Ludwig van Beethoven nato a Bonn nel 1770 e morto a Vienna nel 1827. Del grande rivoluzionario della musica di tutti i tempi ricorrono i 250 anni dalla nascita.
Fyinpaper lo commemora pubblicando, a capitoli (in totale dieci, ed ecco il terzo), una biografia scritta da Giovanni Caruselli, nostro redattore, autore di saggi, collaboratore di Einaudi, Rizzoli, Vallardi, Diakronia, e altri editori, per testi di storia e filosofia (materie che ha insegnato).
Il terribile male (1797 – 1802)
Per un assiduo lettore di Rousseau e di Kant qual era Beethoven, la rapida avanzata verso Vienna dell’armata rivoluzionaria francese del 1797 non poteva che alimentare grandi speranze e aspettative di rigenerazione della società, che però erano destinate a essere deluse. In un’apparente contraddizione con il suo carattere ribelle e libertario, Beethoven continuava la sua scalata al successo nelle lussuose dimore dell’alta società viennese. Nel corso del 1798 effettuava un altro viaggio a Praga dove dava alcuni concerti. Lo ascoltò il musicista ungherese Johann Wenzel Tomášek che rimase incantato dalla sua arte: «L’eccezionale modo di suonare di Beethoven, così caratteristico per gli audaci sviluppi della sua improvvisazione, mi toccò il cuore in un modo fuori dal normale. Mi sentii talmente umiliato nel più profondo di me stesso, che non potei più toccare il pianoforte per diversi giorni».
Fra gli amici più cari di Beethoven, ai quali egli confida direttamente, o per lettera, speranze, progetti e riflessioni varie, vi è il giovane teologo e violinista Carl Amenda che nel 1798 giunge a Vienna dalla natia Curlandia per andare a servire come lettore in casa del principe Lobkowitz. Il musicista gli è particolarmente affezionato e quando, nel giugno del 1799, Amenda deve ripartire per la Curlandia, ne è molto addolorato. Qualche settimana prima erano arrivate a Vienna dall’Ungheria la contessa Anna von Brunswick con le figlie Therese, Josephine e Charlotte. Probabilmente presentato loro dallo Zmeskall, Beethoven iniziò a dare lezioni di pianoforte a Therese e Josephine, secondo i desideri della madre. Si aggiunse poi alla compagnia la cugina delle ragazze, Giulietta Guicciardi, per la quale il musicista provò subito una forte attrazione e che, però, sarebbe andata sposa al conte Robert Wenzel Gallemberg, allontanandosi definitivamente da Vienna per trasferirsi in Italia. Una relazione sentimentale duratura sarebbe invece nata con Josephine Brunswick. Spinta dalla madre a sposare il cinquantatreenne Joseph Deym che dirigeva, sotto lo pseudonimo di Midler, un museo di statue di cera nella capitale, la ragazza si era piegata alla volontà materna rassegnandosi all’infelicità coniugale. Beethoven aveva continuato comunque a frequentarla e, morto Deym nel 1804, essa avrebbe alimentato il suo legame con il musicista, per altro forse mai interrotto completamente. Josephine, però, non volle mai ricambiare pienamente l’affetto che il musicista le portava ed evitò che si stringesse ancora di più il suo rapporto con lui. Nel 1808 decise di allontanarsi da Vienna e nel 1810 avrebbe sposato il barone von Stackelberg.
Alla fine del 1799 veniva pubblicata la celebre Sonata n. 8 per pianoforte, Patetica (op. 13), dedicata al principe Lichnowsky, e il 2 aprile del 1800 Beethoven diede un concerto pubblico al Burgtheater, presentando al pubblico viennese due sue nuove opere, il Settimino (op. 20), un divertimento in stile mozartiano, e la Sinfonia n.1 in do maggiore (op. 21). Il concerto non ebbe grande successo come mostra la recensione apparsa sul periodico musicale Breitkopf e Härtel, mentre ben altra sorte avrebbero avuto le musiche composte per il balletto di Salvatore Viganò Le Creature di Prometeo, dal momento che la rappresentazione sarebbe stata replicata più di venti volte.