Nella nostra epoca, la comunicazione ha assunto, anche per effetto dei grandi mezzi di diffusione di massa, una dimensione ed un’importanza mai avuta in precedenza nella storia dell’umanità.
I messaggi del linguaggio politico sono in grado di attrarre consenso attorno a idee e comportamenti che incidono pesantemente nella vita sociale e individuale. Basti pensare a quei messaggi veicolati esplicitamente e implicitamente da Donald Trump, che hanno portato all’assalto del Campidoglio americano.
Lo studio del linguaggio politico
Il linguaggio politico è oggetto di studio in buona parte delle università italiane e straniere, perché è chiaro che, come diceva Wittgenstein, il linguaggio struttura la relazione tra le cose, e le sue proposizioni ne determinano il significato attraverso l’uso, senza alcuna necessità di verifica. Dunque, il linguaggio politico “proprio come un autentico processo semiotico, è in grado di generare forme di senso e di significato autonomo” (Tullio De Mauro). E attraverso l’uso, le parole pronunciate dai politici assumono agli occhi dei cittadini una valenza ontologica e assiologica.
La retorica antica
Il linguaggio politico è antico come l’uomo. A Corace, Tisia e Gorgia di Leontini (V-IV sec a.c.) si attribuisce la prima codificazione dell’arte retorica, cui segue la teorizzazione di Aristotele, e quindi l’uso e lo studio con Cicerone, Quintiliano, Sant’Agostino, Elio Donato, Dante, Erasmo da Rotterdam, e così via. Ma nell’era contemporanea sembra che questo linguaggio abbia assunto sofisticazioni e involuzioni rischiose.
Italo Calvino
Italo Calvino sosteneva che i politici usano “una sintassi ramificata e sinuosa, fanno di questo linguaggio uno strumento più utile a non dire che a dire. È un linguaggio che ai verbi che indicano un’azione precisa e diretta e concreta preferisce sistematicamente quelli che servono solo a mettere in relazione dei sostantivi che anche loro indicano astrazioni, il cui significato può essere definito solo dalla costruzione della frase. È un linguaggio in cui si possono mettere insieme frasi lunghissime senza un sostantivo concreto o un verbo d’azione” (Italo Calvino, L’italiano, una lingua tra le altre).
George Orwell
Anche secondo George Orwell, “nella nostra epoca la scrittura e i discorsi politici sono consacrati in massima parte alla difesa dell’indifendibile”. Come? Usando frasi prive di concretezza, con eufemismi, petizioni di principio, e semplice nebulosa vaghezza, se non di impostura.
“Persone vengono imprigionate per anni senza processo -scrive Orwell – o uccise con un colpo alla nuca o mandate a morire di scorbuto in baracche oltre il circolo polare artico: questa è eliminazione di elementi inaffidabili. È una fraseologia necessaria se uno vuole nominare le cose senza evocare le loro immagini mentali”. A ragione, lo scrittore inglese dice che nella nostra epoca non è possibile ‘stare alla larga dalla politica’, ma “la politica in sé è una massa di menzogne, evasioni, follia, odio e schizofrenia” (Orwell. La neolingua della politica, Garzanti 2021).
Il pericoloso gioco delle parole
Dunque, il gioco dei politici con le parole è pericoloso, soprattutto in un’epoca di incertezze economico-sociali dovute a globalizzazione e pandemia. È tempo di tornare ad un linguaggio politico più semplice ed esplicito, seguendo il suggerimento dell’autore di ben tre libri di retorica, che riteneva la politica il più alto dei compiti umani: “Pensate come uomini saggi, ma parlate come la gente comune” (Aristotele).
In our time, communication has assumed a dimension and an importance which has never previously had in the history of humanity,also because of the great mass media. Therefore, it is essential to understand and further explore the political language, whose messages are able to attract consensus around ideas and behaviors that heavily affect the social and individual life of citizens. It suffices to think of those messages conveyed explicitly and implicitly by Donald Trump, which led to the assault on the US Capitol.
Studying the Political Language
Political language is the object of study in almost all Italian and foreign universities, because, as Wittgenstein said, language structures the relationship between things, and its propositions determine its meaning through use, without any need for verification. Therefore, political language “just like an authentic semiotic process, is capable of generating forms of sense and autonomous meaning” (Tullio De Mauro). Through their use, the words spoken by politicians take on an ontological and axiological value.
The Ancient Rhetoric
Political language is as old as man. The first codification of rhetorical art is attributed to Corace, Tisia and Gorgia di Leontini (V-IV century BC), followed by the theorization of Aristotle. And over time Cicero, Quintilian, St Augustine, Elio Donato, Dante, Erasmus of Rotterdam, and so on. However, in the contemporary era it seems that this language has taken on risky sophistications and involutions.
Italo Calvino
Italo Calvino argued that politicians use “a branched and sinuous syntax, making this language a more useful tool not to say than to say. It is a language that systematically prefers to verbs that indicate a precise, direct and concrete action those that serve only to connectabstractnouns, whose meaning can only be defined by the construction of the sentence. It is a language in which very long sentences can be put together without a concrete noun or an action verb“(Italo Calvino, L’italiano, una lingua tra le altre)..
George Orwell
Even according to George Orwell, “in our age, writing and political speeches are largely devoted to defending the indefensible.” This happens by using phrases lacking in substance, with euphemisms, petitions of principle, and simple nebulous vagueness. “People are imprisoned for years without trial or killed with a blow to the back of the head or sent to die of scurvy in barracks beyond the arctic circle: this is elimination of unreliable elements. It is a necessary phraseology if one wants to name things without evoking their mental images”. Orwell rightly tells us that in our age it is not possible to ‘stay away from politics’, but “politics in itself is a mass of lies, escapes, madness, hatred and schizophrenia” (G. Orwell, Politics and the English Language, 1946).
The Dangerous Game of Words
Thus, the game of politicians with words is dangerous, especially in an era of economic and social uncertainties due to globalization and pandemic. It is time to return to a simpler and more explicit political language, following the suggestion of the author of three books on rhetoric, who considered politics the highest of human tasks: “Think like wise men, but talk like ordinary people” (Aristotle).