Due grandi teatri
È con “Gardenia- 10 years later”, lo spettacolo presentato nel 2010 dalla compagnia belga NTGent, che Andrée Ruth Shammah ha aperto i festeggiamenti per i Cinquanta anni del Teatro Franco Parenti, da lei diretto. La rappresentazione è stata ospitata al Piccolo Teatro di Milano nella sede dello Strehler. Un segno, questo, di fattiva collaborazione fra enti teatrali, colpiti duramente durante il periodo pandemico. Il tema del lavoro è intonato a quello che la Shammah sceglie per l’inizio della festa per il suo teatro, cioè la Rassegna “La Grande Età”, in collaborazione con la Fondazione Ravasi Garzanti.
É l’età dei Grandi che, a dispetto del trascorrere inarrestabile dei giorni, non smettono di gettare nuove reti e desiderano ancora. Ad assistere allo spettacolo, non a caso, c’era un simbolo senza tempo della canzone italiana, brava ora come un tempo: Ornella Vanoni.
Un tema attuale
Gardenia, però, non è solo una storia di età. Originato da un’idea della celebre attrice belga Vanessa Van Durme, da sempre attiva nella difesa dei diritti LGBT+, lo spettacolo è la messa in scena di uno spaccato di vita difficile ma vissuta lievemente e con empatia, ispirato dall’esperienza. La natura non permette alla Van Durme di nascere donna. E lei lo diventa per altra via.
L’attrice belga chiama sul palco, per lo spettacolo, alcune sue vecchie conoscenze, un gruppo di amici sessualmente ondivaghi, con un passato di drag queen. Si tratta di vite vissute in bilico fra la norma e ciò che la norma non consente loro di essere. Sono camaleontiche esistenze che ad ogni cambio di pelle si trasformano in altro e che la Van Durme intende raccontare, senza censure e con aderenza alla realtà. Così lo struggimento che lo spettatore prova a teatro si aggrava, pensando non solo al fatto che le naturali movenze vezzose a cui si assiste sono opera di artisti di una certa età, ma che questo straordinari personaggi interpretano loro stessi.
La realtà sul palco
La storia è narrata con poche parole – spesso colorite, che rimandano senza appello ai locali di infimo livello dove gli artisti si sono esibiti negli anni. Ma anche gesti, sguardi, movimenti scenici, con le musiche sapientemente selezionate da Steven Prengels. L’intreccio drammaturgico è semplice: il locale Gardenia chiude e lì si ritrovano per un’ultima performance rievocativa i vecchi amici artisti che lì si esibivano, con i loro numeri en travesti. Non sono più giovani e belli, viaggiano quasi tutti verso la Grande Età. Ma questo è solo un dettaglio. L’incertezza iniziale dei loro passi verso le sedie sul palco lascia il posto a una prorompente voglia di muoversi sul palcoscenico al lungo calcato. E a mano a mano che l’involucro esteriore li trasforma in signore imbellettate, imparruccate, chiuse in succinti e sgargianti abiti, cresce in loro la sicurezza. Dalla crisalide alla farfalla, sotto l’incalzante Bolero di Ravel. Anche la trasformazione è un dettaglio, perché la mutazione è segno della loro allegorica vera sostanza.
Linguaggi, esperienze, emozioni
“Gardenia – 10 years later” è un’opera non inquadrabile in alcun genere, anche a causa dei vari linguaggi adoperati. Si avvicina molto al teatro/danza grazie alle figure che hanno partecipato alla sua realizzazione. Va infatti ricordato che, accanto alla settantaquattrenne Vanessa Van Durme, ci sono due registi di eccellenza, Frank Van Laeke e Alain Platel – l’ultimo erede della coreografa Pina Bausch. È dalla Bausch che Platel ha appreso che la tecnica, nel ballo, non basta. Il corpo può anche “parlare”. E questo accade quando dai fluttuanti corpi dei ballerini si sprigionano le emozioni vitali da essi prodotti.
Dai tecnicismi alla viva creazione artistica
Così i performer – fra i quali vi è un solo ballerino professionista del gruppo di Platel – diventano i tecnici del movimento le cui esperienze, gioie, sofferenze e capacità empatia si materializzano nei loro corpi. Un linguaggio contemporaneo, questo, che in “Gardenia – 10 years later” esula dalla perfezione e dai tecnicismi, che pure sono la base del lavoro. E lo spettatore ricorderà la bellezza generata dall’umanità del gesto e non il gesto in sé.
“Gardenia – 10 years later”. Dieci anni che hanno lasciato tracce anche sul cast, come la morte di Andrea De Laet che sul palco è la sedia che rimane vuota, con uno scintillante abito rosso adagiatovi sopra.
“Gardenia – 10 years later”, è andato in scena l’8 e il 9 settembre 2022 al Piccolo Teatro Strehler di Milano nell’ambito della rassegna del Teatro Franco Parenti “La Grande Età”. Regia di Frank Van Laecke e Alain Platel. Musiche di Steven Prengels. Da un’idea di Vanessa Van Durme. Creato e interpretato da: Vanessa Van Durme, Griet Debacker, Andrea De Laet (†), Richard ‘Tootsie’ Dierick, Danilo Povolo, Gerrit Becker, Hendrik Lebon, Dirk Van Vaerenbergh, Rudy Suwyns. Produzione di NTGent e laGent (Les Ballets C de la B e kabinet k). Coproduzione: Le Volcan Scène nationale du Havre. Con la collaborazione di Regione Lombardia / Assessorato Autonomia e Cultura Regione Lombardia e Piccolo Teatro di Milano.
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