Tempi di guerra, cosa accade nel mondo della danza
Valerij Abisalovič Gergiev, nume del teatro Mariinskiji di San Pietroburgo per musica e balletto, non dirigerà l’orchestra alla Scala di Milano e il soprano Anna Jur’evna Netrebko non canterà. Ha rinunciato.
A Mosca si è dimessa la direttrice del Meyerhold Center, il teatro statale, Elena Kovalskaya. Prima di lei si era ritirato Tugan Sokhiev, direttore musicale del Teatro Bol’šoj, che si divideva tra la Russia e la Francia. Nel Paese di Emmanuel Macron, Sokhiev era alla testa dell’Orchestre National du Capitole de Toulouse: abbandonata anch’essa.
Coreografi e ballerini: la danza rifiuta la guerra
Alexei Ratmanski, già direttore del balletto al Bol’šoj dal 2004 al 2008, uno dei maggiori coreografi viventi, residente ora all’American Ballet Theatre, di radici russo-ebree-ucraine, ha lasciato a metà una creazione sull’Arte della Fuga di Bach a cui stava lavorando al Bol’šoj, andandosene.
Jacopo Tissi, nominato étoile lo scorso dicembre al Bol’šoj, il primo italiano in quella posizione apicale, ha dato le dimissioni. Ha espresso gratitudine ai maestri e ai colleghi russi, ma ha anche aggiunto di essere troppo choccato dalla guerra per poter restare a Mosca. Il Ministro della Cultura italiana, Dario Franceschini, lo ha definito “non solo un grande artista, ma un grande italiano” di cui andare fieri.
Anche Xander Parish, star inglese del Mariinskiji, ha lasciato la compagnia e la Russia.
Mentre Oleksii Potiomkin, primo ballerino del teatro dell’Opera di Kiev ha abbandonato le scene per “andare a difendere il suo Paese”. Ha rinunciato alla bellezza della danza, per amore del suo paese in guerra.
Le compagnie di ballo
Intanto il Kiev City Ballet, diretto da Ivan Kozlov e Ekaterina Kozlova, in tour francese con i suoi venticinque componenti, è stato accolto “in residenza” al Théâtre du Châtelet parigino. Anna Hidalgo, sindaco della capitale francese, li ha fortemente voluti. Qui si presentano con estratti di balletti di grande repertorio, classi e prove. Dopo alcune recite previste in Polonia, torneranno in Ucraina?
Sorte peggiore per il tour del balletto del Bol’šoj a Londra e a Madrid, annullato, nonostante il direttore del ballo, Vladimir Urin, si sia espresso con un appello in favore della pace.
E anche la tournée italiana dello Yakobson Ballet è stata cancellata. Leonid Yakobson, a cui la compagnia è intitolata, era un innovatore coraggioso. Egli ha sfidato l’establishment con la sua versione di The Golden Age, su musica di Dmítrij Dmítrievič Šostakóvič nel 1930 e con le sue “miniature coreografiche” su misura per gli interpreti negli anni Cinquanta.
Gli eventi culturali: la danza e altro in tempi di guerra
La Russia non parteciperà alla Biennale dell’Arte di Venezia 2022 per il forfait degli artisti Alexandra Sukhareva e Kirill Savchenkov d’intesa con il curatore Raimundas Malaauskas, a causa del conflitto.
Per contro Sergei Polunin, divo ucraino-putiniano dichiarato, con un famoso tatuaggio del leader russo sul petto poi rimosso, non ha rilasciato dichiarazioni.
Svetlana Zakharova, ucraina del Bol’šoj, eletta alla Duma nella lista di Putin – secondo la grande tradizione russa: prima ballerine dell’Impero, come nel notissimo caso di Matilda Kschessinskaya, amante dello Zar, e poi dive di Stato – parteciperà al gala per Carla Fracci in aprile alla Scala? E Olga Smirnova arriverà a Milano da San Pietroburgo?
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