Si chiama Ines il personaggio intorno al quale ruota la fantasia creativa di Gabriele Artusio, giovanissimo e già artisticamente sicuro e deciso. Ed è forse anche il personaggio intorno al quale ruota psicologicamente il suo stesso autore. Una sorta di autoterapia? Nel caso sarebbe una strategia che tutti dovremmo praticare. Come? Proprio immaginando ciò di cui abbiamo bisogno. Immaginare: che è cosa ben diversa dal fantasticare, avendo radice nell’immagine, cioè in qualcosa che si vede e non trascende, né travalica la realtà, come accade con la fantasia. Una condizione immaginifica, per dirla con un termine letterario che ha una bella ed efficace testimonianza nel romanzo di D’Annunzio Il Fuoco in cui l’autore si ritrova nel suo personaggio Stelio Effrena.
Insomma, Gabriele Artusio ha creato il mondo dove vivere e nel quale coinvolgere il riguardante. E ci riesce pienamente, in forza della sua fascinosa espressività. Il suo racconto intorno a Ines ti irretisce e ti ingloba e tu, a tua volta, lo metabolizzi, lo fai tuo. Ti ci ritrovi per una sotterranea e malcelata spinta inclusiva.
Il racconto ha l’allure del fumetto, con ammiccamenti a quello giapponese. Ma l’artista non si giapponesizza. Inventa, anche, una sua atmosfera culturale-antropologica che attraversa qualche volta le culture, ma soprattutto le oltrepassa. Infatti il mondo visuale di Artusio si fonda su una way of life serena ma sostanzialmente complessa, nella vita di relazione e in quella interiore assoluta.
Ma il risultato e il suo effetto comunicativo sono all’insegna di una matissiana Joie de Vivre che però non appartiene alla comune vita di tutti i giorni. Quasi appartiene ad altri mondi, a dispetto degli elementi realistici che la puntellano.
E mi riferisco al drive di fondo dell’artista che cogli quando ti imbatti nella sensualità con la quale è esaltata Ines. Una sensualità che va oltre la frequente rappresentazione del sesso. Questa infatti, quando c’è, diventa spesso un leit motiv vezzoso, e magari con una punta di ironia, al punto da sviare dall’approccio realistico.
Ines è agile magnifica attrice in ogni modalità espressiva che la coinvolge. Può trattarsi di Animazione Video, in termini GIF o più estesi, ma sempre sintetici ed essenziali. E quando l’artista realizza dipinti o disegni su carta, hai l’impressione che si tratti più di uno still frame che di reale supporto bidimensionale.
Il dinamismo è uno dei tratti caratterizzanti di queste opere. Un dinamismo quieto, quasi sognante, anche se innervato da sottili scudisciate di composizione ingegnosa e inaspettata. Talvolta quasi un dinamismo trattenuto, spontaneamente trattenuto, tra il pudore e la strategia per ricaricarsi, se non per tendere un tranello al fruitore.
Abbiamo Ines Bouganville camaleonticamente trasformata e fusa con l’atmosfera in forza di un virtuoso uso di china, pennarello ed ecoline su carta dove, fra le varie opere realizzate, si distingue, per finezza compositiva, Foresta d’Inverno, con qualche sguardo a Picasso in alcune forme anatomiche. E c’è una Ines Senza Buccia, come la sapida trasformazione di questo personaggio femminile in Arlecchino ad opera di un delicato acrilico su tela.
E poi Ines si immilla, per usare un termine di Guido Gozzano: Mille Ines. Ed ecco la grande Kermesse di Gabriele Artusio affidata a inchiostro e pennarello su carta. Disegni che parlano di intelligenza sagace e di trascinante inventiva specie al livello di talune sincopi che sconvolgono improvvisamente il quieto ritmo della composizione.
Recentemente il pubblico ha avuto modo di vedere il lavoro di Gabriele Artusio in mostre collettive e personali: “Gli Sguardi di Ines”, solo show alla Five Gallery di Lugano, a cura di Andrea B. Del Guercio (l’artista si è appena laureato all’Accademia di Brera dove il critico insegna).
Nella ricorrenza dei 700 anni dalla morte di Dante, tra le numerose iniziative, è tutt’ora in svolgimento La Dipinta Commedia. Circa 50 artisti hanno interpretato ognuno una terzina, con lettura recitata dal poeta Davide Squassabia. Anche in questa circostanza Gabriele Artusio si è distinto col suo segno inconfondibile espresso con rossi accesi.
L’autore ha scelto un tema sempre attuale in ogni epoca e verso il quale il Poeta è feroce: la concussione di cui si è macchiato il personaggio che Dante e Virgilio incontrano, nell’Inferno ovviamente (XXII Canto, VIII Cerchio): Ciampòlo di Navarra. Su supporto rosso (cartoncino) la china e l’acrilico colludono a favore di un’atmosfera decisamente diavolesca e infernale; Gabriele ha saputo calarsi nella spietata vendetta del Poeta.
Si citano ancora, tra le collettive recenti: Fresh Air Art Exhibition (Gallopperiet, Christiania, Copenaghen) e la doppia mostra Sguardi: Dall’interno dell’Accademia di Brera/Blicke: Aus dem Inneren der Akademie Brera, presso Lorenzelli Arte a Milano e la Frankfurter Westend Galerie di Francoforte sul Meno
LA DIPINTA COMMEDIA: LINK PER la CONSULTAZIONE E PRENOTAZIONE DEL LIBRO-OGGETTO DEDICATO A DANTE: 50 artisti, tra cui GABRIELE ARTUSIO, interpretano ciascuno una terzina della Divina Commedia.