Gli Usa minacciano l’espulsione della Russia dagli scambi commerciali mondiali
I più alti funzionari statunitensi che monitorano la situazione in Ucraina hanno dichiarato che se ci sarà l’invasione le sanzioni colpiranno la Russia come mai è accaduto in passato. In accordo con i Paesi della Ue si ipotizza di espellere il Cremlino dal sistema di pagamento globale SWIFT che permette ai Paesi aderenti di ricevere denaro in valuta straniera – cioè dollari – e di pagare con valuta straniera. Tale misura estrema sarebbe attuata se Mosca ricattasse l’Europa riducendo o bloccando le forniture di gas, che attualmente costituiscono circa il 40% del totale importato nel Vecchio Continente.
L’Europa potrebbe fare a meno del gas si Mosca e approvvigionarsi diversamente
L’impossibilità di pagare in dollari metterebbe la Russia in crisi. Sarebbe, infatti, impraticabile l’acquisto della componentistica europea e americana che sta alla base del processo di industrializzazione del Paese. La mancanza di gas in Europa sarebbe compensata in parte da fornitori statunitensi, in parte dal Qatar, che si è reso disponibile insieme ad altri Paesi produttori. L’espulsione della Russia dallo SWIFT non sarebbe semplice. I Paesi che hanno una bilancia commerciale in equilibrio con Mosca non avrebbero alcun interesse a tale manovra. Tuttavia, se ne sta trattando con la massima attenzione e riservatezza. Per altro tale misura era stata già adottata con successo nel 2012 contro l’Iran.
Una guerra finanziaria e tecnologica minaccia i leader del Cremlino
Un’altra sanzione economica relativamente meno dura sarebbe quella di ridurre l’acquisto di obbligazioni russe, facendo mancare a Mosca i finanziamenti di cui ha assoluto bisogno. Considerando che nei confronti della Cina e dell’Iran sono state teorizzate manovre simili, si ipotizza che Biden possa inaugurare una inedita guerra finanziaria e tecnologica. Ovviamente meno sanguinosa e forse più efficace. Ancora una volta sarebbe presa di mira quella globalizzazione che sembrava poter coniugare gli interessi di tutti in un sistema win-win. Tornerebbe la logica del bipolarismo e dei conflitti per procura, con l’elemento aggiuntivo della guerra elettronica, già parzialmente in atto.
Solo la pace può garantire il progresso collettivo
Ma potrebbe anche aprirsi un altro scenario in cui i protagonisti degli equilibri di forza planetari si rendono conto dell’interconnessione ormai molto forte fra i sistemi produttivi nazionali. In questo caso una politica di pace competitiva potrebbe sostituire quella delle armi, degli scontri frontali, delle sanzioni e delle controsanzioni. Come ha dichiarato il segretario delle Nazioni Unite Gutierres un arretramento dell’integrazione planetaria della produzione impedirebbe l’emancipazione dei popoli più poveri, bloccherebbe la crescita dei Paesi emergenti e creerebbe le condizioni per conflitti armati ricorrenti. Nulla di tutto ciò è augurabile.
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