Federico Rampini, una vita a La Repubblica
Al Corriere della Sera approda Federico Rampini da una vita a La Repubblica come corrispondente negli USA (California, San Francisco, New York) e in Cina. Arriva in via Solferino nel momento in cui la politica estera, segnatamente la geopolitica, è in primo piano.
Presso Mondadori è felice saggista in vetta alle classifiche. Ora si definisce un convinto avversario della Sinistra dei Campus Universitari USA, la sinistra del Politically Correct. “Quella che non apre mai i libri di Storia. Ma che li sta riscrivendo”. Per lasciare dubbi, ha titolato un suo libro “Perché difendo la nostra Civiltà”. Non risparmia critiche alle radicalizzazioni di Black Lives Matter e Me Too.
Le posizioni di La Repubblica
Rampini è anche avversario della lettura acritica della globalizzazione. In verità, su questa tematica il suo ex-giornale ha spesso tenuto una posizione contraddittoria. La famiglia Elkann/Agnelli, azionisti di riferimento di The Economist, che controlla La Repubblica attraverso la società GEDI, poco ha inteso criticare le disavventure intorno alle liberalizzazioni e al commercio mondiale. La visione di La Repubblica e The Economist è fondata su un ciclo ventennale di crescita economica che avrebbe sottratto alla povertà quasi un miliardo di abitanti per lo più fuori dagli USA e dalla UE.
Come conseguenza, hanno sottovalutato la sorte delle Rust Belt, delle cinture della ruggine, degli operai e tute blu nei Paesi di vecchia industrializzazione, tra cui l’Italia. Il conflitto divenne visibile quando la candidatura alle presidenziali USA di Hillary Clinton, figlia delle élites urbane, fu sostenuta senza considerazione delle ampie fette di popolazione le cui condizioni erano peggiorate. La sorpresa per l’elezione di Donald Trump fu enorme fino alla incredulità.
In Italia la posizione poco realistica sulle migrazioni di massa attraverso il Mediterraneo ha giocato una parte importante nel rendere ambigua e fragile la posizione de La Repubblica. I conflitti interni alla famiglia Agnelli a cui mai la Repubblica ha fatto cenno (lo stesso si può dire a proposito dello scarso patriottismo di un azionista di maggioranza con la propria società capogruppo domiciliata in Olanda), sono diventati una realtà scomoda. Rampini ha spesso dichiarato che l’informazione internazionale che la stampa italiana mette a disposizione degli italiani è di qualità scadente. E forse in questo giudizio si può intravedere qualche riserva verso La Repubblica del dopo Carlo De Benedetti.
Federico Rampini al Corriere della Sera
Come è noto l’ingegnere De Benedetti, fondatore del quotidiano, ha profondamente avversato la decisione dei figli di vendere La Repubblica alla famiglia Agnelli/ Elkann. Adesso, il Corriere della Sera fa una incursione nel campo avversario di non poco peso. Ormai lontano dalla sensibilità e dagli orientamenti di La Repubblica, Rampini è ben in linea con il pragmatismo equilibrato del Corriere della Sera. Vi ritrova peraltro l’amico Federico Fubini. Non c’è dubbio, ad ogni modo, che il Corriere arruola il miglior corrispondente di politica estera sul mercato italiano i cui rapporti con Maurizio Molinari, direttore di La Repubblica, verosimilmente si erano incrinati.
Intanto, negli stessi giorni in cui veniva annunciato con un breve e asettico comunicato il futuro ruolo di Rampini al Corriere, il presidente di RCS Corriere della Sera Urbano Cairo non mancava di incontrare Silvio Berlusconi ad Arcore per un lungo colloquio e una amichevole passeggiata nel parco. Pare che nella simbologia berlusconiana l’abbinamento divano più accompagnamento dell’ospite e breve escursione nel parco sottolinei che si tratta di ospite particolarmente importante. Ed è molto probabile che sicuramente il presidente di Forza Italia si sia complimentato con il suo vecchio amico Urbano Cairo per il nuovo acquisto.