornu (2015) e Gino Strada. Sono tre persone con cui ho lavorato durante questa mostra. E devo dire che tutte e tre avevano un modo fantastico di essere disubbidienti ed eleganti.”
Gli autori proposti: AES+F, Janine Antoni, Yael Bartana, Zharko Basheski, Joseph Beuys, Christian Boltanski, Vlassis Caniaris, Chen Zhen, John DeAndrea, Gino de Dominicis, Carole A. Feuerman, Franko B, Robert Gober, Antony Gormley, Duane Hanson, Alfredo Jaar, Kimsooja, Joseph Kosuth, Charles LeDray, Robert Longo, Urs Lüthi, Ibrahim Mahama, Fabio Mauri, Oscar Muñoz, Gina Pane, Marc Quinn, Carol Rama, Michal Rovner, Andres Serrano, Chiharu Shiota, Marc Sijan, Dayanita Singh, Sun Yuan & Peng Yu, Gavin Turk.
Per l’occasione è stato pubblicato un catalogo ricco di immagini, bilingue (italiano – inglese), Marsilio Editori, che contiene un saggio della curatrice. Ci sono i contributi di Vincenzo Argentieri, Franco Berardi “Bifo”, Furio Colombo, Francesca Giacomelli, Gianfranco Ravasi, Massimo Recalcati, Chiara Spangaro, Gino Strada, Moreno Zani.