Giochi culturali

Giochi culturali, Jeux Olympiques
Apaches di Saïdo Lehlouh © David Le Borgne
La “diversità” francese, i Jeux Olympiques di Parigi

L’Olympiade culturelle, ambiziosa fiancheggiatrice dei Jeux Olympiques parigini 2024, con l’obiettivo di “rinforzare i legami tra lo sport, l’arte, i valori olimpici e paralimpici e promuovere l’eccellenza e la diversità della creazione francese”, ha puntato molte carte sulla danza, di certo la perla dell’”exception française”, aperta e progressista, che mira a fare l’andatura globale nelle arti performative.

Non è una sorpresa, vista la centralità dell’arte del corpo nella vita culturale del paese, che ha voluto mostrare tutto il panorama della sua “liberté, fraternité, inclusivité”, accendendo i riflettori sulle tante diversità presenti in ogni genere di balli, balletti e danze, in apertura e chiusura, nelle cerimonie ufficiali, ma anche prima e durante le gare. Saranno da vedere, poi, le ricadute a lungo termine.

Parigi 2024, per cominciare, ha dato spazio al progetto di Mourad Merzouki, di ascendenza algerina, coreografo di prua dell’hip-hop francese, danza-stile di vita che dalle banlieu multietniche è approdata nei maggiori teatri e festival.

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La Danse des Jeux di Mourad Merzouki © Jean Christophe Fouchard

Merzouki, nominato alla testa del Centre chorégraphique national di Créteil, advisor anche del nuoto sincronizzato francese, ha ideato la Danse des Jeux, su musica dei Gotan Project, gruppo di neo-tango argentino-parigino, riprendendo elementi gestuali di tanti sport in modo condivisibile da tutti, di qualunque età o abilità. Per prepararsi a sfilare al Musée d’Orsay, zigzagando tra arti marziali, circo, boxe, c’erano i tutorial online, versione base o avanzata, diffusi anche nelle scuole per iniziativa del Ministero dell’Educazione e delle Federazioni Sportive.

Jeux Olympiques, l’ouverture

L’apertura formato gigante dei Jeux Olympiques lungo il corso della Senna è stata affidata, invece, per le coreografie alla bretone Maud Le Pladec, amica dell’hip hop, danz-autrice trasversale a tutte le tipologie di danza, attaccata con insulti omofobi e razzisti così come il regista Thomas Jolly e la DJ femminista LGBT Barbara Boutch, specie per l'”ultima cena” queer di Cristo/Dioniso con le drag queen in grande spolvero.

Caso mai, si poteva eccepire su Lady Gaga, che dalle scale lungofiume ha azzardato il roseo Mon truc an plumes di Zizi Jeanmaire, senza però la volgarità chic dell’originale storico.

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Guillaume Diop. Foto: https://rmcsport.bfmtv.com/jeux-olympiques/people/jo-2024-la-prestation-de-guillaume-diop-danseur-etoile-sur-le-toit-de-l-hotel-de-ville_AN-202407260654.html

Trampolino di lancio, per Guillaume Diop, prima étoile non bianca dell’Opéra, l’a solo trionfale sul tetto dell’Hôtel de Ville, interpretato danzando “fluido” in pantagonna, collana e sneakars, per la gioia dei parenti senegalesi che l’hanno ammirato in tv, mentre negli spazi sottostanti centinaia di danzatori incarnavano Le peuple di Paris.

L’asticella della sfida per il défilé-ouverture parigino era alta, guardando alle bellissime danze dei Giochi Olimpici invernali di Albertville del 1992, a cura del fantasioso post-dadaista Philippe Decouflé, a quelle delle Olimpiadi di Atene del 2004, a firma del coltissimo Dimitris Papaioannou, e a quelle di Pechino 2008, quando i quadri della grande parata, specie l’invenzione della scrittura, erano in mano al figliol prodigo ritrovato e perdonato Shen Wei, cinese già migrante a NewYork.

Ballet
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Dorothée Glibert e Hugo Marchant con la fiamma olimpica per la cerimonia di apertura. Foto: https://www.operadeparis.fr/en/news/olympic-torch-relay-and-public-class-on-14-july

A Parigi, quanto al balletto classico, tra i tedofori c’erano due étoile, Dorothée Gilbert e Hugo Marchand, con contorno di trentadue ballerine nei tutu del Lago dei cigni di Rudolf Nureyev.

L’Opéra National, dove la danza è in mano allo spagnolo, già étoile della casa, José Martínez, ha regalato appuntamenti aperti e gratuiti, tra cui una lezione en plein air per 180 amateurs tenuta dal professeur Andrey Klemm, coadiuvato da venti ballerini della Maison, montando una sbarra gigante in Place de la Bastille.
All’opening del 26 luglio era schierata anche una trentina di ballerini dell’Opéra di Bordeaux, oltre a elementi del Ballet Biarritz, diretto da Thierry Malandain, e del Ballet du Rhin, diretto da Bruno Boucé, che si sono esibiti davanti al Palais du Commerce.

Il tempio del balletto parigino ha anche promosso una creazione, Puzzle, per venti interpreti tra cui dodici diversamente abili e un danzatore dell’Opéra, sulla scena all’Amphithéatre Olivier Messaien.

In programma al Palais Garnier, culla della scuola di balletto francese, Apaches di Saïdo Lehlouh, cresciuto a Orano, coreografo hip hop di punta, artista associato al Théâtre de la Ville, con settantacinque street dancers e ballet dancers, tra i quali i giovani emergenti Clara Mousseigne, Luna Peigné, Bianca Scudamore, Nicola Di Vico, Lorenzo Lelli, Andrea Sarri.

Apaches, sui ritmi di Thomas Bangalter, ex Daft Punk, è un fortunato lavoro del 2018, ogni volta riscritto ad hoc, per strada o in teatro; in questo caso ha miscelato con ottimo esito danzatori professionali e neofiti.

Breaking

Quanto alla temuta attitudine woke, se Giorgio Minisini si è ritirato dal nuoto artistico maschile, “uomo sbagliato”, nonostante i giochi parigini abbiano accolto quello a squadre; e se Imane Khelif, pugile, algerina, “donna sbagliata”, ha vinto la medaglia d’oro, l’hip hop – nato come parafrasi di guerra, ardita e virile – diviso ora per sessi regolamentari, ha raggiunto il podio dopo gare accanite tra una quarantina di selezionati, con successive eliminatorie, in Place de la Concorde.

New entry olimpica nella libertaria e spregiudicata Francia, il Breaking, frutto del genio dei neri e magrebini di seconda e terza generazione, ormai promosso sui grandi palcoscenici – inclusione o pompieraggio? – persino dell’opera lirica barocca, come Les Indes Galantes con krumpers e nei cartelloni più titolati – vedi la compagnia tutta maschile e super acrobatica di Hervé Koubi, pure di ascendenze algerine – dopo Parigi, forse non sarà a Los Angeles.

Nella capitale dell’Esagono, che nel 2021 ha scelto Rachid Ouramdane, pure di radici algerine, per dirigere il Théâtre du Chaillot, luogo deputato della danza colta, e ha dedicato una mostra, “Hip-Hop 360” alla Cité de la Musique, per celebrare un’epopea ormai quarantennale con ampio spazio per le improvvisazioni di breakers, rapper e beatboxer, questa disciplina ha acquisito le sue patenti di nobiltà, stavolta olimpiche.

La Francia, nel contest dei Jeux, si è guadagnata comunque la medaglia d’argento con il B-Boy Dany Dann, già premiato nelle battle Red Bull, ma non ha vinto sul fronte donne, dove le orientali hanno trionfato.

A margine, due B-Girls sono adesso virali, la trentaseienne australiana Rachael Gunn, “Raygun”, che ha presentato mosse inedite, tra cui la “kangaroo”, e Manizha Talash, cresciuta a Kabul e rifugiata, squalificata per aver indossato un mantello “politico” con la scritta “Free Afgan Women“.

E il Breaking paralimpico è stato davvero stupefacente.

La danza protagonista della chiusura dei Jeux Olympiques

Si è danzato molto anche nella cerimonia di chiusura dei Jeux allo Stade de France, con al centro Arthur Cadre, hip-hopper e contorsionista, figlio di atleti, tutto coperto di oro riciclato, circondato di centodieci acrobati, circensi, ballerini, ginnasti dei vigili del fuoco.

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Foto di Michael Reaves/Getty Images, via https://olympics.com/it/notizie/cerimonia-chiusura-parigi-2024-olimpiadi

Il cascatore Tom Cruise ha fatto la staffetta con LA dove si esibivano i Red Hot Chili Peppers-abbigliati fluidi, Billy Eilish-cantante donna LGBT e l’allampanato nerissimo Snoop Dogg-rap con l’immancabile donna-oggetto, una mora e polposa ballerina krumper. L’America ha mostrato il suo volto queer, piuttosto normale negli USA. Quindi forse niente polemiche?

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Frame da: https://www.rtbf.be/article/ceremonie-jo-paris-2024-lady-gaga-lance-le-show-musical-sur-le-theme-du-cabaret-avec-mon-truc-en-plumes-11410431