Il Piemonte si specializza nel caffè con imprenditori come Luigi Lavazza che ha il merito di pubblicizzare le macchinette del caffè e renderle di dominio pubblico; ma non era ancora un’opera d’arte.
Si arriva così ad Alfonso Bialetti. É molto curiosa la modalità grazie alla quale è arrivato a inventare e brevettare la moka. In sintesi, egli si appassionò… alla moglie lavandaia. Sua moglie Ada, infatti, lavava i panni con un macchinario di origine francese, la Lisciveuse, che ricorda moltissimo l’attuale moka, seppur in grande. Era un pentolone con un tubo al centro che permetteva all’acqua bollente di incanalarsi, salire e ricadere sulla “lisciva”, da dove si sarebbe diffusa sui vestiti. É esattamente il principio della caffettiera Bialetti che funziona in modo molto semplice; ma provate a spiegarlo in poche battute…. Con un gioco di moti “connettivi” sprigionati in una macchinetta di latta, grazie proprio alla tipologia di disegno che ha, in pochissimi minuti ti consegna un ottimo caffè.
Negli anni Cinquanta del secolo scorso, questo miracolo industriale, così tanto laico da essere a portata di tutti, era riassunto nella pubblicità di quello che poi sarebbe stato l’”Omino con i baffi”. Questa pubblicità terminava con un motto che ha fatto storia “Eh sì sì, sembra facile fare un buon caffè”.
Ingegno, design funzionale e una pubblicità efficace hanno creato un vero e proprio oggetto di culto. Dopo Bialetti c’è stato il barista Giovanni Achille Gaggia, che ha inventato la macchina per fare l’espresso nei bar, ma anche l’architetto Gio Ponti si è cimentato col caffè progettando “La Cornuta”. Insomma un vezzo nazionale, dal carcere alle archistar.
Ma è soltanto un cimelio del passato? Nostalgia canaglia di un’industria che non inventa più, non fa più moda nel mondo? Assolutamente no. La dimostrazione è “spaziale”: nel 2015 infatti, Argotec, azienda leader nel settore aerospaziale, assieme a Lavazza, si sono inventati ISSpresso, la moka extra-terrestre. Grazie a loro è stato possibile portare l’espresso oltre i confini delle quattro sfere terrestri, per la gioia dei nostri astronauti, su tutti Samantha Cristoforetti. Alla faccia del caffè solubile. Non è stato un esperimento fine a se stesso, ma un fondamentale esercizio di design e di ingegneria industriale che ha permesso di scoprire nuovi principi di fluidodinamica.
L’Italia dunque è ancora in prima linea nel portare il caffè espresso oltre ogni confine, con università dedicate (quella di Illy a Trieste, ad esempio) ed esperimenti innovativi. Da Napoli a Trieste, passando per il Piemonte, dalle carceri alle stazioni spaziali, sembra davvero facile fare un buon caffè, ma in ogni goccia c’è tutta la complessità, la bellezza, l’inventiva, la storia e il futuro dell’industria italiana.