Gertrude Stein (1874-1946) disseminò le memorie della sua vita in due libri importanti, tra i più letti della sua opera letteraria ampia e in parte ancora poco conosciuta in Europa. Nel 1933 ha pubblicato The Autobiography of Alice B. Toklas (Alice Toklas è stata la sua compagna fino alla fine). Everybody’sAutobiography esce, invece, nel 1937 seguito, infine, da Wars I Have Seen del 1945. Per non parlare di vari autoritratti scritti in gioventù e di pezzi sparsi che riguardano le sue vicende personali.
Nel leggere la nuova biografia scritta da Philippe Blanchon («Biographies», Folio, Gallimard, 302 pagine), purtroppo, mi è dispiaciuta la mancanza d’ispirazione e di profondità in questo lavoro, che non offre nuovi spunti sulla personalità e l’opera di Gertrude Stein. Infatti, mancano molte cose importanti, le note sono scarse, la bibliografia lacunosa. Eppure le biografie e i saggi in lingua inglese sulla scrittrice non mancano!
Gertrude Stein nasce ad Allegheny (USA, Pennsylvania) in una famiglia ebrea benestante. Suo padre aveva interessi nel settore immobiliare e gestiva una società di tram. È la più piccola di cinque fratelli. Quando i suoi genitori, di origine tedesca, decidono di stabilirsi a Vienna, ha solo un anno. Tornata in America, la famiglia si stabilisce prima a Baltimora, poi a Oakland, sulla costa ovest. Ha un legame forte con suo fratello Leo, che ha due anni più di lei. Studiano in una scuola privata ad Oakland.
Dopo la morte della madre, Leo va a studiare a Berkeley e Gertrude comincia a scoprire la grande letteratura inglese, con una predilezione per Fielding, Smolett eThackeray. Alla morte del padre, nel 1891, i due ragazzi si spostano a San Francisco dal fratello maggiore Michael. Trascorso un altro anno, Leo va a studiare ad Harvard e Gertrude si trasferisce nuovamente a Baltimora da una zia.
Durante gli studi al Radcliffe College, dal 1893, diventa allieva di William James, parente di Henry James. Scopre così il flusso di coscienza che il suo professore aveva teorizzato nel saggio The Principles of Psychology (1890). Fa esperimenti di scrittura automatica con Leon Solomons. Si tratta di un aspetto dell’esperienza della scrittura che Gertrude Stein non conosceva, ma che non accetterà del tutto (come scrive nel saggio L’automatismo normale della mobilità del 1896). Tutto questo avrà una forte influenza sulla sua visione della letteratura.
Successivamente, Gertrude Stein decide di iscriversi alla facoltà di medicina John-Hopkins. Nel 1895, fa un lungo viaggio in Europa con Leo. Scopre così Parigi e rimane affascinata dal museo del Louvre. Il fratello decide di vivere a Parigi e Gertrude lo raggiunge l’anno dopo, seguita dal fratello maggiore Michael e da sua moglie.
Vivono insieme in Rue de Fleurus e iniziano a collezionare opere d’arte, pur non avendo gli stessi gusti. Leo s’interessa a Cézanne e Matisse, comprando diversi loro quadri a partire dal 1905. Invitano amici, scrittori e artisti il sabato sera. Ma presto Gertrude si separa dal fratello e inizia a vivere con la segretaria, Alice B. Toklas. I fratelli dividono la collezione e Gertrude s’interessa sempre di più al cubismo e all’avanguardia. Comincia a scrivere The Making of Americans, che sarà pubblicato nel 1925 e che a Leo non piace per niente, Three Lives, QED e poi Tender Buttons.
Continua inoltre la sua tradizione del salotto con artisti, scrittori e intellettuali, di cui lei è ormai la figura centrale. Da lei si incontrano F. S. Fitzgerald, Ernst Hemingway, Max Jacob, André Derain, Marie Laurencin, Picasso ovviamente, che è il suo artista preferito, di cui acquista molte opere e da cui avrà il proprio ritratto nel 1906. Frequenta, inoltre, Gris, Braque e successivamente Balthus.
Dopo la guerra, la dimora di Rue de Fleurus continua a rimane un importante punto d’incontro e di riferimento nella geografia culturale della Ville Lùmière. Gertrude Stein continua a scrivere, e molto. Ma i suoi libri non piacciono affatto agli editori e solo la pubblicazione di Autobiography of Alice B. Toklas va incontro a un certo successo presso il pubblico. La sua collezione la rende celebre, con l’affermarsi del cubismo come corrente importante del secolo.
Da ottobre 1934 a maggio 1935 si impegna in un lungo tour di conferenze negli Stati Uniti, riuscendo ad attrarre un nutrito pubblico, ma molti ascoltatori non capiscono i suoi interventi… Nemmeno il suo tentativo di scrivere un giallo, Blood in The Dining Room Floor del 1933, ha convinto i lettori. Tutta la sua produzione teatrale è rimasta sulla carta.
Ha provato più tardi, nel 1946, a farsi strada sul palcoscenico con i libretti di Four Saints in Three Acts (1928-1934) e di The Mother of Us All, con musica di Virgil Thomson (1896-1989), un compositore che ha avuto un rapporto stretto con il Gruppo dei Sei a Parigi. Ma il suo unico grande successo fu il suo piccolo libro dedicato a Picasso, che è uscito nel 1938 corredato dagli scatti di Cecil Beaton.
Due anni dopo Paris France fu apprezzato, ma Gertrude Stein non si è mai affermata come scrittrice capace di incontrare i gusti di un ampio numero di lettori. Ancora oggi, malgrado le numerose pubblicazioni negli Stati Uniti e le traduzioni in numerose lingue europee, il suo rimane un caso strano e contraddittorio. Famosa, senza dubbio, tuttavia non è vista come una grande letterata del novecento. I suoi scritti sperimentali sono rimasti di difficile accesso, nonostante il fatto che i poeti e romanzieri delle avanguardie (dadaisti, futuristi, surrealisti, e così via) facciano ormai parte della storia della letteratura, stampati e ristampati.
La collezionista è celebrata, la scrittrice molto meno.