Un’introduzione
Carmelo Strano
Tra il terreno del visivo e quello letterario, Fausta Squatriti continua ad insinuare indefessamente la sua forte immaginazione e la sua naturale e provocatrice spinta compositiva. Ogni lavoro si carica di messaggi apparentemente espliciti. Essi in realtà si annidano elegantemente nel suo originalissimo mondo poetico e formale. Ogni lavoro ha il suo quoziente di meravigliante sorpresa, spesso espresso in lavori in serie o cicli. Nell’assieme, tra metafore implicite e più chiare, cogli un senso di epopea. La varietà dei temi trattati, la ricchezza degli esiti semantici e formali, le allusioni sottili, le metafore contenute e mai retoriche, le dimensioni temporali che colludono variamente, tra presente e passato: ecco il suo leit motiv. Al fondo, una cultura classica vagliata dalla storia, particolarmente dall’arte, e dai diversi percorsi di ricerca, variegati ma puntualmente consonanti.
Per quanto attiene più direttamente alla sua poesia, ecco questo inedito “La coda del diavolo”. Si tratta di un poemetto ben articolato intorno al tema metaforico espresso nel titolo di cui si offre adesso una parte. Si coglie subito il dotto dominio del suo versificare mosso ora da impostazione classica ora dalle “rotture” delle neoavanguardie dagli anni sessanta in poi. Se la classicità governa la struttura compositiva, la rottura si fissa nel ritmo. Un leit motiv della dimensione classica è l’anastrofe, la figura retorica con cui l’ordine sintattico delle parole tra loro correlate subisce un’inversione. Si trova, ad esempio, “Alba senza giorno/trattiene/ della luce il riflesso”; oppure: “affonda dei vinti la vendetta”. Cogli subito un’atmosfera tra il misterico e il teosofico (un laboratorio non canonico ma tutto suo) che avvolge le ansie anche concrete e quotidiane per taluni valori umani e sociali. E pare qua e là che queste ansie stiano per esplodere. Ma il drive passionale viene raffrenato in qualche modo da una tesa, e non quieta, razionalità equilibrante. La coda del diavolo non si ritrae mai, è sempre in azione e si insinua, sicché “pietà morta in culla/ pareggia equità”. E sbotta, quasi sardonicamente, il poeta: “Ma non erano beati i poveri di spirito?”. I versi si accavallano ma il pensiero li raccorda: “Meno di poco/sull’amaro palato/ è il dono sperato dai più”. Pietre che colpiscono.
An introduction
Carmelo Strano
Between the visual and the literary fields, Fausta Squatriti goes on endlessly creeping in her strong imagination and her natural and provocative compositional drive. Each work bears apparently explicit messages. Actually, they elegantly lurk in her very original poetic and formal world. Each work has its own rate of astonishing surprise even on the occasions of her series or cycles. Overall, among her implicit and clearer metaphors, you get a sense of epic. The variety of her usual topics, the richness of her semantic and formal outcomes, the subtle allusions, the restrained and never rhetorical metaphors, the temporal dimensions that variously go together, between present and past: this is her leit motif. At the bottom, a classical culture under the patronage of history, particularly art history, and by her various research paths, changeable but always consonant.
As far as her poetry is concerned, here is this unpublished “The devil’s tail”. It is a well-articulated poem around the metaphorical theme expressed in the title. It is now partially offered. You can immediately catch the well routed control of her versifying which is moved either by a classical approach or by the upheavals tied to the neo-avant-gardes from the 1960s onwards. If the classical manner runs the compositional structure, the break is fixed in the rhythm. A leit motif of her classical dimension is the anastrophe, the rhetorical figure with which the syntactic order of the related words turns into an inversion. You find, for example, “A dayless dawn / holds / of the light the reflection”; or: “it sinks revenge of the vanquished”. You immediately grasp an atmosphere between the mystery and the theosophical (a non-canonical laboratory but one of all her own) that envelops her concrete and daily anxieties for certain human and social values. And sometimes it seems that these anxieties are about to explode. But in some way her passionate drive is restrained by her tense, and not quiet, balancing rationality. The devil’s tail never draws back, it is always in action and creeps in, so that “pity dead in the cradle / squares equality”. And the poet blurts out, almost sardonically: “But weren’t they the poor in spirit blessed?”. The verses overlap but the thought connects them: “Less than a little / on the bitter palate / it is the gift most hoped for”. You deal with stones that strike.
La coda del diavolo – The devil’s tail
Ma come rendere
pane al pane?
Salvare quel poco
senza metterci il naso.
Nel dubbio:
al risveglio da notti corte
lento sentire all’agonia affida
breve futuro.
Ma non erano beati
i poveri di spirito?
Alba senza giorno
trattiene
della luce il riflesso,
lo conserva per dopo.
Oh amate creature della notte!
But how to give each his own?
To save that little left
far from poking your nose into it.
Doubtfully:
you’re wakening up from short nights
and a phlegmatic push entrusts the agony with
the short future.
But weren’t they blessed
the poor in spirit?
A dayless dawn
restrains
the reflection of the light,
and keeps it for later.
Oh beloved creatures of the night!
Pietà morta in culla
pareggia equità
con la coda del Diavolo.
Anche Nequizia
ha perso la faccia,
il pastore
avvelena il cane.
Amnesia
faticata e soverchia
nel liquame del rimorso
progetta l’epilogo.
Meno di poco
sull’amaro palato
è il dono sperato dai più
e nel calepino,
false notizie asciugano
sulla pagina fitta,
incompresi teoremi.
Dissenso dalla febbre guarito
a piacimento sguazza
comanda
scivola rilascia consacra
l’ultimo fraterno equivoco.
Mansuetudine in rivolta
tra dentro e fuori
si rintana nel fango,
traffica
rifugge trattative
concede elemosina
all’ultimo tocco.
Tatto senza impronte.
Addio suda del vivere il debito
e Cronos feconda
indifferenza.
Come curare
icona ferita
d’ignari contendenti?
Conto a seguire:
nella galassia violata
affonda dei vinti
la vendetta.
Doppio sguardo
rinnova
prematuro silenzio,
nel ritaglio dell’ora
prende tempo
(non vista)
storia senza data.
Sulla crosta del campo
seme germoglia
plausibili circostanze
nel sacco dei ricchi
stipati.
Ma chi è stato?
Nell’avanzo del giorno
il potere
cerca luogo esatto
apre fascicoli di falsi argomenti
infiora parole abusate.
E come ribaltare
conclamato rigore
senza infrangere il patto?
Oracolo stanco
sillaba veggenza senza stella,
deride malore di fantasma
in vena d’apparire.
Osanna.
Epitaffio del bene
accetta
nuova versione dei fatti
scioglie d’Armonia il patto.
Salvare il salvabile:
si confida che
il peggio sia finito
sciolto
l’appiccicoso incastro.
Moneta fuori corso
insulta
del nulla
la nomenclatura.
Nel buio primordiale
inciampa la prima nota,
poi tutta animata di coraggio
scorrazza
nella lusinga del cuore,
di mali pensieri arricchita.
Alto risuona
il pianto.
Visione sgualcita
nel cono d’ombra
respira piano
fa di conto,
fradicia
verdeggia
misura imprecisa,
a conti mai pari costretta
unta cantilena
accoglie
nella sua stessa carne
del mito l’usura.
Traditori ignoranti
la strage incitano
alla luce del sole,
e il prezzo della mente
svende il blando limite.
Fausta Squatriti (Milano, 1941) è artista visiva, poeta, narratrice, saggista. Tra i musei che collezionano la sua opera si ricordano: Moderna Museet, Stockholm, Centre Pompidou, Paris, Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, Intesa Sanpaolo, Milano, Museo del ‘900, Milano, Mmoma, Mosca. Numerose le sue personali in Italia e all’estero. Nel 2017, a Milano, espone presso Triennale, Gallerie d’Italia, Nuova Galleria Morone. Sempre a Milano, nel 2018 è alla Galleria Bianconi. Nel 2019 a New York, presso Albertz Benda.
Ha pubblicato le sue poesie con Vanni Scheiwiller per le cui edizioni, con Gaetano Delli Santi, ha diretto la rivista “Kiliagono”. Altri suoi editori sono Manni, La Vita Felice, Book, Testuale, New Press, Punto a capo. Numerosi i suoi saggi apparsi su Alfabeta, Testuale, Concertino, Il Verri, Meta, Parol, e altre riviste d’arte e letteratura. Nel 2015 l’Harmattan, Paris, pubblica un’antologia di sue poesie tradotte in francese da Bianca Altomare con Alberto Lombardo. Nel 2018 un’altra antologia è pubblicata in inglese da Gradiva Publications, New York, nella traduzione di Anthony Robbins.
Hanno scritto della sua poesia e prosa Antonio Porta, Giulio Carlo Argan, Luigi Cannillo, Annamaria De Pietro, Milli Graffi, Giò Ferri, Francesco Muzzioli, Gaetano Delli Santi, Mariella De Santis, Anthony Robbins, Pietro Cataldi.
Fausta Squatriti (Milan, 1941) is a visual artist, poet, novelist, essayist. Among the museums that collect his work are: Moderna Museet, Stockholm, Center Pompidou, Paris, Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, Intesa San Paolo, Milan, Museo del ‘900, Milan, Mmoma, Moscow. Numerous personal exhibitions in Italy and abroad. In 2017, in Milan, she exhibited at the Triennale, Gallerie d’Italia, Nuova Galleria Morone. In 2018 she exhibited in Milan at the Bianconi Gallery. In 2019 another show in New York, at Albertz Benda.
She published her poems with Vanni Scheiwiller for whose editions she directed, with Gaetano Delli Santi, “Kiliagono”magazine. Other publishers for her books are Manni, La vita Felice, Book, Textuale, New Press, Punto a capo. Many of her essays have appeared in Alfabeta, Textuale, Concertino, Il Verri, Meta, Parol, and in other art and literature reviews. In 2015 Harmattan, Paris, published an anthology of her poems which have been translated into French by Bianca Altomare and Alberto Lombardo. In 2018 another anthology was published in English by Gradiva Publications, New York (translation by Anthony Robbins).
Among the contributions to her poetry and prose: Antonio Porta, Giulio Carlo Argan, Luigi Cannillo, Annamaria De Pietro, Milli Graffi, Giò Ferri, Francesco Muzzioli, Gaetano Delli Santi, Mariella De Santis, Anthony Robbins, Pietro Cataldi.