Cop28, riscaldamento globale e energia fossile
Malgrado i tempi supplementari che l’Assemblea si è data per raggiungere qualche risultato in extremis, il documento finale della Cop28 di Dubai non contiene alcun riferimento all’eliminazione di carbone, petrolio e gas. Non si parla di “uscita” ma di “”riduzione” dell’uso di queste fonti energetiche e si fissa al 2050 l’anno delle “emissioni zero”. Il documento finale lascia ampi spazi per diverse interpretazioni, tuttavia è un dato di fatto che tutti i governi abbiano attribuito per la prima volta unanimemente il riscaldamento del pianeta all’uso di fonti di energia fossile. I 13 Stati dell’OPEC non hanno voluto insistere sui tempi di questa “riduzione”. Per il momento occorre triplicare le energie rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030.
Energia verde, non per tutti
I Paesi che hanno imboccato la strada delle rinnovabili e incominciano a vederne i primi modesti risultati rappresentano circa un miliardo di persone. Esse vivono nelle zone più tecnologizzate del mondo. Gli altri sette miliardi di abitanti del pianeta non sono nelle condizioni di affrontare in tempi ragionevoli gli enormi costi iniziali richiesti dalla produzione di energia verde. E infatti di tali costi si è parlato solo genericamente all’inizio del summit. I Paesi produttori di petrolio e gas, che fondano la loro ricchezza – se non la semplice sopravvivenza – quasi esclusivamente sull’oro nero che estraggono, confidano nel fatto che la tecnologia farà passi da gigante per catturare il carbonio emesso e ciò dovrebbe evitare l’abbandono dei combustibili fossili.
Danni “collaterali”
In ogni caso bisognerà stanziare molto denaro come riparazione per i danni prodotti nei confronti dei Paesi poveri che soffrono un problema delle cui cause cui non sono responsabili. Nel frattempo la rivista Science pubblica un rapporto della Columbia University secondo cui la concentrazione di CO2 nell’atmosfera non è mai stata così alta da 14 milioni di anni.
Parole e fatti, da Cop28 un obiettivo condiviso
E purtroppo non basta. Come attesta il rapporto di Influencemap buona parte delle grandi aziende private abbondano in dichiarazioni favorevoli alla tutela dell’ambiente. Ma ad esse non segue alcuna iniziativa seria. Gli ottimisti si dichiarano parzialmente soddisfatti perché almeno nel documento finale per la prima volta si accetterà l’obiettivo generale della riduzione delle emissioni inquinanti. Molto meno lo sono coloro che avrebbero voluto vedere impegni precisi e quantificabili nel tempo e nei costi.
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