A partire dal 1975, ho realizzato vari eventi di Arte Postale per la pace ed il disarmo nucleare. In particolare, due: Uniti per la pace (dedicato alla situazione sociale in Polonia e alla guerra aperta tra Argentina e Gran Bretagna per le Isole Malvinas) e Progetto Ombra. Quest’ultimo è stato itinerante in varie nazioni: in Italia con la partecipazione anche di GAC (Guglielmo Achille Cavellini) ed Enrico Baj; in Irlanda; in Germania (con la collaborazione di Peter Küstermann); negli Stati Uniti, in Uruguay (con la collaborazione di Clemente Padin); in Giappone, nel 1988, con il contributo di Shozo Shimamoto e Ryosuke Cohen.
La tappa giapponese è consistita in un grande “Mail art meeting” – con performers internazionali – culminato ad Hiroshima il 6 agosto e poi presentato anche in altre città giapponesi come Tokio, Osaka, Kyoto, Iida.
Quando la prima bomba atomica esplose su Hiroshima – il 6 agosto 1945, alle ore 8,15 – la popolazione fu istantaneamente vaporizzata. Sul terreno rimasero solo le ombre dei corpi. Questi tragici resti hanno fornito le immagini ed il tema per il ricordato Progetto Ombra. La prima bomba atomica produsse almeno tre effetti: la vaporizzazione immediata dei corpi delle vittime, la sequela a distanza di deformità e gravi malattie, la minaccia della ripetizione della tragedia. La soluzione formale ideata per richiamare l’evento fu semplice ed efficace.
Dal profilo di vari esseri umani furono ricavate sagome in carta che i mail-artisti mi spedirono e che, deposte sul terreno e successivamente dipinte, lasciarono un’ombra: “eliminazione di umanità” effettiva, di grande forza drammatica. E così il Progetto Ombra può basato sul dato storico ha finito col dilatarsi fino a diventare simbolo nel quotidiano.
La tragedia iperbolica di Hiroshima può frantumarsi in mille drammi non meno gravi, perché comuni. Ogni evento negativo è, in ultima analisi, una sottrazione di umanità, un atto di morte piccolo o grande che lascia dietro di sé il vuoto e provoca dunque un effetto d’ombra.