Nasce la Fondazione Biellezza
È appena nata la Fondazione Biellezza.
Vent’anni di attivismo nella cultura calata nel sociale da parte della Fondazione Pistoletto hanno prodotto risultati sorprendenti a cominciare dalla città piemontese. Una grande ripercussione a partire da quell’aria del Piemonte. La fondazione del famoso artista, che ha sede in un ex lanificio, ha portato all’ufficializzazione di Biella come Città Creativa da parte dell’Unesco.
Ed ecco anche La Fondazione Biellezza fatta nascere da Banca Patrimoniale Sella, la Banca Sella, la Ermenegildo Zegna Holditalia e la Fondazione Cassa Risparmio Biella.
Scopi: incrementare il turismo e offrire opportunità di iniziative imprenditoriali ai propri concittadini, soprattutto giovani. In questa circostanza, la Città dell’Arte e il suo omonimo Journal hanno organizzato occasioni di riflessione con interventi di esperti.
Il contributo di Fernando Miglietta
L’ultimo contributo viene da Fernando Miglietta. Nella sua qualità di architetto e teorico, Miglietta da decenni è iperattivo nella promozione della pratica e della teoria dell’architettura e della bellezza, con innumerevoli iniziative (tra queste anche la rivista Abitacolo) che hanno coinvolto nel tempo figure di primo piano internazionale.
In questa circostanza, l’architetto si è focalizzato su un “percorso di una nuova idea di futuro” di cui riportiamo qualche passo qui di seguito.
La pandemia, con la sua tempesta e modalità terrificanti, ha svelato il limite della condizione urbana e ha posto l’urgenza di una diversa misura dello spazio dell’esistenza e delle relazioni umane, ossia ‘Misura dei Valori’ contro i disvalori della negazione. Ora un futuro segnato da possibili emergenze ci impone di ripensare tutto ciò.
Pensare a un habitat multiforme, adattabile ad ogni condizione e mutazione, carico di una bellezza quale sintesi di un nuovo rapporto tra uomo natura e artificio.
Una multipolare visione del tempo e dello spazio, in cui interferenze e connotazioni plurali interagiscono in uno scenario che invita ad uno nuovo alfabeto del pensiero creativo e della forma per una diversa cultura etica ed estetica.
In posizione dissonante e marcatamente eretica in questi anni ho difeso la ricchezza e il fascino di una nuova identità formativa rilanciando con tanti compagni di viaggio una diversa cultura del progetto coniugando ricerca e sperimentazione, attraversamenti e contaminazioni.
Ho sempre cercato il plurale, l’unità delle differenze, l’unità dei percorsi impossibili, il dialogo e l’ascolto delle diversità, lo spiazzamento degli orizzonti capovolti, gli eretici percorsi della trasversalità e dell’articolazione multipla, come arte del costruire.