Gli ultimi sondaggi di fine anno 2020 danno per scontata una vittoria del centro destra (composta da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia) in caso di elezioni politiche.
Rifletto, non comprendendo le ragioni reali che portano a questi risultati. Si dice da sempre che l’Italia è un paese fondamentalmente a maggioranza conservatrice, di destra, e molti aggiungono poco liberale. Una destra ideologica insomma.
Partiti politici e dettagli lessicali
È una spiegazione che non mi convince. Negli ultimi trent’anni, in Italia, abbiamo assistito al crollo e alla scomparsa dei partiti ideologici per eccellenza, la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista primi fra tutti. Ma anche alla nascita di nuove formazioni politiche a-ideologiche, come la Lega Nord e il movimento Cinque Stelle, con programmi poco ideologici e molto pragmatici.
Anche se oggi la Lega ha cancellato dalla propria denominazione la parola Nord, resta il fatto che fra l’80 e il 90% dei voti che raccoglie arrivano dal bacino del centro-nord, del quale rappresenta, e difende, gli interessi. Come ciò si possa conciliare con il fatto che la parola Italia è presente nella denominazione delle altre due forze che compongono il centrodestra, è un interrogativo che lascio sospeso. E mi stupisce che un dettaglio lessicale del genere non abbia sinora incuriosito almeno qualche giornalista.
Ancora: la Lega è sostanzialmente antieuropeista, Fratelli d’Italia è fortemente critica delle istituzioni europee e Forza Italia è convintamente europeista. Posizioni dunque inconciliabili. Quest’alleanza, a mio parere innaturale, ha comportato, per esempio, l’appoggio di Forza Italia alla maggioranza del governo di Ursula von der Leyen ma il voto contrario della Lega di Matteo Salvini e di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
La storia recente
È corretto rilevare che le elezioni politiche del 2018 hanno creato un’importante svolta nella gestione della cosa pubblica, con il movimento Cinque Stelle risultato il più votato, pur non vincitore. La sorpresa fu grande e generale. Dopo un tentativo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di affidare l’incarico a un tecnico per la costituzione di un governo e il rifiuto dei partiti rappresentati in parlamento, l’incarico fu conferito a Giuseppe Conte, scelto dal movimento Cinque Stelle. La creazione di una maggioranza fu dapprima proposta e cercata con il Pd, che rifiutò; dunque, con le stesse modalità, fu avvicinata la Lega di Matteo Salvini, che accettò. Il tutto sempre e correttamente secondo le regole costituzionali vigenti.
Il nuovo governo nacque su un programma limitato ma condivisibile, formalizzato in una sorta di contratto e rimase in carica da giugno 2018 a fine agosto 2019. In poco più di un anno ha realizzato riforme importanti e utili al Paese, nel puro interesse dei cittadini italiani, sia quelli del Nord con Quota 100 e i decreti sicurezza, sia quelli del sud con il decreto dignità, il reddito di cittadinanza e il decreto anticorruzione. Due forze politiche, una votata prevalentemente nel centro-nord del Paese, l’altra prevalentemente nel centro-sud, decidono di formare un governo che in verità ne conteneva due. Era la prima volta che succedeva dal 1860, data della nascita formale del Paese. Se questa nuova e straordinaria forma di governo fosse durata nel tempo, sarebbe stata propedeutica al consolidamento di un’unità del Paese mai realmente realizzata.
L’informazione e il governo della capitale
Tutti “gli interessi” dominanti dal 1860 si sono messi di traverso, spaventati. La stampa e l’informazione cartacea e televisiva che, a volte, retoricamente immaginiamo come un terzo potere, salvo rare eccezioni, vedi il “Il Fatto Quotidiano”, ha remato all’unisono immediatamente contro, prendendo di mira soprattutto il movimento Cinque Stelle, protagonista principale di questo speciale e poco controllabile evento. In alcuni casi, come a Roma contro la sindaca Virginia Raggi, gli attacchi si fanno brutali, continui, volgari e ossessivi. Una pagina vergognosa del giornalismo italiano. Dopo quasi cinque anni la sindaca Raggi si avvia a concludere la sua prima sindacatura e si ricandida per un secondo mandato. Non è stato un sindaco dilettante che ha fatto del suo meglio. È stata un sindaco che ha fatto meglio, molto meglio dei sindaci che l’hanno preceduta. La città che le è stata consegnata era indebitata, corrotta, dove forme di malavita organizzata si stavano sviluppando come un cancro.
Per un anno le hanno addebitato le buche delle strade della città, circa ottomila chilometri, che per qualcuno non erano il lascito di vent’anni di mancata manutenzione. Mai denunciata, neppure dai giornalisti che vivono a Roma. Anche per gli autobus del servizio urbano, vecchi e spesso in fiamme per le strade romane, ci si dimenticava di dire che non erano rinnovati da svariati decenni. Oggi, dopo circa cinque anni di sindacatura Raggi, cinquecento nuovi autobus fanno servizio a Roma.
I sondaggi e i governi Conte
Vorrei ora ritornare a una riflessione sui sondaggi. Sappiamo che non sono una regola prevista dal nostro ordinamento costituzionale. Vengono però trattati dalla “informazione” come se lo fossero. Sono certamente legali, ma dubito si possa definire legittimo l’uso che ne fa l’“informazione”. Da due anni le discussioni riguardano più i sondaggi che le cose reali: i primi non solo influenzano gli elettori ma anche le istituzioni e le persone che le compongono. E il passaggio dalle improprie letture dei sondaggi alle derive antidemocratiche è breve.
Il lavoro “ben fatto” del primo e del secondo governo Conte sembrerebbe raccogliere pietre anziché frutti, sulla base dei sondaggi di fine anno. È evidente che l’opinione pubblica non è informata correttamente o semplicemente male informata e la stampa tiene sotto osservazione i Cinque Stelle per via dei ruoli chiave da essi ricoperti. Dopo appena più di un anno, il primo governo Conte, quello giallo-verde (movimento Cinque Stelle + Lega) è caduto per decisione della Lega ed è stato sostituito da un governo giallo-rosa (Movimento Cinque Stelle, Pd, Leu, Italia Viva). La caduta è stata causata dai risultati elettorali alle Europee del 2019 che hanno ribaltato il risultato delle elezioni politiche del 2018. Con la Lega al 34% ricordiamo la reazione di Matteo Salvini che, dal “Papeete” di Milano Marittima, reclamava i pieni poteri.
Dalle elezioni europee ad oggi
In verità, dopo le elezioni europee erano successe due cose importantissime: si era formato il nuovo governo europeo guidato da Ursula von der Leyen, che in parlamento ha raggiunto la maggioranza dei voti grazie alla felice intuizione politica del Movimento Cinque Stelle di votare a favore (mentre la Lega ha votato contro). Felice intuizione che, unita alle capacità negoziali del nostro Primo Ministro Giuseppe Conte, ha portato a un cambio di rotta nella politica europea e a risultati molto positivi per il nostro Paese. Inoltre era pronta la riforma Bonafede, Ministro della Giustizia, con la nuova normativa riguardante la prescrizione.
Il risultato ottenuto nelle elezioni europee dalla Lega si è molto ridimensionato, a favore del partito di Giorgia Meloni che invoca elezioni anticipate anziché presentare un serio programma del centro-destra. Ma il diritto di reclamare nuove elezioni è subordinato alla mancanza di una maggioranza parlamentare in grado di sostenere il governo, circostanza sinora assente. È come se negli Stati Uniti d’America fosse messo in discussione il Presidente eletto dopo avere perso le elezioni di mid-term, come spesso è avvenuto.
In conclusione: sulla base delle attuali rilevazioni le prossime elezioni politiche, che dovrebbero tenersi nel 2023, saranno vinte dal centro-destra. Vale la pena rilevare, però, che il Nando Pagnoncelli, curatore di queste analisi per il Corriere della Sera, intervistato dallo stesso giornale, ci ricorda che i sondaggi non sono “un oracolo”, rappresentano una fotografia della situazione attuale, non la previsione dell’esito finale. Chi vivrà, vedrà.
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La sottocultura dell’accattonaggio
In the event of a political election, the latest polls at the end of 2020 take for granted a victory of the center-right (made up of Lega, Fratelli d’Italia and Forza Italia).
I need to reflect on it because I honestly do not understand the real reasons that lead to these results. It has always been said that Italy is basically a country with a conservative majority, and many people add that is little liberal. In short, an ideological right.
Political parties and lexical details
It is an explanation that does not convince me. In the last thirty years, in Italy, we have witnessed the collapse and disappearance of the ideological parties par excellence such as the Christian Democrats and the Communist Party. On the other hand, we also witnessed the birth of new non-ideological political formations, such as the Lega and the Five Star movement, with little ideological and very pragmatic programs.
Even if today the Lega has canceled the word North from its denomination, the 80-90% of the votes it collects come from the north-central basin, of which it represents, and defends, the interests. How this can be reconciled with the fact that the word Italy is present in the denomination of the other two right-wing is a question that I leave suspended. Moreover, it amazes me that such a lexical detail has not intrigued at least some journalists so far.
Again: the Lega is substantially anti-European, the Fratelli d’Italia is strongly critical of the European institutions, and Forza Italia is strongly pro-European. Therefore, these positions are irreconcilable. This alliance, in my opinion unnatural, involved, on one side, the support of Forza Italia for the majority of the government of Ursula von der Leyen; on the other side, it involved the contrary vote of the Lega of Matteo Salvini and of the Fratelli d’Italia of Giorgia Meloni.
Recent history
It is correct to note that the political elections of 2018 created an important turning point in the management of public affairs, with the Five Star movement being the most voted, although not the winner. The surprise was great and general. In fact, the President of the Republic Sergio Mattarella tried to entrust the task to a technician for the establishment of a government. However, after the rejection of the parties represented in parliament, the task was given to Giuseppe Conte, chosen by the Five Star movement. The creation of a majority was first proposed and sought with the Democratic Party, which refused. Therefore, in the same way, the Lega of Matteo Salvini was approached, but the Lega accepted. All this always and correctly according to the constitutional rules in force.
The new government was born on a limited but shareable program, formalized in a sort of contract, and remained in office from June 2018 to the end of August 2019. In just over a year it has carried out important and useful reforms for the country, in the pure interest of Italian citizens, both those of the North with Quota 100 and the security decrees, and those of the South with the dignity decree, the citizen’s income and the anti-corruption decree. Two political forces, one voted mainly in the center-north of the country, the other mainly in the center-south, decide to form a government that actually contained two. It was the first time this had happened since 1860, the date of the formal birth of the country. If this new and extraordinary form of government had lasted over time, it would have been preparatory to the consolidation of unity of the country that was never really achieved.
Information and governance of Rome
All the dominant “interests” since 1860 have got in the way, frightened. The press and the television which, at times, rhetorically we imagine as a third power, with rare exceptions, see “Il Fatto Quotidiano,” immediately rowed against this government, targeting above all the Five Star movement, which is the main protagonist of this special and not very controllable event. In some cases, such as in Rome against the mayor Virginia Raggi, the attacks become brutal, continuous, vulgar, and obsessive.
A shameful page of Italian journalism. After almost five years, Mayor Raggi is about to conclude its first mayoral and she reapplied for a second term. She wasn’t an amateur mayor who did her best. She was a mayor her did better, much better than the previous mayors. The city that was handed over to her was in debt, corrupt, where forms of organized underworld were developing like cancer.
For a year they charged her for the potholes of the city’s streets, about eight thousand kilometres, that for some were without maintenance for 20 years. Never reported, not even by journalists living in Rome. Also, for the city service buses, old and often on fire in roman streets, they were not even mentioned that they had not been renewed for several decades. Today, after about five years of Raggi’s mayorship, five hundred new buses run in Rome.
The polls and Conte governments
I would now like to return to a reflection on the polls. We know that they are not a rule foreseen by our constitutional order. However, they are treated as if they were by “information”. For two years, discussions have been more about polls than real things: the former not only influence voters but also the institutions and the people who make them up. And the transition from improper polling to undemocratic drift is short.
The work “well done” of the first and second Conte government would seem to collect stones instead of fruits, based on year-end polls. It is evident that public opinions are not properly informed or simply misinformed; and the press keeps the Five Stars under observation because of the key roles they play. Just over one year, the first Conte government, the yellow-green one (Five Star movement plus The League) fell by the decision of The League (Lega) and was replaced by a yellow-pink government (Five Star Movement, Pd, Leu, Italia Viva). The fall was caused by the 2019 European election results, which overturned the results of the 2018 general election. With the League at 34% we remember the reaction of Matteo Salvini who, from the “Papeete” of Milano Marittima, claimed full power.
From the European elections to today
In truth, after the European elections two very important things had happened: the new European government led by Ursula von der Leyen had been formed, that in parliament achieved a majority of the votes thanks to the happy political intuition of the Five Star Movement to vote in favour (meanwhile The League voted against). Happy intuition that, combined with the negotiating skills of our Prime Minister Giuseppe Conte, led to a change of course in European politics and as a result very positive for the Italian country. In addition, the Bonafede reform was ready, Minister for Justice, with the new legislation on prescription.
The result obtained in the European elections by the League has been greatly reduced, in favour of Giorgia Meloni’s party, which calls for early elections rather than presenting a serious centre-right program. But the right to call for new elections is subject to the lack of a parliamentary majority capable of supporting the government, circumstance which so far is absent. It is as if in the United States of America, the elected President is being questioned after losing the mid-term elections, as has often been the case.
In conclusion: on the basis of current surveys, the next political elections, which should be held in 2023, will be won by the centre-right. It’s worth noting, however, that Nando Pagnoncelli, curator of these analyses for Corriere della Sera, interviewed by the same newspaper, reminds us that polls are not “an oracle”, they represent a snapshot of the current situation, not the prediction of the final outcome. Who will live, will see.
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