Mostra personale dell’artista Feuei Tola alla Cripta della Ca’ Granda di MIlano dal 6 al 29 giugno 2029 curata da Amedeo Anelli di cui, qui di seguito, pubblichiamo l’introduzione al dépliant.
Premesse di contro-prassi e distruzione
In questi decenni di quantità non sono molti gli artisti che sanno
originalmente investigare i grandi temi della contemporaneità porre
l’interrogazione anche filosofica sui grandi temi dell’umana condizione
in una situazione di complessità, stratificazione e svuotamento di
senso dell’orizzonte del vivere quotidiano in esiti di contro-prassi e
distruzione.
Fra questi – con esiti che attraversano grandi tradizioni
antiche e sviluppi novecenteschi – Feuei Tola.
Come l’arte che più ci importa, l’arte della Tola sa dialogare
anche classicamente con tutti i saperi secondo i dettami della propria
disciplina e con una capacità di focalizzazione problematica che
tocca i grandi temi della resistenza vitale, dell’individuazione, delle
atrocità del vivere, del rapporto anche simbolico vita/morte.
Spazialità delocalizzata
Nella tradizione degli artisti che si interrogano sulla consistenza
e l’interiorità della pittura e sull’interiorità del sé, di un sé come un altro – per dirla alla Ricoeur – e sulle possibilità introspettive, la Tola nella
molteplicità e nelle stratificazioni dell’oggetto estetico, in una pittura
dalla spazialità delocalizzata, plurima e dai molteplici punti di fuga, sa
coniugare, in un polimaterismo, tecniche ed esperienze diverse.
Come altri artisti della sua generazione, la Tola si muove fra più
culture, e principalmente in una dimensione europea e nella
molteplicità di approcci e vere e proprie politecnie: nello specifico
dalla performance alla pittura, dalla scultura alla fotografia, al segno
grafico a quello fotografico, alle trasposizioni video, ecc.
Un’eredità novecentesca ricca di tensioni
Questi artisti hanno alle spalle un’eredità novecentesca ricca di
tensioni: il rispecchiarsi di un misurato equilibrio fra iconismo e
aniconismo, fra ibridazione ed attraversamento di poetiche, fatta salva
la dominante, cui le altre si coordinano, di pulsioni artistiche ed anti-
artistiche.
Una generazione di artisti che cercano seriamente una loro
strada e si cimentano in un personale processo di “raffinazione”, in
nuove prospettive che evitino il ciarpame della epigonalità diffusa che
tanto annebbia questi anni.
Un confronto aperto con le scienze
Feuei Tola è particolarmente attenta a mantenere un confronto
aperto con le scienze dell’uomo, in particolare con la antropologia, la
psicologia, la sociologia e, segnatamente – nostro principale
interesse – col pensiero e la letteratura. In particolare nelle ultime
Radiografiche recentemente esposte anche a Milano e al Castello di Melegnano sotto la cura di Carmelo Strano, questi elementi di coordinamento molteplice e polifonico appaiono in primo piano con un’interrogazione portata – come dicevamo – sul rapporto interiore/esteriore, sul nesso vita/morte, su qualità sensibili della superficie e qualità evocative, su ciò che è
immediatamente dato ed i numerosi richiami culturali.
Una cromia quasi bitonale (rosso/nero), un uso timbrico ed
anche simbolico del colore – che riguarda principalmente il nesso
vita/morte e le grandi matrici mediterranee della cultura europea –
s’incardina nell’uso di radiografie con interventi segnici in tensione
con la figuralità e l’immagine radiografica e la titolazione ad allargare
il campo semantico pluridimensionale dell’opera.
Il mistero dell’essere, dell’ente in quanto tale
L’uso di impronte-segno, della materia, del mettere in evidenza
e il completare segnico in disegno e figura, la funzione chiaroscurale
ed interrogante della luce che attraversa queste radiografiche,
pongono l’interrogazione sull’interiorità del sentire e sull’interiorità
della pittura come dicevamo nel paradosso della superficie che
evoca, suggerisce, nasconde, prende corpo, si fa spessore e
profondità, richiama il mistero dell’essere, dell’ente in quanto ente.
Un’arte che è anche un viaggio verso l’interno, un’arte della
visibilità che oltrepassa la pura dimensione del visibile nell’uso
massiccio di simboli e proiezioni dell’inconscio a sommuovere la
sensibilità dello spettatore. Un’artisticità che sa anche giovarsi del
rapporto interagente con gli spazi espositivi in una nuova cattura di
senso e in un dialogo fra contenitore e contenuto.
Questa pluridimensionalità e questo risuonare di senso e di
sensi è anche in rapporto col migliore informale mediterraneo ed
europeo – alla Antoni Tápies, per capirci – ma il tutto è riassorbito e
digerito in una quasi goffmaniana rappresentazione e messa in teatro
degli abissi vertiginosi e false buche della vita quotidiana, in una
interrogazione ed anche agonistica ed ironica sapienza vitale e rituale,
viso a viso.
Anche la pratica del pugilato è espressa iconicamente nelle opere di Feuei Tola
A ciò non è estranea la dimensione agonistica di chi pratica
oltre alle arti visive anche l’arte del pugilato, presente spesso
iconicamente in opere dell’artista come matrici e vettori di significato
vitale. Una corta distanza con l’opera: fra formatività, ideazione e corpo proprio dell’opera.