Gli intrighi nel futuro di un albero
E adesso incomincerà la parte più incredibile e gaia: ai primi suoni del pianoforte a coda la casa si metterà a cantare. Con finissime risonanze ad ogni tasto risponderanno le travi, le porte e il vecchio lampadario, privo ormai della metà dei cristalli a forma di foglia di quercia. Il tema musicale più semplice veniva suonato dalla casa intera, come una sinfonia. Un’orchestrazione eccellente! — pensava Čajkovskij, ammirando l’insuperabile talento melodico del legno.
L’artista intravede la festa clandestina, i minuscoli minuetti, gli intrighi complicati che si tramano nella notturna intimità della stanza del mobile, quando strane cose avvengono: le luci e i fuochi si spengono, scompaiono gli invitati nel silenzio, nei vetri, corridoi e colonnati, e insieme tavoli, commode, secrétaire, armadi evaporano, tornano agrifoglio, quercia nera, ciliegio, pero, tasso, bosso, pioppo o sicomoro. “Questa volta nella notte del mobile sono i riflessi rinchiusi a riprodurre gli oggetti. L’inversione dell’interno e dell’esterno è vissuta dal poeta (artista n.d.r.) con tale intensità da ripercuotersi in una inversione degli oggetti e dei riflessi.” (G. Bachelard).
Fuggire per nascondersi in un grande armadio, secondo il poeta, conferisce alla fuga saggezza. Nel guscio di legno caldo fuggiasco vive la rêverie (solo il filosofo non ama gli argomenti in cassetti): impudente una stella, cadendo, con la coda ferisce il vecchio legno che scricchiola stupore, e si insinua nella feritura. Ed è così che penetra l’intero firmamento della notte nello spazio scintillante chiuso nell’armadio. Dove la fuga ti fa vincere sull’infinito.
Elogio del bosco
Ed eccoci nel ventre umido e lascivo dei boschi di Carrega: corpo arcaico, balena arenata nella pianura da quando il Paradiso se ne è andato nel cielo. Ecco dove nascondersi da grandi, tra laghi e filari, tra monti e vallette, tra viali e sentieri. Tra solitudine e sogni, geografia e botanica, bisbigliando versi uditi nell’infanzia. Una meraviglia che è riferimento per ogni tipo di domesticazione e trasformazione della natura. Così un mito diventa simbolicamente la proposta di un laboratorio dell’uomo aperto verso tutti i suoi futuri.
Le mura di Babilonia con i suoi giardini pensili narrati da Diodoro Siculo: “persuase (Semiramide) all’huomo che con artificio facesse fare un horto, il quale con arbori et prati rappresentasse la patria.” É il progetto della costruzione della natura artificiale su grande scala.
La Sicilia è trasformata da foresta in giardino. La pianura deforestata dell’Emilia-Romagna diventa quasi un parco all’inglese. A quindici chilometri da Parma negli splendidi boschi dell’epoca Farnese, sopravvissuti ai Borboni e a Maria Luigia fino agli ultimi proprietari principi Carrega, grazie alla caccia una volta e oggi grazie a Dio o a chi di dovere.
In questo pairadâeza (in antico persiano anche “giardino zoologico”) umido e scuro ogni labirinto è abolito. Mima la natura, non il palazzo-giardino. Niente rovine rinascimentali. Ma l’orto botanico, una sorta di rivoluzione epistemologica riguardante il rapporto dell’uomo con la natura. Cacciare ma… studiare le nuove specie delle Indie in continua sperimentazione della farmacopea basata sull’erboristeria.
Ma il nostro esprime piuttosto l’idea goethiana del giardino romantico: il luogo dell’affinamento sentimentale e del consumo visivo individuale. Così è oggi questo bois du projet, ex-riserva di caccia principesca a conferma della tesi che ogni momento progettuale è forma di conoscenza e di creatività, fra magico e esotico, tra ludico e domestico, erotico e virtuale, classico e utopico.
The wood, mysteries inside the tree
The intregues in tree’s future
And now the most incredible and cheerful part will begin. At the first sounds of the grand piano the house will start to sing. The beams, doors, and the old chandelier, now lacking half of the oak leaf-shaped crystals, will respond with very fine resonances to each piano-key. The simplest musical theme was played by the whole house, like a symphony. Admiring the unsurpassed melodic talent of wood, Tchaikovsky thought: “an excellent orchestration!”.
The artist glimpses the clandestine party, the tiny minuets, the complicated intrigues that are plotted in the nocturnal intimacy of the furniture room, when strange things happen. The lights and fires go out, the guests disappear in the silence, in the windows, corridors and colonnades. At the same time, tables, commodes, secrétaire, and wardrobes evaporate and return to be holly, black oak, cherry, pear, yew, box, poplar, or sycamore. “This time in the night of furniture, the enclosed reflexes reproduce the objects. The inversion of the interior and the exterior is experienced by the poet (artist editor’s note) with such intensity that it has repercussions in an inversion of objects and reflections.” (G. Bachelard).
According to the poet, running away to hide in a large closet gives wisdom to the escape. Rêverie lives in the warm fugitive wooden shell (only the philosopher does not like arguments in drawers). Impudently, a falling star hits with its tail the old wood that creaks in amazement, and creeps into the wound. And this is how the entire firmament of the night penetrates the glittering space enclosed in the wardrobe, where the escape makes you win over infinity.
The praise of wood
Here we are in the humid and lascivious womb of the Carrega woods: an archaic body, a whale stranded in the plain since Paradise went to heaven. Here adults can hide, between lakes and rows, between mountains and valleys, between avenues and paths, between loneliness and dreams, geography and botany, whispering verses heard in childhood. This wonder is a reference for all types of nature’s domestication and transformation. Thus, a myth symbolically becomes the proposal for a laboratory of man open to all his futures.
The walls of Babylon with its hanging gardens narrated by Diodorus Siculus: “persuaded (Semiramis) the man that with artifice could make a garden, which with trees and meadows represented the homeland.” It is the project of the construction of artificial nature on a large scale.
Sicily has been transformed from forest to garden. The deforested plain of Emilia-Romagna almost becomes an English park. Fifteen kilometers from Parma, the splendid woods of the Farnese era survived the Bourbons and Maria Luigia up to the last owners, the Carrega princes, thanks to hunting and today thanks to God or to those in charge.
In this wet and dark pairadâeza (in ancient Persian also “zoological garden”) every labyrinth is abolished. It mimics nature, not the palace-garden. No Renaissance ruins. However, there is the botanical garden, a sort of epistemological revolution concerning the relationship of man with nature. Hunting yes but … also studying the new species of the Indies in continuous experimentation of the pharmacopoeia based on herbal medicine.
However, our garden rather expresses Goethe’s idea of the romantic garden: the place of sentimental refinement and individual visual consumption. So, this is the bois du projet today, a former princely hunting reserve confirming the thesis that every design moment is a form of knowledge and creativity, between magic and exotic, between playful and domestic, erotic and virtual, classic and utopian.