The international media would be committing a real moral and political injustice if they continued to ignore the courageous rebellion against theocracy that goes on inflaming the streets in Iran. The problems arose last September 13, 2022 with the death of Mahsa Amini, a Kurdish girl arrested by the morality police who later died while in detention. She had been arrested because her hair wasn’t covered according the religious commandment.
An extreme harshness
You respect all faiths, but it is unconceivable that a human life can be ignored to such an extent. The numerous protests by women, young people and opponents of the anachronistic Iranian theocracy have been met with extreme harshness. Because of the strict censorship from which the media suffer, we still don’t know how many victims the crackdown has made. However, we know well that Reason of State plays its role in this whole affair. Protests against the Tehran government had begun well before the Mahsa Amini tragedy, but condemnations from Western governments had been rather sporadic and weak.
The brutal police repression underway
What characterizes the last protests is the criticism of the theocratic government also in terms of economic choices. Many categories of workers, worn out by the consequences of international sanctions, went on strike together and are not intimidated by the brutal police repression underway. Such movement is spontaneous, multifaceted and acephalous, and this makes it difficult for the authorities to stifle it, precisely because there is no leadership that can be hit with mass arrests.
Iran is avowedly hostile to the West. It is targeted by deliberate sanctions over its nuclear program, and has increasingly aligned itself with Russia over the course of the war in Ukraine, supplying it with drones it itself produces. Western diplomacy tries to put an end to the good relations existing between Tehran and the Kremlin.
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Per qualche ciocca di capelli non coperta
I media internazionali commetterebbero una vera ingiustizia morale e politica se continuassero a ignorare la coraggiosa ribellione contro la teocrazia che ormai da settimane infiamma le piazze dell’Iran. Com’è noto tutto è iniziato il 13 Settembre 2022 con la morte di Mahsa Amini, una ragazza curda arrestata dalla polizia morale e successivamente deceduta mentre si trovava in stato di detenzione. L’arresto era stato motivato dal fatto che la ragazza mostrava qualche ciocca di capelli non coperti dal velo che nel Paese degli ayatollah tutte le donne devono indossare “correttamente” per ottemperare a un comandamento religioso.
Le proteste in Iran erano iniziate prima della tragedia di Mahsa Amini
Con il massimo rispetto per tutte le fedi è impossibile accettare che il valore della vita umana possa essere ignorato a tal punto. Le numerose proteste delle donne, dei giovani e degli oppositori della anacronistica teocrazia iraniana, sono state fronteggiate con estrema durezza. Data la rigida censura imposta ai media, non sappiamo ancora quante vittime abbia fatto la repressione. Tuttavia sappiamo bene che la Ragion di Stato svolge il suo ruolo in tutta questa vicenda. Le proteste contro il governo di Teheran erano iniziate ben prima della tragedia di Mahsa Amini, ma le condanne dei governi occidentali erano state piuttosto sporadiche e deboli.
I manifestanti non si fanno intimidire dalla brutale repressione poliziesca
Ciò che rende differente la protesta di queste settimane dalle precedenti è la critica del governo teocratico anche sul piano delle scelte economiche. Molte categorie di lavoratori, logorate dalle conseguenze delle sanzioni internazionali, sono entrate in sciopero compattamente e non si fanno intimidire dalla brutale repressione poliziesca in atto. Il fatto che il movimento sia spontaneo, multiforme e acefalo rende difficile per le autorità soffocarlo, proprio perché non c’è una leadership che può essere colpita con arresti di massa o peggio.
L’Iran è dichiaratamente un Paese ostile all’Occidente, è colpito da sanzioni deliberate a causa del suo programma nucleare, e si è allineato in maniera sempre più decisa con la Russia nel corso della guerra in Ucraina, rifornendola di droni di propria fabbricazione. La diplomazia occidentale si muove nell’ottica di porre fine ai buoni rapporti che intercorrono fra Teheran e il Cremlino.
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