con l’Umanesimo, ma poco) come orgoglio è stato una iattura, una astrazione che si sostituisce al dato reale e vitale che è la persona; direi che, nel caso lo schema di Heidegger e dei suoi imitatori abbia un minimo di plausibilità filosofica, e/o storico-epocale (chi sono io per negarlo?) il digitale non è ciò che compie la demonicità e la destinalità della tecnica e dell’oblio dell’Essere, ma ciò che, eventualmente, ricompone Essere ed ente, meglio ciò che li “risolve” al di là di ogni filosofia e quindi di ogni ontologia e metafisica. Perché?
Perché il digitale riconosce che ogni tecnologia è biologia e ogni biologia è tecnologia e noi in loro. Non c’è nulla che preceda la vita se non la vita stessa; la natura del gioco è nelle stesse regole del gioco e negli stati di relazione. Ogni grumo si fa grumo (identico a sé) per autopoiesi nella relazione.