“Da questo sacrificio, compiuto fino in fondo, si raccolse latte cagliato misto a burro. Da qui vennero le creature dell’aria, gli animali della foresta e quelli del villaggio. Da questo sacrificio, compiuto fino in fondo, nacquero gli inni e le melodie; da questo nacquero i diversi metri; da questo nacquero le formule sacrificali.” (RgVeda)
Lo yoga, un sacrificio al Purusha
Purusha dal Sanscrito viene tradotto come “Spirito, persona, maschio, sé o coscienza” e nel Samkhya, testo base dell’Ayurveda, indica lo spirito eterno. Nei Rigveda il Purusha è anche il primo uomo dal cui corpo, offerto come sacrificio vivente, venne creato l’universo. Quest’uomo cosmico rappresenta la personificazione della realtà non manifesta. Di quest’uomo cosmico è scritto che ne è visibile solo una parte, un quarto, da cui emana il principio femminile, ovvero l’umanità tutta. Il Purusha sacrifica quindi un quarto di sé per dar luogo all’umanità, la sua immanenza. Il resto di sé, tre quarti, resta in alto in trascendenza. L’umanità contatta lo spirito eterno e il sacro offrendo sacrifici al cielo: “Con il sacrificio gli Dei sacrificarono al sacrificio”. La pratica dello yoga rappresenta anche per lo yogin un sacrificio vivente al Purusha per accedere ai regni della coscienza.
Lo yoga, il testo di Swuami Vivekananda
Questa è una tappa di un cammino suddiviso in più appuntamenti per illustrare gli Yoga Sutra di Patanjali prendendo a riferimento il testo di Swuami Vivekananda. Vivekananda, servitore di Bharati Mata, la Madre India, è stato il primo ad introdurre lo yoga in Occidente. Questo breve percorso sugli Yoga Sutra è un ringraziamento per la terra dello yoga, l’India.
Lo yoga, liberare il passato
Negli aforismi trattati nei precedenti appuntamenti si definisce la natura dello yoga: “Lo yoga è ora”, ma l’attenzione mentale viene mossa dalle Vritti, correnti mentali di associazioni fra pensieri, che lo yogi concentrato sa fermare trovando la sua stabilità interiore, mentre in assenza di concentrazione si identifica con le Vritti e costruisce un’idea di sé stesso.
Le Vritti sono cinque: Giusta conoscenza, non discriminazione, falsa nozione, sonno e memoria. Lo yogin che raggiunge il distacco dalle Vritti scioglie il suo passato. Vairagya è il raggiungimento dello yogin che riesce a perdere il desiderio di controllare gli oggetti esterni.
Yoga, le Vritti
- तत्पयं ऩरुु षख्यातगे ियु वतै ष्ण्यृ भ ॥् १६॥
tatparan purusha khyater gunna vaitrishnyam
Lo stato supremo di non attaccamento (Vairagya) si verifica quando si raggiunge anche il distacco dalle qualità (Guna), in seguito alla scoperta della natura più intima del Purusha, il Sé Supremo.
Questa è la maggiore espressione del potere.
- णवतकयणवचायानन्दाणस्मतारूऩानगु भात स् प्रं ऻात् ॥ १७॥
vitarka vichar ananda smita roopa nugamat
sanprajnatah
Lo stato di coscienza con seme (Samprajnata) è accompagnato dal ragionamento (Vitarka), dalla riflessione (Vikara), dalla beatitudine (Ananda) e da un senso di puro essere (Asmita).
Vitarka è quando si pensa agli elementi della natura dal loro principio alla loro fine. Chitta, la base dell’attività mentale, trattiene le forze della natura e proietta pensieri. Oltre c’è il Purusha dove materia e forze sono unite.
- णवयाभप्रत्यमाभ्यासऩवू ्य सस्कं ायशषे ोऽन्य् ॥ १८॥
virama pratyaya-bhyasa-poorvah sanskara-shesho
anyah
Nel samadhi senza seme, invece, quando grazie a un esercizio costante (Abhyasa) cessano le residue impressioni generate dalle esperienze del passato.
Quando la mente è capace di calmare le onde dell’attività mentale, rimane l’osservazione delle tendenze (Semi) che portano la coscienza fuori dal suo centro, queste tendenze diventeranno più tardi delle onde quando se ne sarà compreso il principio e la fine.
Negli articoli precedenti di questo appuntamento sugli Yoga Sutra di Patanjali sono illustrati gli yoga Sutra dall’1 al 15.
Testi di riferimento
* “Il Libro del Samadhi, Gli Yoga Sutra di Patanjali” di P. Proietti
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