Il lungo applauso a Sergio Mattarella, implicito incoraggiamento a restare
“Si è iniziato con una “rejuvenation” politica”, avrebbe detto Xi Jinping impegnato in quella della Cina. Come altre volte nella sua storia non recente alla Scala il pubblico ha fatto politica. La platea, palchi e loggione hanno chiesto compatti il bis. Formalmente al direttore, il maestro Riccardo Chailly, ma di fatto a Sergio Mattarella.
Un secondo mandato forse completo o una semplice prolunga fino alle elezioni della primavera 2023. Qualcosa che ha riempito di orrore lo schieramento dei costituzionalisti, da quelli del Corriere a quelli su You Tube. Altri facendo riferimento alle insormontabili differenze di prezzo della poltrona in platea, palco e loggione hanno inteso un’unità del pubblico al di là delle classi sociali.
Gli italiani, alla Scala spettatori entusiasti del Macbeth verdiano uniti a grande maggioranza per la rielezione di Mattarella, si contrappongono a un mondo politico diviso e divisivo. Ma questa è antipolitica. Il presidente Mattarella, accolto dal sovrintendente Dominique Meyer, non sotto il portico esterno ma nel primo salone d’entrata, in gergo la tonnara, attraversato da terribili correnti d’aria perché si erano volute per precauzione anti covid tutte le finestre spalancate, ha comunque ribadito di non essere disponibile per un secondo mandato.
Da Macbeth, un monito per l’oggi
Per il regista Davide Livermore il Macbeth, tiranno sanguinario del Medio Evo secondo Shakespeare, reinterpretato da Verdi come dramma dell’oppressore straniero contro la libertà dei popoli, è diventato un autocrate, un despota del XXI secolo che calpesta la gente. Minacciose scenografie ispirate a Fritz Lang hanno accompagnato l’oscura brama di potere e dominio di Macbeth.
Il futuro della Scala
Per il pubblico che assisteva al Macbeth alla Scala e per gli spettatori che la seguivano in TV sono state però due rappresentazioni differenti che indicano il futuro della Scala. Gli spettatori televisivi hanno goduto in modo dettagliato delle scene dentro l’ascensore ascendente e discendente al centro del palco. Non si può dire lo stesso invece per il pubblico dalla platea, che ha fatto fatica a vedere causa le grate vecchio stile della cabina.
Il teatro milanese è un grandissimo prenditore di fondi pubblici. I cui costi sono elevatissimi, un orchestrale di questa costa il doppio di uno dell’Orchestra Verdi.
Le rappresentazioni non solo in streaming ma poi anche con edizioni digitali in collaborazione con la RAI sono un progetto interessante ma anche necessario per il futuro per trovare una qualche forma di equilibrio economico meno precario di quello attuale. Lo spostamento dei laboratori dall’Ansaldo a Rubattino è in quest’ottica.
Le mille rose, e non solo, di Giorgio Armani
Poi c’è il parterre e il red carpet che è stato decisamente sottovalutato. All’insegna della austera partecipazione di Mattarella la mondanità è stata compressa. Giorgio Armani diventato socio e sostenitore della Scala ha offerto mille rose per l’allestimento floreale dei palchi.
Il presidente Mattarella insieme alla figlia, il sindaco di Milano con la compagna Chiara Bazoli, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, il ministro Dario Franceschini apparivano come dietro a un rigoglioso roseto.
É stato intervistato a lungo da Bruno Vespa il presentatore televisivo Alessandro Cattelan, ma non sono emersi punti originali. Con questa rappresentazione il Teatro alla Scala ha bruciato teatri concorrenti stranieri che non hanno osato riaprire per paura del Covid.
Gli altri teatri
Nei giorni seguenti alla prima scaligera dopo 22 anni di chiusura è stato riaperto il Teatro Lirico. Il Comune di Milano ha inoltre annunciato che il Teatro Dal Verme sarebbe ritornato di sua completa proprietà.