Pablo Picasso, il saggio di Annie Cohen-Solal
I libri su Pablo Picasso, dalle biografie ai cataloghi, sono numerosissimi. Oltre a ciò, il fatto che all’artista spagnolo siano intitolati tre musei (uno a Barcellona, uno a Parigi e un ultimo ad Antibes), ha contributo a moltiplicare le mostre e dunque anche i cataloghi.
La storica dell’arte Annie Cohen-Solal ha avuto l’idea di scrivere un saggio sugli aspetti sconosciuti di Picasso, che danno una visione nuova della vita di questo “monstre sacré”. E le sorprese cominciano dal suo primo soggiorno a Parigi nel 1900 quando Picasso visita l’Esposizione universale con l’amico Casagemas. Un fascicolo a suo nome è creato alla Prefettura di polizia: classificato come anarchico. E questi sospetti durano molto tempo. Ignaro di questa sorveglianza (che durerà fino al 1945), Picasso rimane a Parigi. Ha la fortuna di esporre nella galleria di Ambroise Vollard alla fine del mese di giugno 1901. Conosce il poeta Max Jacob che sarà il suo cicerone nella capitale francese. Espone nella piccola galleria di Berthe Weill nel 1902. Ma è un insuccesso. Vivrà poi qualche mese da Max Jacob, conoscerà alberghi sordidi e garnis. Poi si sposterà nel Bateau-Lavoir a Montmartre. Questa situazione non gli renderà la vita più facile, offrendogli, d’altro canto, un’apertura sul mondo dell’arte e una certa stabilità.
Alla fine del 1905, Picasso è lontano dallo dallo spirito dei fauvrs. Presenta al Salone le Portrait de Bernadetta Canals, che è di tutt’altro genere. Dobbiamo ricordare che tra l’autunno del 1906 e l’autunno del 1987 è alla ricerca d’un altro modo di dipingere: firmerà Les Demoiselles d’Avignon. Ha potuto rivedere le opere di Cézanne, di Manet, tra gli altri, ma sceglie di seguire le orme di Velàsquez. Questa singolarità gli apre il Salon d’Automne. Leo e Gertrude Stein si interessano infatti alle sue opere. E nello stesso anno realizza il ritratto di Gertrude Stein. Gli ospiti di casa Stein hanno così potuto contemplare Famille de saltimbanques avec un singe o la Fillette au panier de fleurs.
Picasso trascorre l’estate del 1906 in compagnia di Fernande Olivier à Gòsol. Lì, si rivelano molteplici cambiamenti che condurranno a una forte evoluzione nell’orientamento del pensiero estetico di Picasso.
Di ritorno da Parigi, farà nascere un modo del tutto nuovo di concepire l’arte: il cubismo con un amico francese, Georges Braque. Il suo lavoro matura con velocità e interessa Daniel-Henry Kanhweiller dal 1907 e poi il collezionista praghese Vincenc Kramac dal 1910. Leo Stein rimarrà vicino a Picasso fino al 1910, dandogli denaro, organizzando anche riunioni per parlare dell’arte nuova. Sua sorella Gertrude non interromperà le relazioni con lui e resterà sua ammiratrice al moment della divisione della loro collezione (lui terrà i quadri di Matisse).
Ma Picasso non ha più bisogno dell’aiuto di Leo: può permettersi di affittare un bell’appartamento. Si dimostrerà molto ingrato nei confronti dell’amico-mecenate : è grazie a lui che ha potuto esporre nella galleria 201 di Alfred Stieglitz a New York nel 1911. Stieglitz ha pubblicato delle riproduzioni di alcune opere di Picasso nella sua rivista, Camera Work e, nel 1912, un “ritratto” scritto da Gertrude Stein.
Fino alla dichiarazione di guerra nel’14, Picasso vede il numero dei suoi collezionisti aumentare (tra l’altro i russi Chichkine e Morozov) e le sue vendite sono sempre più importanti. Kahnweiller fa un lavoro notevole per lui. Ormai è diventato un artista che non ha più problemi di denaro. Si dedica alla scultura, realizza numerosi collages, sviluppa il cubismo sintetico e si rivela sempre più audace. Espone a Budapest, a Monaco di Baviera, a Mosca, per citare solo queste città.
La Grande Guerra ha cambiato molte cose nella vita di Picasso che non si presenta volontario come tanti artisti stranieri (anche Modigliani si era presentato). Kahnweiller si sposta in Svizzera, Gertrude Stein a Londra. I critici tedeschi ovviamente sono partiti, come Wilhelm Ude e Carl Enstein. Certo, delle nuove figure sono apparse acconto a lui: André Derain e Fernand Léger, entrambi sul il fronte. Apollinaire per esempio serve nell’artiglieria, dove rimane ferito. Fa conoscenza con Jean Cocteau che gli chiederà di concepire gli scenari per il suo balletto Parade (è andato a Roma per incontrare Diaghilev, il direttore dei Balletti russi). Questa collaborazione durerà e Picasso avrà anche la fortuna d’incontrare Stravinsky.
All’inizio degli anni 20, ci sono diverse vendite delle opere possedute da Kahnweiller. Si dice con derisione che sono le prime mostre cubiste in Francia. Ma Picasso cambia completamente stile e si è orientato verso il neoclassicismo. Seppur senza abbandonare del tutto lo spirito del cubismo.
La carriera e il successo di Picasso è ormai un fatto compiuto. Tra le due guerre, nascono i Minotauri, e poi le opere Bagnante dipinte in stile surrealista. Nel 1936, il ministro della cultura della Repubblica spagnola gli propone la direzione del suo Ministero. Picasso non risponde. Poco dopo, un sotto-segretario dell’istruzione pubblica gli offre la direzione onoraria del museo del Prado. Ma ancora silenzio dall’artista. Viene invitato ad andare in Spagna. Non parte. Si era fatto rappresentare da Paul Eluard per la sua mostra personale.
Nel mese di gennaio 1937 gli viene commissionata la realizzazione di un’opera monumentale per il padiglione spagnolo alla mostra universale di Parigi. Compone allora Guernica. Questa grande composizione in bianco e nero fa scalpore. Finita la mostra, gira in vari musei, prima in Europa poi negli Stati Uniti.
Nella primavera del 1940, chiede nuovamente la nazionalità francese. All’inizio sembra che la sua richiesta possa andare a buon fine. Ma con la disfatta dell’esercito francese la sua richiesta viene respinta. Durante il periodo della presenza delle forze naziste in Francia, Picasso cambia stile: per le illustrazioni della Storia naturale di Buffon torna a un’espressione realista. Poi crea l’Uomo con il montone, una scultura che adesso si trova sulla piazza di Vallauris. Anche questa volta, non va verso una modalità avanguardista. In questo periodo dipinge un grande quadro, di notevole intensità, che non fa vedere a nessuno.
Ma l’autore di questo saggio dimentica di narrare le visite da parte di ufficiali superiori dello stato maggiore tedesco – una di queste è descritta a lungo (tre pagine) nel Giornale di occupazione di Ernst Jünger. L’unico tentativo di gesto dignitoso è compiuto da Picasso in occasione dell’arresto di Max Jacob e della sua incarcerazione nel campo di Drancy: si mette in relazione con Jean Cocteau e Sacha Guitry che gli chiedono di mettersi da parte. Cocteau ottiene la liberazione del poeta, ma, arrivato a Drancy, Jacob era già morto.
La Liberazione di Parigi mostra uno spettacolo inedito: Picasso passa le sere con Paul Eluard e Louis Aragon, fatto strano perché le uscite serali del pittore abitualmente sono solitarie. Forse perché ha deciso di aderire al partito comunista francese? E poi lo si è visto nelle manifestazioni pubbliche del partito, si è espresso nel giornale L’Humanité e, alla richiesta del pittore André Fougeron, ha anche accettato il ruolo di direttore del Front national des arts per l’epurazione degli artisti collaborazionisti. La colomba della pace, opera sua, scelta da Aragon, è diventata l’emblema del movimento della pace nel mondo intero… Ma chi è a conoscenza del perché Picasso è entrato in possesso della carta di membro del partito comunista? Mistero.
In ogni caso, la sua prima retrospettiva parigina ha avuto luogo al Musée des Arts décoratifs nel 1955. Ma l’artista non diventerà mai francese.
Malgrado la prolissità di qualche argomento, qualche lunghezza, delle mancanze strane nella narrazione, qualche va e vieni e imprecisione nella cronologia non sempre chiara, questo saggio è l’opera la più completa e informata sull’artista. Non si può fare a meno di consultarla.
Un étranger nommé Picasso, Annie Cohen-Solal, Folio “histoire”, Gallimard, 800 pp.
Dello stesso autore: Claude Monet, almost near abstraction / L’avventura del cromatismo