Creare gli antecedenti

Creare gli antecedenti, il repertorio
Trilogia dell'estasi di Roberto Zappalà. Foto di scena di Franziska Strauss

Il repertorio è la memoria

La Sicilia, per nulla isolata sui grandi temi culturali, è stata teatro di un incontro sul tema della memoria e della sua trasmissione nella danza contemporanea.

Dopo decenni di improvvisazione e creazione, con obbligo di novità a ogni stagione, lasciandosi alle spalle i lavori precedenti, si avverte finalmente che è tempo di svoltare e di “creare i propri antecedenti”, sul suggestivo modello letterario di Harold Bloom nel suo Canone Occidentale.

A Catania, a poca distanza dal Teatro Massimo Bellini, con i suoi ori Secondo Impero, presso il Centro di Produzione Scenario Pubblico/CRID, che Roberto Zappalà anima come sede della sua compagnia, come luogo teatrale di ospitalità delle forze artistiche del territorio, e come luogo di incontro esperienziale e conviviale aperto alla città e ai giovani, l’inedito convegno Anarchivio ha riunito artisti e programmatori.

Creare gli antecedenti
Ph https://www.scenariopubblico.com

Qui si è fatto il punto sulla vexata quaestio del repertorio di danza attuale, da intendere in senso lato, dalla performance site specific alle opere-prodotto finito, alla triade progetto-percorso-prodotto.

In questo “luogo di eccellenza per la creatività”, Zappalà e lo studioso Stefano Tomassini, docente in studi di danza all’Università Iuav di Venezia, hanno riunito per AnarchivioDialoghi sul repertorio contemporaneo coreografi come Enzo Cosimi, Emio Greco, Salvo Lombardo, Michele Merola, Cristina Kristal Rizzo. Ma anche programmatori e organizzatori, da Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Marche, con propaggini a Lugano e in Olanda, e con Valentina Marini, co/direttrice di Orbita|Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danza e Presidente A.I.D.A.P.|Federvivo, a moderare il meeting, durante il Festival FIC, multidisciplinare e diffuso in città.

Repertorio contemporaneo

Secondo la lezione di Diana Taylor in The Archive and the Repertoire: Performing Cultural Memory in the Americas, bisogna distinguere ciò che riprende vita in concretezza esecutiva da che ciò che si conserva per lo studio dei documenti.
La vitalità del repertorio è quindi molteplice e aperta all’esplorazione attraverso questioni riguardanti le relazioni tra pratica e teoria, differenze culturali e possibilità universali, materiale e immateriale, incarnazione e disincarnazione, canone ed esperimento, tradizione e mercificazione, virtuosismo e vita quotidiana.

Esiste un repertorio contemporaneo? Ci sono spettacoli esemplari?
Lo sostiene il progetto RIC.CI (Reconstruction Italian Contemporary Dance) sulla coreografia italiana contemporanea anni ’80-90 curato da Marinella Guatterini fin dal 2010. Significativo che sia una rappresentante della critica, “a conoscenza dei fatti” a convincere più interlocutori-produttori ad adoperarsi per rimontare tanti titoli, che ebbero un peso in quell’epoca fervente del secolo scorso, e che sarebbero altrimenti perduti, archiviando una pagina ricca della nostra storia.

Dalle danze futuriste, Uccidiamo il chiaro di luna, a Tango glaciale di Mario Martone a Calore di Enzo Cosimi, alla Rivolta degli oggetti della Gaia Scienza-Giorgio Barberio Corsetti a E-Ink di MK e Duetto di Virgilio Sieni e Alessandro Certini, oltre a La boule de neige di Fabrizio Monteverde, Pupilla di Valeria Magli e Terramara di Abbondanza-Bertoni, per citare le operazioni più riuscite, è stato un’ottima iniziativa.
Non tutti gli altri titoli che sono seguiti risultano davvero memorabili, non tutti di vero peso; non tutti da rinverdire, essendo deboli già alla nascita.

Creare gli antecedenti
Danse macabre! di Jacopo Jenna

Importante anche la proposta di Jacopo Jenna, laureato in Sociologia e con studi coreutici a Rotterdam, che si è distinto con il suo Alcune coreografie (2020), un dialogo tra video di personaggi e brani famosi nella storia della danza e una performer in scena, Ramona Caia, che propone live gli stessi elementi; Alcune Coreografie – dice – “parla della danza che parla della danza attraverso la danza e che con essa si confonde fino a produrre nuove immagini”. È seguito un altro lavoro storico-antropologico-digitale di Jenna, Danse macabre! (2023), visto al Festival Interplay di Torino, che evoca quell’antica pratica medioevale in ambiente visuale tecnologico con scritte-pensieri guida proiettate sullo sfondo – “Immaginate se potessimo dare immagine a ciò che immaginiamo”– e con uso di laser.

Altro bell’esempio: Jérôme Bel, ripresa di un autoritratto in cui è Bel stesso, già definito “maestro della non danza”, a raccontare il suo percorso con la voce e con il video, mostrando brani dei suoi spettacoli cult. Jérôme Bel, riattivato per la versione italiana affidandolo a Marco D’Agostin e alla sua cerchia di co-artisti, è andato in scena al Piccolo Teatro di Milano. In ogni paese il re-enactment è affidato ad artisti locali, nell’ottica del risparmio energetico e del cambio climatico da contrastare evitando viaggi costosi e nocivi degli spettacoli e dei cast.
Bel è ben noto per i suoi spettacoli-ritratto: Isadora Duncan/Elisabeth Schwartz, Véronique Doisneau, ballerina di fila dell’Opéra di Parigi, Pichet Klunchun, tailandese, Lutz Förster, interprete top di Pina Bausch, Cédric Andrieux, già con Cunningham e Trisha Brown. Ora è lui-Bel l’oggetto-soggetto del ritratto.
D’Agostin, a sua volta, è ben noto per i suoi spettacoli-ritratto come First Love, dedicato alla passione per lo sci e a Stefania Belmondo, oppure Best Regards per il suo maestro-mentore inglese Nigel Charnock, icona platiné degli irriverenti DV8.

Creare gli antecedenti
Jérôme Bel di Marco D’Agostin al Piccolo Teatro – Teatro d’Europa di Milano

D’Agostin, per Milano, ha lavorato con gli amici-complici di lungo corso Chiara Bersani, danz-attrice nel ruolo proprio di Jérôme, Marta Ciappina, Alessandra Cristiani, Alessandra De Santis, e la bravissima Chiara Borgia della Scala nel momento dedicato alla ballerina classica Veronique Doisneau, oltre a tanti interpreti con corpi, storie e personalità differenti, professionisti e non professionisti.
Un intreccio di memorie back-forward, da persona a persona, da ego a ego. Bel non discute il suo ego, discute la danza; Marco discute – tenta di farlo – anche il suo ego.
Durante le repliche, è uscito il libro di D’Agostin, Anni, lettere, valanghe, con un’introduzione di Alessandro Iachino, per il Saggiatore: 5 testi di 5 spettacoli con le istruzioni per l’uso futuro.

Repertorio classico-moderno

Roberto Zappalà, con la sua compagnia catanese del CZD, in coerenza con i temi del convegno Anarchivio, ha rianimato tre pezzi chiave del repertorio di balletto moderno novecentesco al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, nel programma Trilogia dell’estasi, inanellando Après-Midi d’un Faune su Debussy (Vaslav Nijinsky per i Ballets Russes, 1912), Boléro (Bronislava Nijinska per Ida Rubinstein, 1928) e Le Sacre du Printemps su Stravinsky (Nijinsky per i Ballets Russes, 1913), tre temibili, leggendari caposaldi di grande potenza evocativa.

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Trilogia dell’estasi di Roberto Zappalà. Ph Serena Nicoletti

Il proposito è di creare un nuovo immaginario senza negare il passato, senza voler modernizzarlo, ma evocando in modo personale la memoria storica; i tre pezzi sono diventati un nastro continuo che li concatena con passaggi musicali aggiuntivi da discoteca in un habitat di gusto pop, dove spiccano grattacieli, pecore, una siringa, la scritta al neon Ring. Ma anche le atmosfere di Eyes Wide Shut di Kubrick filtrano nelle maschere laccate e nei mantelli neri. Un furore erotico pervade i tre capitoli, desiderio, vizio, sacrificio, in un luogo dove teste d’ariete candide su personaggi sacerdotali di nero vestiti- di Giada Russo- emergono dal buio ancestrale. Il Boléro non è, come d’uso, circolare, ma a coppie, nude, con intrecci di braccia insistiti allo spasimo. Il Sacre du Printemps diventa un rito di massa, in abiti follemente colorati.

Repertorio postmoderno

Il Ballet de Lyon, ora diretto da Cedric Andrieux, francese, già danzatore con Merce Cunningham, ha rimontato Beach Birds (1991), ispirato a Joyce e alla passione del coreografo per la natura e gli uccelli, e Biped (1999), con ballerini live e virtuali, proiettati su pareti velate, ad effetto acquario, con i ballerini-pesci in costumi iridescenti, sulla musica d’ambiente di Gavin Bryars, in omaggio al maestro americano del postmodern.

Creare gli antecedenti, il repertorio
Beach Birds di Merce Cunningham. Ph ©Agathe Poupeney / Divergences-Images / PhotoScene – 13/04/2024 – Opéra de Lyon – Lyon – Rhône – France. Courtesy Ravenna Festival

La meraviglia di una danza che trasporta artisti e pubblico in un mondo altro, dilatando lo spazio e il suono, astraendo il nucleo del movimento da corpi che entrano ed escono di scena come se il disegno della coreografia fosse inevitabile, giusto, sapiente nel mettere ciascuno al suo posto e nel comporre gli insiemi in equilibrio perfetto, quadro dopo quadro. Al Festival di Ravenna il programma Cunningham Forever, con orchestra dal vivo diretta da Bryars stesso, ha meravigliato occhi e orecchie per la bellezza dell’idea nitidamente costruita, nei volumi e nei pesi, come nelle opere d’arte rinascimentali.

Nuovo repertorio classico

È possibile oggi, dopo un secolo di rottura come il Novecento, inventare nuovi balletti classici, soprattutto basati sulla narrazione, in controtendenza con il balletto astratto, concertante, decostruzionista, di formato breve?
È fresco di stampa Créer des Ballets au XXI Siècle di Laura Cappelle per il CNRS – Centre national de la recherche scientifique.

La source di Jean-Guillaume Bart su Délibes-Minkus, costumi di Christian Lacroix  all’Opéra de Paris (2011), La mégère apprivoisée di Jean-Christophe Maillot su musica di Šostakóvič da Shakespeare al Bolshoi di Mosca (2014), Broken Wings di Annabelle Lopez Ochoa, su musica di Peter Salem, ispirato a Frida Kahlo all’English National Ballet (2016), sono tra i titoli analizzati.

Se Maillot e Lopez Ochoa inventano nuovi balletti, l’ex étoile Bart riscrive un balletto parigino del 1866, su musica d’epoca e su libretto di Arthur Saint-Léon e Charles Nuitter, protagonista allora l’italiana Guglielmina Salvioni: Naila, spirito della fonte, gode della protezione del cacciatore Djemil che, innamorato dell’affascinante Nouredda, è condannato a morire di sete per averle alzato il velo per vederne il volto. È Naila a salvarlo bagnandogli le labbra con la sua acqua.

Il vecchio titolo in corpi nuovi può diventare nuovo? E il classico è tale perché è sempre classico?

Creare gli antecedenti, il repertorio
Broken Wings di Annabelle Lopez Ochoa