Il governatore della Liguria Giovanni Toti, amante della pasta secondo natura e da mangiare col pesto (dato il suo ruolo istituzionale), sente la voce del ristoratore vantare, con piena soddisfazione, che il piatto che gli sta servendo è più nutriente che mai. “Perché?”, gli chiede perplesso il presidente. E il suo ospite, con occhi raggianti, articola una sola parola: “Grillo; caro Toti, lo trova dappertutto, nella pasta, e negli ingredienti del pesto, olio, prezzemolo, ecc.. Lei non avrà più necessità di mangiare carne, e, faccia attenzione, tutte le volte che ordinerà una portata, si accerti che ci sia.” E Toti: “Ci sia cosa?” Risposta: “Grillo”. E Toti: “Quello parlante?”. “Vede, presidente” – riprende l’oste – “ora non parla più. Da che era tossico e aggressivo, ora è altamente proteico.” Immediatamente il politico vomita.
Ma nelle aule della UE nessuno vomita, anzi pare stiano digerendo ogni cosa meglio di prima per la gioia di avere ufficialmente concesso ai Paesi membri l’uso della farina prodotta macinando l’ortottero, il grillo. Proprio l’onorevole Toti ha protestato con una performance serena e conviviale, facendosi fotografare davanti a un bel pesto con pasta secondo tradizione.
Una delle motivazioni è che questa – chiamiamola così – farina, allenterebbe l’utilizzo della carne e quindi delle emissioni inquinanti. Come dire: se la gente sa che in tutti gli alimenti disponibili nei supermercati, da quelli primari a quelli accessori, trova farina dell’ortottero, si rende conto che può evitare la carne. Con buona pace dei macellai e dei carnivori.
La fine dell’ortottero? Due giorni di digiuno, poi congelato e infine macinato. E magari, non si sa mai, non mancherà un produttore che si sacrificherà giorno e notte massacrando se stesso e i dipendenti di lavoro per non fare mancare sulla tavola della gente il grande proteico. E lui meriterà enormi guadagni per compensare gli enormi sacrifici.