Il panorama abitativo ambrosiano
Il 12% dei milanesi vive in case popolari. Si tratta di più di 70 mila abitazioni. Le case popolari di proprietà comunale amministrate da MM e quelle della regione, le Aler, sono un’ossessione del sindaco Sala.
Nei quartieri più popolari dove la loro concentrazione pesa, l’astensionismo soprattutto al secondo turno delle elezioni comunali è stato altissimo e l’avversario di Fratelli d’Italia e Lega, il candidato sindaco Bernardo, spesso ha vinto con quasi il doppio dei voti. Sono i quartieri difficili della Bovisasca, Ponte Lambro, San Leonardo, Forlanini, Corvetto o altri, come San Siro, spaccati in due parti completamente aliene.
Differenti strategie
Pier Francesco Maran, enfant prodige già assessore all’Urbanistica durante il primo mandato di Sala, ma esordio con il sindaco Pisapia, propone una gestione unitaria sia per le case popolari del Comune che per quelle della Regione.
Il sindaco Sala dopo aver vinto al primo turno si è precipitato a Roma per prenotarsi i fondi europei del PNRR. Nella nuova giunta l’assessore Pierfrancesco Maran ottiene la delega alla casa e al piano quartieri. É un assessore di peso massimo quasi da maschio alfa.
Maran è tutto il contrario, cultore dell’understatement, metodico e gran lavoratore ma il compito assegnatoli dal sindaco Sala nonostante l’entità dei fondi, per ora solo sulla carta, è da far tremare i polsi. Innanzitutto si dovrà convincere la Regione Lombardia che una gestione comune è conveniente non solo dal punto di vista economico ma anche da quello politico.
Non è facilissimo perché nel 2023 ci sono le elezioni e in discussione c’è anche una nuova legge sulla Sanità regionale. Nei palazzoni vetrati della Regione ora regna Letizia Moratti assessore alla Sanità, interlocutore duro e molto documentato. Il comune di Milano e l’assessore Maran offrono uno sperimentato gestore comune MM, Metropolitana Milanese, ma il terreno è ingombro da ogni tipo di detrito, passività di bilancio accumulate, mancate manutenzioni, debiti e occupazioni abusive.
Un nuovo modello
Li può aiutare il fatto che in Europa l’aria è cambiata. Ora il modello è Vienna. Il 60% delle abitazioni è posseduto dal municipio di Vienna. La proprietà pubblica ha favorito una buona gestione del patrimonio. Vienna non ha mai voluto come altre capitali europee dismettere e privatizzare a prezzi irrisori le case popolari, come invece è stato fatto a Londra e Berlino, salvo poi pentirsi amaramente. Il problema di Milano è che molto conveniente dal punto di vista del costo del lavoro rispetto agli grandi centri europei, con cui è in concorrenza, ma rispetto all’Italia e carissima.
Certo bisogna far media con la sterminata area metropolitana che arriva a comprendere con tutte le propaggini anche 6 dei 10 milioni di abitanti della regione. Ma il fatto rimane Milano deve diventare più conveniente e il patrimonio pubblico abitativo è un primo tassello.
Sul rinnovamento delle case popolari il sindaco Sala con l’assessore Maran si giocano la possibilità di poter continuare con le rigenerazioni urbane e il modello Milano. Senza una buona gestione e sviluppo delle prime non ci sarà spazio politico e consenso per la Milano sfavillante e ricca.